Bar Mangialavori

Inside out

Scritto da Redazione
Il Catanzaro è una fede e la sua storia merita rispetto
 
 

Si sa, nella vita ci sono momenti di alti e di bassi, ma la cosa più importante, in ogni frangente, è avere contezza della propria identità, del nome che si ha l’onore di portare. Non si può, per utilizzare gergo tecnico psichiatrico, “rimuovere” il tutto. Non si può farlo né in modo conscio né in modo inconscio. Da anni e anni ci si ritrova a fare gli stessi discorsi, ad analizzare le medesime congetture figlie dello stallo, ma il più delle volte (ahinoi) della totale indifferenza di chi preferisce dire: “armiamoci e partite”.

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Chi, come chi scrive, appartiene ad una determinata generazione, esprime alcuni concetti con rabbia. Chi non ha visto nulla e soprattutto non lo ha vissuto, non può comprendere, così come forse chi scrive non potrà mai capire coloro i quali ammantando di saggezza il proprio dire catechizzano aspramente dicendo che il passato non conta.

Come dire ad un figlio: scordati di chi era tuo padre, scordati di tua madre, il loro amore, la loro storia non contano nulla. Come dire ad un frutto di un albero che le radici che gli hanno permesso di essere quello che è non contano un fico secco.

Catanzaro è il Catanzaro per un buon 90% della propria identità. Ed è inutile, nonché impossibile, che il gotha cittadino (compreso qualche assessore…) si affannino a dire in contrario. Il Catanzaro sta nel DNA della comunità del capoluogo di Regione e non solo. Siano essi dieci minuti, cinque millesimi o sette stagioni in serie A corredati da una finalissima e una semifinale di Coppa Italia (quella vera) non contano alcunché?

Claudio RanieriRispettiamo la percezione della realtà e del passato che ognuno può avere senza criticare. Ma andatelo a dire a Claudio Ranieri che non fa mistero delle succitate “radici” giallorosse anche quando si ritrova a commentare il primato assoluto del suo Leicester che ha annientato il colosso Manchester City insieme a tutta la nobil plurimiliardaria truppa storica della Premier. 

Ci vuole competenza, reale professionalità e savoir faire. I soldi da soli non bastano e non basteranno mai. Claudio Ranieri, si. Allievo di Carletto Mazzone alla stregua di un certo Guardiola. Non centra nulla? Da chi veste la maglia a chi amministra, finanche a chi pulisce i cessi della società giallorossa deve averne contezza, deve saperlo sin dal primo secondo del proprio impegno in giallorosso, altrimenti meglio non iniziare il discorso.

Il gol di Mammì che valse la serie ANon si può dire ad una Ferrari di andare a novanta all’ora. Bene, il Catanzaro attuale non è una Ferrari ma serba un blasone che non può essere disconosciuto da nessuno. Il realismo deve correre in soccorso di chi scrive, ma anche di chi si trova sul palcoscenico. Claudio Ranieri, Massimo Palanca, Angelo Mammì, Carletto Mazzone, Burnich, Edy Bivi, Pellizzaro , Banelli, Silipo, Pozzani, Vignando, Braca, Maldera, Sabadini, Turone, Zaninelli, Borghi, Sabato, i fratelli Mauro (non c’è il solo Massimo…) sono proiettili velenosi che stridono per le orecchie di chi vorrebbe relegarli nell’oblio dei ricordi.

Il mio sangue ribolle di rabbia, urla, si dimena, non si rassegna. La lista dei nomi sarebbe ben più lunga. Sarà una malattia. Ma nella mia mente non esiste un garage virtuale dove riporre bandiere e sciarpe per farle ricoprire da ragnatele e polvere. Le pareti della cameretta dei miei figli hanno sete di nuovi eroi.

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Il derby che ho vissuto è stato quello con il Napoli. Quelli con il Cosenza? Non mi ponevo il problema, troppo lontani i valori. Il Crotone? La (“mia”) Vibonese? Il Catanzaro omaggiava la propria presenza in estate nelle fasi post ritiro e le comunità locali, illuminate da tanta presenza, accoglievano “il timore del Nord”. No, non può finire così! Non si può (con tutto il rispetto) perdere in casa con l’Akragas e recarsi a Cosenza con il timore e senza attaccanti (se non con il solo Razzitti).

Albano e CeravoloL’intellighentia imprenditoriale cittadina non può voltare le spalle ad un territorio che bene o male gli ha dato la vita e tutt’oggi permette di fatturare e delegare ad un seppur volenteroso imprenditore reggino l’incombenza di suonare da solo uno strumento del genere. La stessa storia ricorda da Nicola Ceravolo ad Adriano Merlo, fino allo stesso Pino Albano (ostacolato dai poteri forti e da sei minuti di recupero), i gentili inviti ad andarsene e per qualcuno financo a monetizzare la propria consorte. Ricordiamo oppure no? E la storia si ripete…

Ma invece di fare i piagnistei, invece di fare gli Italiani D.O.C. anche noi mostriamo gli attributi, perché se non si è rispettati, le colpe sono da distribuire equamente tra tutte le componenti. Il popolo italiano viene trattato a pesci in faccia sbandierando false riprese economiche perché si sa che tanto sta fermo e beve di tutto. Per il popolo catanzarese è la medesima storia. Non cambia nulla perché tanto si sa che alla fine (per usare una terminologia in voga) sono solo “vave” e bla, bla, bla.

Ed allora cerchiamo di salvare (sperando che ci sia questa possibilità) il salvabile e andiamo a Cosenza per il cosiddetto “derby”. Nel mio cuore non susciterà nessuna emozione. Si vincerà? Bene! Si perderà? Poco male! Io voglio tornare a vincere all’Olimpico, il resto non suscita tutte queste emozioni (chiedo scusa ma l’ipocrisia non mi appartiene).

il catanzaro si amaCi sono emozioni di serie C, di serie B e di serie A. Chi ha provato queste ultime, fosse anche (ma così non è stato) per solo un battito d’ali di farfalla, vuole, pretende di riviverle. Il resto non conta, il resto è solo strumentale al raggiungimento di questo traguardo, il resto è dura pianificazione propedeutica al paradiso.

Ma chi carica sulle proprie spalle tanta programmazione deve averne contezza, chi veste questa maglia deve sapere che il Catanzaro è più di una squadra di calcio, è una fede, deve sapere che non sono permessi obiettivi di second’ordine perché il Catanzaro non è un brand di second’ordine e non lo sarà mai!

 

Giuseppe Mangialavori

Autore

Redazione

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28 Commenti

  • Articolo stupendo che fà capire chi siamo stati e saremo per sempre, il Catanzaro non è una squadretta, noi vogliamo tornare a vincere ed essere importanti, se la società non è di questo parere si faccia da parte…

  • Ho vissuto gli anni eroici in CURVA OVEST (costo biglietto 2.200 lire) ma non mi sento di criticare più di tanto Cosentino, presidente pieno di entusiasmo (almeno inizialmente) ma anche tanto incompetente e ingenuo nell’affidare la squadra a gente di sua fiducia ma più incompetente di lui. I nostri pezzenti arricchisciuti latitano, ma basterebbe che il 50% delle persone che il sabato e la domenica affollano i loro centri commerciali, andassero a fare la spesa al negozietto sotto casa per farli svegliare un po’. Odio i centri commerciali i multisala….a loro preferisco il corso il comunale il lungomare il fruttivendolo …… Basterebbe che questo 50% andasse al Ceravolo per gridare il proprio orgoglio giallorosso e forse qualcosa cambierebbe. Ma temo sia solo utopia. Continueranno la domenica mattina ad ad affollare il centro commerciale. Gli hanno costruito persino la chiesa. Prima la messa poi il giretto nei negozi poi la pizza o il mcdonald poi il multisala…vomito<br />
    <br />

  • Per le nostre radici e per i nostri padri in una sfida importate per la prosecuzione tranquilla del campionato non possiamo vedere uno stadio vuoto, quando si sono avallat scempi. Mi dispiace dirlo ma la sconfitta di ieri è figlia di uno stadio vuoto. I giocatori avversari nei tempi che furono avevano paura di giocare nella bolgia del Ceravolo, ad oggi paragonabile a una bacinella vuota. Colpa anche di uno stadio monco.

  • FINALMENTE un grande articolo di storia,complimenti a chi ha avuto questa grande intuizione di ricordare il passato che poi è quello che al momento conta più di tutto<br />
    io avevo undici anni e mio padre mi ha portato per la prima volta allo stadio delle aquile contro il Vicenza, la partita fini in parità, con la rete avversaria di un certo Sormani.ero troppo piccolo e nella curva non potevo vedere niente, chi si ricorda lo stadio era pieno all’inverosimile, mi mise sulle sue spalle e qualcosa sono riuscito a capire per quello che potevo .Adesso che finalmente abbiamo un Presidente che cerca di metterci quello che in questo momento è possibile, visto che tutti i falsi politicanti e ladri di prenditori di questa città lo hanno abbandonato ,si cerca sempre di rompere le palle al PRESIDENTE, e non a tutti i veri responsabili , vedi SINDACO Amministrazione comunale ,Provincia , che anni addietro regalavano contributi a società che non esistevano.CERCHIAMO noi tifosi di stare UNITI. <br />
    FORZA PRESIDENTE COSENTINO E FORZA GIALLOROSSI.

  • il signore che si e’ caricato sulle spalle la nostra società..probabilmente piu di cosi’ non puo’ fare ,,,,se siete cosi’ bravi tiratelo voi fuori un imprenditore che riesca a rispettare tutti i canoni che la piazza blasonata lo richieda,,,,,<br />
    bell’ articolo belle parole ,,,,,ma adesso ci vogliono i fatti basta tifosi occasionali e’ il momento di andare a COSENZA dimostrare che cio’ che si scrive negli articoli dei giornali e nei post che siamo dei veri tifosi ,,,altrimenti cominciamo a scrivere che oltre al blasone catanzaro c’era anche un blasone pubblico che adesso non c’e’ piu ,,,,neanche nei momenti in cui la squadra ha bisogno dei tifosi,,,,,

  • Bravo Area. Bravo bravo. Bisogna finirla con i cybertifosi alla stranieronellanotte. Basta. Solo gente allo stadio. Il Catanzaro e’ di chilo ama, non dei costruttori di stadi nuovi

  • Belle parole, anche ad un vecio come me vengono i brividi. E’ vero ALKATRAZ64 quello che affermi, ma come tu stesso dici è utopia. Oggi il calcio è solo un sistema economico degradato, come la società che ci circonda. Noi veri tifosi e soprattutto amanti del calcio siamo circondati da preghuiiari ignoranti, che pensano solo a far soldi e a fottersene di tutto il resto, tanto da non accorgersi dei valori e delle belle cose che li circondano. Come IL CATANZARO.

  • Belle parole, anche ad un vecio come me vengono i brividi. E’ vero ALKATRAZ64 quello che affermi, ma come tu stesso dici è utopia. Oggi il calcio è solo un sistema economico degradato, come la società che ci circonda. Noi veri tifosi e soprattutto amanti del calcio siamo circondati da preghuiiari ignoranti, che pensano solo a far soldi e a fottersene di tutto il resto, tanto da non accorgersi dei valori e delle belle cose che li circondano. Come IL CATANZARO.

  • complimenti ottimo pezzo! certo bisognerebbe sul serio ricordarsi chi siamo! io sono il più ottimista dei tifosi, abbonato da sempre e mai domo a qualsiasi cattiveria creata o voluta. vorrei un catanzaro da serie A, ma i fatti dicono che un catanzarese non è capace di ridare un minimo di dignità a questa città mangiata e deturpata dai soliti noti….smettiamo di criticare chi ha avuto almeno il coraggio di investire in una città non sua…errare è umano, ma rinnegare i propri colori per comodità fa veramente schifo! forza catanzaro…finché morte non ci separi!

  • Complimenti! Bellissimo articolo, una sola precisazione, le semi finali di Coppa Italia furono due:<br />
    1) 78/79 con la Juventus – finale Juventus -Palermo – vincitrice Juventus;<br />
    2) 81/82 con l’Inter – finale Inter – Torino – vincitrice Inter….quanti rimpianti!<br />

  • articolo molto bello ma per me, nato e vissuto in lombardia, alla soglia dei 50 anni.<br />
    Per Mio cugino, nato e vissuto vicino a Catanzaro, appassionato di calcio, che ha seguito anche molte partite al Ceravolo, questo articolo apparirebbe qualcosa da vecchi nostalgici. <br />
    Lui ha 30 anni e mi dice sempre che andava a vedere il CZ e il CZ si vendeva le partite, lui non solo non ama il CZ ma lo disprezza (è tifoso del milan) tanto da cercare (inutilmente) di convincermi a cambiare squadra.<br />
    Purtroppo dobbiamo essere realistici e partire da queste considerazioni se vogliamo rifondare la squadra.<br />
    forza Catanzaro!!!!!!!!!!

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