Un grande successo di partecipazione da parte degli studenti delle scuole superiori calabresi – più di 600 nei primi due giorni di convegno – sta accompagnando l’iniziativa promossa e organizzata dall’Università Magna Graecia sulla cittadinanza scientifica, in corso di svolgimento presso l’Aula Magna B dell’Edificio delle Bioscienze del Campus “Salvatore Venuta” e che si concluderà domani, 27 marzo, con due sessioni di lavoro, una mattutina, su “Scienza, diritto, politica” e l’altra pomeridiana su “La divulgazione della scienza”.
Perché parlare oggi di cittadinanza scientifica?
Il nascere ed il morire nel XXI secolo, l’impatto delle nanotecnologie nel vissuto quotidiano, le ricadute sociali, culturali e bioetiche delle scoperte scientifiche, il problema della comunicazione scientifica sui grandi argomenti di rilevanza sociale fanno venire allo scoperto un nuovo concetto di cittadinanza alla luce delle sollecitazioni alle quali viene sottoposta la società del terzo millennio relativamente agli avanzamenti tecnologici.
“La scienza non contempla l’ipse dixit” – ha spiegato l’illustre scienziato Edoardo Boncinelli nella giornata di apertura sottolineando come la scienza costruisce conoscenza attraverso un percorso a tappe fatto di raffronti e risultati sperimentali piuttosto che con la sola autorevolezza del dire di qualcuno.
La scienza e la tecnologia sono e saranno sempre più pervasive nel terzo millennio e dunque argomenti molto delicati e oggi dibattuti, come ad esempio la problematica degli organismi geneticamente modificati, il rapporto etica-medicina, il diritto, le neuroscienze e la vita, le risorse energetiche e la loro localizzazione, la questione dei rifiuti, impongono al cittadino del terzo millennio di prendere parte in maniera responsabile alla deliberazione pubblica con la miglior consapevolezza possibile.
“Le nanotecnologie – ha detto il professor Enzo Di Fabrizio – ci permettono di costruire materiali che non esistono in natura ma che consentono comunque di interagire con la natura stessa”.
Una buona parte delle oltre quaranta scuole calabresi che hanno aderito all’iniziativa dell’Ateneo catanzarese ha già partecipato attivamente proprio alla stesura di un elaborato sul tema: “La scienza è cultura”. E questo non può che rappresentare un’idea di crescita e di sviluppo virtuoso per la Calabria e il Meridione: perché dalla scuola e dalla cultura si deve partire per educare e responsabilizzare le coscienze.
Sulla dicotomia naturale-artificiale e su un confine sempre più labile e in continuo movimento proprio per i progressi e gli avanzamenti scientifici è intervenuto il professor Silvano Tagliagambe dell’Università di Sassari. Il professor Giorgio Vallortigara, ordinario di Neuroscienze presso la Facoltà di Scienze Cognitive e Associate Director del Center for Mind/Brain Sciences dell’Università di Trento, ha invece evidenziato come “contrariamente a quello che si pensa quando si usa la locuzione cervello di gallina, le competenze che la natura umana è in grado di esprimere non sono in assoluto e sempre diverse e/o migliori di quelle degli animali”.
Per i temi oggetti di dibattito dell’ultima giornata del convegno interverranno il professor Demetrio Neri, membro del Comitato nazionale di bioetica (“Autonomia e dignità della persona alla fine della vita”), il professor Luigi Pellizzoni dell’Università di Trieste (“La deliberazione pubblica”), la professoressa Mariachiara Tallacchini (“Scienza e governante”), il professor Eligio Resta dell’Università Roma Tre (“Diritto vivente”), il professor Pietro Greco, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Città della Scienza di Napoli (“Per una società democratica della conoscenza”), il professor Giuseppe Pellegrini dell’Università di Padova (“L’innovazione tecnico-scientifica e le consensus conferences”), la professoressa Simona Chinelli del Liceo Scientifico Tecnologico di Bergamo (“Insegnare bioetica a partire dalla pratica comunicativa”), il professor Armando Vitale, preside del Liceo Classico di Catanzaro (“Gutenberg: umanesimo e scienze nei labirinti dei libri”), il professor Angelo Vecchio (“Il planetario della provincia di Reggio Calabria: un cielo di cultura”).