Il portavoce del governo Silvio Sircana ribadisce la totale estraneità del presidente del Consiglio Romano Prodi dalle ipotesi di accusa dell’inchiesta condotta dalla procura di Catanzaro su un presunto comitato di affari che avrebbe distratto fondi pubblici europei, e lamenta la pubblicazione di riferimenti e giudizi offensivi nei confronti del premier.
“Ancora una volta ci troviamo costretti a scoprire, attraverso la lettura quotidiana dei giornali, riferimenti, accuse e giudizi che offendono Romano Prodi”, scrive in una nota Sircana in relazione a una intervista pubblicata oggi dal Correire della Sera del pm catanzarese Luigi De Magistris, in vacanza a Parigi.
Il 13 luglio scorso, dopo che i mezzi di informazione avevano diffuso la notizia secondo cui Prodi risultava indagato per abuso d’ufficio nell’ambito dell’indagine di Catanzaro, il premier aveva detto di non aver ricevuto avvisi di garanzia e di avere piena fiducia nella magistratura.
Oggi il Corriere ricostruisce la vicenda con alcune dichiarazioni del pm in un lungo articolo-intervista intitolato ‘”C’è una nuova Tangentopoli’. Il pm di Catanzaro che ha indagato Prodi: non guardo in faccia a nessuno’.
“Nessuno vuole mettere in discussione il diritto-dovere costituzionale dei mezzi di informazione di svolgere in piena libertà il loro ruolo – si legge nella nota del portavoce del governo – Ma a vedere a tutta pagina il virgolettato ‘C’è una nuova tangentopoli’ legato ad un catenaccio che riporta il nome del Presidente del Consiglio e la frase, attribuita al giudice che cura l’inchiesta: ‘Non guardo in faccia a nessuno’, un lieve sospetto di voluto fraintendimento si fa velocemente strada nella mente”.
Sircana, ricordando la nota di Prodi del 13 luglio, invoca misura e rispetto per la verità, e torna a ribadire “che nessun segreto c’è sulla scheda telefonica usata da Prodi al suo ritorno in Italia da Bruxelles fino ad oggi, così come posso tranquillamente sostenere la totale estraneità del Presidente Prodi rispetto a società (Pasfin, Pragmata, Sopaf) che vengono classificate sbrigativamente come società ‘del giro prodiano'”.
“Purtroppo il Corriere – prosegue Sircana – cade nel grave errore, già compiuto da altri, di legare il nome del sottosegretario Enrico Micheli alla proprietà di società finite nell’inchiesta. Qui non si tratta solo di smentire, ma di chiedere perché non si verifichino menzogne di tale portata”.
Il Corriere dice nell’articolo di oggi che “Prodi è indagato… perché, secondo l’accusa, avrebbe avuto un ruolo nel pilotaggio di fondi comunuitari europei destinati all’Italia nel periodo 2004-2007. Ed è indagato anche perché, da questa data in poi, come capo del governo italiano, avrebbe mantenuto, sempre secondo l’accusa, stretti contatti telefonici, con gli altri eminenti personaggi coinvolti nella vicenda…”.
Nell’inchiesta di Catanzaro, coordinata da De Magistris, secondo un atto dell’indagine che non cita Prodi tra gli indagati, gli inquirenti ritengono di aver individuato attività criminose allo scopo di realizzare truffe e corruzioni riferite in particolare all’erogazione di fondi pubblici, attraverso schermi societari “che consentono di spostare danaro con maggiore facilità”. Si tratterebbe di un giro d’affari che vedrebbe coinvolte persone e società riconducibili indirettamente ad amministratori pubblici.
Gli inquirenti sospettano che profitti illeciti siano stati ottenuti con società create ad hoc e scatole cinesi per perpetrare truffe ingenti ai danni della comunità europea. Venti sinora le persone coinvolte nell’inchiesta, alcune delle quali indicate negli interrogatori come vicini all’area del centrosinistra.
Fonte: Reuters