«È grave e persistente in Calabria il rischio di infiltrazione mafiosa negli enti locali». È in questa regione infatti che si conta il maggior numero di comuni sciolti per mafia. Lo rileva la Dia nella relazione al Parlamento. In particolare nella provincia di Reggio Calabria le indagini hanno dimostrato «ancora una volta, la pervasiva capacità della ‘ndrangheta di infiltrarsi nel settore degli appalti pubblici condizionandone i meccanismi di regolazione».
La mafia calabrese è inoltre caratterizzata da un «persistente dinamismo, robuste potenzialità organizzative, ampie disponibilità di risorse». Pericoloso, secondo la Dia, è il tessuto di relazioni e collusioni con ambienti politici e imprenditoriali che la ‘ndrangheta è riuscita a creare con un «modus operandi che costituisce la più rilevante minaccia della matrice ‘ndranghetista esportata anche in altre regioni». Infine «le vulnerabilità che, ormai da tempo, affliggono il sistema amministrativo locale calabrese, sono sintomo di una emergenza che non accenna ad essere contenuta e che richiede costante vigilanza e sinergica coralità nelle risposte istituzionali».
BINDI: NON SOTTOVALUTARE LA RICERCA SUI NUOVI EQUILIBRI INTERNI ALLE MAFIE «L’ultima relazione della Dia al Parlamento conferma l’aggressività e la forza dei poteri mafiosi a cui si contrappone un apparato investigativo e di contrasto di grande professionalità, di cui abbiamo apprezzato il lavoro nel corso delle numerose audizioni e missioni svolte dalla Commissione parlamentare Antimafia». Lo afferma Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia. «L’allarme della Dia su livelli di rischio più elevati – continua – deve far crescere l’attenzione nella lettura delle nuove sfide. In particolare al nuovo profilo imprenditoriale delle mafie e alle infiltrazioni nell’economia legale e negli appalti pubblici. Non a caso, la Commissione Antimafia ha avviato alcuni focus di approfondimento sui rapporti tra mafie e pubbliche amministrazioni – da Expò 20015 alla ricostruzione in Abruzzo alla presenza nelle regioni settentrionali – mantenendo alta l’attenzione sui territori più esposti all’intimidazione e alla violenza delle cosche, come la Calabria, la Sicilia, la Campania e la Puglia. Non va sottovalutata – sottolinea Bindi – la ricerca di nuovi equilibri interni alle mafie, soprattutto di Cosa Nostra, anche se le inchieste stanno colpendo sul nascere i tentativi di ricreare strutture di vertice o, come nel caso Italgas, intrecci e collusioni economiche di vecchia data ma ancora presenti. Né il rischio che lo scontro interno alla camorra possa degenerare in una nuova guerra tra i diversi gruppi. Ma soprattutto occorre tenere alta la guardia sulle capacità di inquinamento delle amministrazioni locali sia in Calabria che in Lombardia, Piemonte e Liguria della ‘Ndrangheta, che si conferma come la realtà criminale più aggressiva».