Le più belle favole iniziano con “C’era una volta…” e in questa favola moderna, ieri le tre reti, tre perle, siglate hanno consentito al Catanzaro di accarezzare il sogno di bissare il successo a “Marassi”, uno dei templi del calcio italiano dove di gol ne hanno visti tanti e dove la Samp, non certo quella che le Aquile hanno affrontato ieri, è diventata Campione d’Italia grazie ai gemelli del gol Vialli e Mancini. Un altro calcio, fatto di sentimenti genuini che hanno raccontato la storia di uomini prima che di calciatori. E di sentimenti anche noi, in queste ultime tre stagioni, ne abbiamo vissuti tanti, siamo stati felici per una promozione che mancava da tanti, troppi anni, abbiamo gioito per essere stati tra i protagonisti della passata stagione, ora stiamo soffrendo per una vittoria che manca da troppe giornate.
Tutti questi sentimenti li abbiamo vissuti nel segno di un giocatore, un uomo che ha anteposto il suo immenso amore per questi colori alla carriera e che di questo grande amore ha sempre fatto sfoggio qualunque maglia abbia indossato.
Questa sera guarda tutti dall’alto dei suoi nove gol siglati, il capitano di tante battaglie, che anche a “Marassi” ha imposto la sua legge, fatta di amore per questi colori tanto da mettersi alla testa della squadra nei momenti difficili vissuti in avvio di stagione. Non è stato facile, ieri, raccontare quel secondo tempo, sulla terza rete siglata da Pietro Iemmello l’entusiasmo lo ha fatto da padrone non solo per i duemila al seguito ma per tutti coloro che hanno seguito la gara da casa.
Non ci sono aggettivi per definirlo, noi che O’Rey non lo abbiamo mai dimenticato, che ci vantiamo di questa città che ha dato i natali a giocatori come Massimo Mauro che, per dirla in poche parole, ha crossato per Maradona, Platini e Zico, noi che parliamo di Giorgio Corona come il Re nonostante, quando c’era lui, le due stagioni in serie B fossero da dimenticare.
E poi arriva lui, figlio di questa città, lui che, in giallorosso, è riuscito ad andare anche contro i principi classici per i quali “non si è mai profeta in patria”, lui che ha riacceso l’entusiasmo verso questi colori, uomo simbolo di un periodo che ha riportato la “Chiesa al centro del villaggio” ma soprattutto che ha riacceso gli entusiasmi di grandi e piccini, che fino a questo momento pensavano solo a somigliare a Cristiano Ronaldo e Messi. Partito da Murano, un agglomerato di case nel cuore della “Marina” e che da lì, scarpe in spalla, ha vissuta la sua vita calcistica non dimenticando mai le sue origini.
Pietro Iemmello non è solo il capitano, ma è l’uomo simbolo di una città che nel calcio trova il suo riscatto, che non solo incarna l’essenza del goleador ma rappresenta l’amore incondizionato per Catanzaro verso il Catanzaro.
Le favole più belle finiscono con “…e vissero felici e contenti”, noi caro Pietro questo finale vogliamo che sia tu a scriverlo, perché siamo certi che nessuno, meglio di te, conosce questo popolo e questo amore immenso per la squadra…immenso, Pietro, si come lo sei stato ieri a “Marassi”.
Daniela Critelli
foto US Catanzaro 1929