Partiamo da un fatto. Siamo al 15 luglio, manca un mese alla partenza della stagione agonistica e il Catanzaro non ha ancora una proprietà. Anzi siamo alla guerra tra bande. Come al solito con comunicati stampa a raffica, quando basterebbe un colpo di telefono, senza usare i giornali per mandarsele a dire. Un altro fatto: siamo al 15 luglio e le istituzioni non sono ancora riuscite a risolvere la crisi societaria dell’Effeccì, dopo avere di fatto commissariato la società per evitarne il fallimento. Terzo e ultimo fatto: il Catanzaro e tutta la città non escono benissimo dalle vicende di ieri.
Una giornata da dimenticare in fretta che si aggiunge alle tante vissute negli ultimi 20 anni. Tre soci che hanno implorato l’aiuto delle istituzioni a più riprese, ancora si permettono di amministrare la squadra, di prendere decisioni, nonostante non siano più maggioranza e siano di fatto esautorati dalla loro impossibilità di coprire i costi di gestione di una stagione calcistica (forse neanche di mezza). Un altro socio parte invece con mezza squadra verso un ritiro “gratuito”, grazie all’amicizia di un dirigente sportivo.
Francamente non se ne può più. Le istituzioni tirino le somme di tutto il lavoro fatto in questi due mesi. Se c’è la possibilità di avere una società degna di essere chiamata tale, si affrettino a favorire le trattative per il passaggio di proprietà. Altrimenti chiudano il rubinetto a questo ologramma chiamato FC. E soprattutto si sbrighino a convincere coloro i quali stanno trascinando il nome della città in un burrone ricolmo di fango, a smetterla di esternare i loro pensieri in pubblico. Perché i giornali li leggono tutti, in Calabria, in Italia, nel mondo.
Domani è San Vitaliano e i catanzaresi vorrebbero riposare e passare un sereno weekend. Fatelo per lui. Fatelo per loro. Fateli tacere. Parlino i fatti.
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