Il S.Anna Hospital è uno dei 12 centri italiani, tra cardiologici e cardiochirurgici, che partecipano allo studio “GISSI Outliers VAR” sulla bicuspidia valvolare aortica. Tra le strutture sanitarie coinvolte, inoltre, il S.Anna è l’unico dell’area Sud e Isole. Lo studio si deve all’iniziativa dell’Anmco, l’Associazione dei medici cardiologi ospedalieri e della Fondazione “per il Tuo cuore” Onlus, nata a suo tempo su impulso della stessa Anmco. La bicuspidia valvolare aortica (BAV) è una patologia congenita, diffusa nel 2% della popolazione e a causa della quale la valvola aortica si sviluppa con due sole cuspidi (punte) anziché tre. “Si tratta – spiega il direttore del Dipartimento di Chirurgia Cardiovascolare del S.Anna, Alfonso Agnino – di un fattore di rischio significativo, che può sfociare anche in eventi improvvisi e a rischio vita, come la dissezione aortica acuta. Tuttavia, solo una parte dei pazienti affetti da BAV sviluppa nel tempo complicanze e, in più, alcuni studi evidenziano come le diverse caratteristiche della patologia possono identificarne differenti fenotipi (complesso dei caratteri fisici esterni di un individuo, risultato del suo patrimonio genetico, ndr).
Questo fa sì – aggiunge Agnino – che allo stato attuale non esiste un criterio per definire, una volta diagnostica la BAV, quali saranno i malati più a rischio di sviluppare una degenerazione valvolare o di parete dell’aorta ascendente o di entrambe. Lo studio ha quindi l’obiettivo di riconoscere caratteristiche peculiari e comuni all’interno di fenotipi omogenei con la possibilità di identificare e stratificare un rischio evolutivo per ciascuna forma di BAV”. La notizia dell’inserimento del S.Anna tra i centri che partecipano al “GISSI Outliers VAR” è stata accolta con soddisfazione dai vertici dell’ospedale. “È un’ulteriore conferma dell’autorevolezza di cui gode la nostra struttura nell’ambito della cardiochirurgia italiana – ha detto il DG, Giuseppe Failla. Per noi, l’eccellenza in sanità non ha mai coinciso soltanto con la qualità delle prestazioni erogate o con l’accoglienza che garantiamo abitualmente al malato ma ha abbracciato, ogni volta che ciò è stato possibile, anche la ricerca sulle patologie che curiamo, perché è attraverso la conoscenza che riusciamo a pianificare lo sviluppo futuro dei percorsi diagnostici e terapeutici.
Il fatto poi che il S.Anna sia l’unico Centro del mezzogiorno d’Italia ad essere stato chiamato a far parte dello studio – ha aggiunto Failla – pensiamo sia un messaggio fortemente positivo per tutti i calabresi: per i malati e per la loro tranquillità, perché sanno di poter contare nel loro territorio su una struttura con una robusta organizzazione alle spalle, di respiro nazionale e di consolidata esperienza ma anche per quei cittadini che pur non avendo bisogno dell’ospedale, hanno sicuramente bisogno di fiducia nelle capacità della Calabria di esprimere eccellenza, senza alcuna soggezione nel confronti del resto del Paese”.