Avversario di turno

Il principe Lori e la bella Mantova: favola a lieto fine?

Una società ambiziosa, un tecnico emergente e un gruppo unito: la matricola lombarda insegue la terza promozione consecutiva

ROMA – Una maglia storica, quella romantica striscia rossa
trasversale: è il Mantova, ma in questa stagione sembra il River Plate. 35 punti in 15
partite, sei di vantaggio sulla seconda, nessuna sconfitta, una difesa
impenetrabile. Il sogno è la terza promozione consecutiva: un miracolo
insperato fino a poco tempo fa. Quella serie A che manca da tanto, troppo
tempo.

PASSATO GLORIOSO – Era il 1961 quando il Mantova centrava la prima di
tre promozioni in A che l’avrebbero portato a disputare sette campionati
di massima serie, proprio come il Catanzaro. Gli artefici di quei ruggenti anni
’60 furono Edmondo Fabbri e l’ungherese Hidegkuti
in panchina, Nicolè, Sormani
e un Dino Zoff alle prime armi in campo. Poi il lento
declino, culminato in 30 anni consecutivi a navigare nei bassifondi del calcio
professionistico, spesso anche tra i dilettanti dopo i due drammatici
fallimenti.

PRESENTE LUMINOSO – Il Mantova di oggi si specchia nella figura
allegra, giovane, sbarazzina del suo presidente. Fabrizio Lori non sembra il
padre padrone, piuttosto un fratello maggiore arrivato da poco, di quelli che
cenano, di quelli che a fine a partita si tuffano sotto la curva, i quelli che
magari si divertono anche fuori dal prato verde con i giocatori. Sicuramente
sul campo il Mantova si diverte e sembra pronto a stupire l’Italia intera
che ricorda ancora lo storico sgambetto all’Inter
nell’ultima partita della stagione ’66-67. Uno scudetto perso dai
nerazzurri all’ultimo respiro, proprio nel piccolo stadio
“Martelli” che sabato pomeriggio ospiterà il Catanzaro.

POCHI SOLDI MA SOCIETÀ SOLIDA
–
Il Mantova sembra uno
strano capolavoro di passione e competenza, costruito con pochi soldi e molte
idee. Dando un’occhiata all’organico dei lombardi e subito dopo
alla classifica della serie B dopo 15 giornate, non si può che rimanere
stupiti. Tanti giocatori svincolati, alcuni a fine carriera, molti senza
esperienza di categoria, altri ancora reduci dalla travolgente galoppata
bianco-rossa degli ultimi tre anni. In questa stagione, solo qualche ritocco e
molte sorprese. Una rosa limitata con pochi ricambi, un’età media
abbastanza elevata, ma tanta voglia di essere protagonisti.

LA
SORPRESA DI CARLO –
Le
sorprese partono proprio dalla panchina. Domenico Di Carlo, ex mediano del
Vicenza, ha stupito tutti con il suo calcio offensivo, lineare, spettacolare,
produttivo. Un 4-4-2 con le ali (Sommese e Tarana, con Caridi primo cambio)
chiamate a un doppio lavoro, simile a quello degli esterni di centrocampo delle
squadre di Gigi Del Neri, che trasforma il modulo in un temibile 4-2-4. La
difesa è rimasta sostanzialmente intatta rispetto alla scorsa stagione,
a parte l’inserimento sulla fascia destra di Sacchetti, proveniente dalla
Sampdoria. Sull’altra fascia agisce Lanzara con Cioffi e Notari centrali. La regia è affidata al genio
intermittente di Brambilla, ex promessa del Torino,
finito presto nel dimenticatoio calcistico. Il suo ruolo assomiglia a quello di
Corini, con il mastino Grauso
al suo fianco.

L’ESPLOSIONE
DELLE PUNTE –
In attacco
l’infortunio di Paolino Poggi ha spianato la strada al figlio
d’arte Graziani, artefice della doppia
promozione con 41 gol in tre anni. Ma, soprattutto, ha permesso
l’esplosione di Noselli, un solo gol
l’anno scorso ma già sette in questo primo scorcio di stagione,
iniziata peraltro in panchina. Il bomber di scorta è Cristian
Altinier, rientrato a Mantova dopo i 13 gol di
Biella.

INTERROGATIVI
PER IL FUTURO –
In questo
momento il Mantova sembra una macchina perfetta, con irrisori punti deboli. Ma
il campionato di serie B riserva sempre molti rischi, soprattutto da quando il
numero delle partite è cresciuto. E allora cosa può fermare
questa “gioiosa macchina da guerra”? Si è già parlato
della panchina corta. I rincalzi non sembrano all’altezza, alcuni
sono  solo buone promesse (Bentivoglio, Donazzan, Mondini). La difesa, per ora imperforabile (solo sette gol
subiti), ha meccanismi oliati alla perfezione dall’organizzazione del
tecnico, ma tecnicamente non sembra trascendentale. Gli infortuni e la
stanchezza dei titolari potrebbero creare problemi nel prosieguo della
stagione, visto che finora Di Carlo ha insistito sempre sullo stesso undici. Ma
a gennaio, con queste premesse, il presidente Lori potrebbe intervenire sul
mercato per continuare a inseguire il sogno.

MANTOVA
(QUASI) AL COMPLETO –
Intanto,
la prima prova del nove è stata superata. A Bologna, senza tre
squalificati più Doga e Poggi infortunati, il Mantova ha tenuto il campo
benissimo, centrando un meritato pareggio. Contro il Catanzaro rientreranno
Sacchetti, Grauso e Tarana
(ben rimpiazzati a Bologna da Mezzanotti, Spinale e Caridi), mentre rimarranno ancora fuori l’ex
livornese Doga e Poggi, oltre al giovane Donazzan.
Qualche problema per Caridi che dovrebbe comunque
finire in panchina.

IL
CAPPOTTO DEL 1966 –
Al Catanzaro
serve una mezza impresa per ribaltare il pronostico. Un successo sarebbe
storico visto che manca da 45 anni, quando un gol di Fanello bissò la
vittoria a tavolino ottenuta nel primo precedente degli anni ’50 in serie
C. Da quel momento, negli altri sette confronti (uno in serie A), il Catanzaro
ha colto soltanto due pareggi, grazie ai gol di Musiello
e Spelta, a cavallo tra il ’70 e il ’72
(nel primo caso fu promozione per entrambe le squadre). Storica la sconfitta
nell’anno della finale di Coppa Italia contro la Fiorentina: finì
6-1 per il Mantova con una doppietta di Pellizzaro
che successivamente sarebbe diventato un idolo del “Ceravolo”.

PROBABILE
FORMAZIONE (4-4-2) –
Bellodi;
Sacchetti, Cioffi, Notari, Lanzara; Tarana, Grauso, Brambilla, Sommese; Noselli, Graziani. All.: Di Carlo.

Ivan Pugliese

ivan@uscatanzaro.net

Autore

Redazione

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