Acireale. Il risveglio è stato dolce, accompagnato dalla piacevole sensazione che a Brindisi si sia scritta un’importante pagina della storia dell’Acireale e dalla viva speranza che fra non molto se ne possa scrivere un’altra, ancora più importante, ancora più bella.
Nino Pulvirenti, il giorno dopo, non nasconde tutta la propria soddisfazione pur guardandosi bene dal cedere all’esaltazione e dal lasciarsi travolgere da quel vortice di entusiasmo che l’eurogol di Mirko Ventura ha scatenato.
«Perché – spiega il presidente – se è vero che, contro il Brindisi, abbiamo messo a segno un colpo importante, è anche vero che c’è ancora parecchia strada da percorrere per raggiungere il traguardo. Parole, queste, che ho ripetuto anche ai ragazzi negli spogliatoi, pochi istanti dopo il triplice fischio di Marelli».
Resta, insomma, coi piedi per terra Pulvirenti, com’è giusto che sia. E com’è giusto che coi piedi per terra resti l’Acireale. Anche se non si può proprio fare a meno di esaltare l’impresa di cui la squadra di Costantini è stata protagonista al «Fanuzzi».
«Io – interviene Pulvirenti – non ho mai smesso di credere, nemmeno per un attimo, nella qualificazione che l’Acireale, del resto, ha conquistato con indiscusso merito, per di più sul campo di un avversario fortissimo, battuto sia sul piano atletico che su quello tattico. Merito del mister che ha disposto la squadra in campo come meglio non avrebbe potuto e merito di questi ragazzi che hanno voglia di lottare e ci credono sino alla fine, caratteristiche, l’una e l’altra, tipiche delle grandi squadre».
– Non era facile in quella bolgia rimontare, addirittura ribaltare e poi nuovamente rimontare lo svantaggio.
«Per me, invece, non è stata affatto una sorpresa. Ero sicuro che ce l’avremmo fatta, mi bastava vedere con quale spirito, con quale rabbia, con quale determinazione l’Acireale ha reagito una volta che si è trovato sotto. Pensate che, poco prima del tre a tre siglato da Ventura, avevamo costruito un paio di occasioni limpidissime per pareggiare, tra le quali un colpo di testa di Mastrolilli, salvato appena sulla linea dal portiere pugliese con la collaborazione di un difensore. Ripeto, i ragazzi hanno giocato con una voglia incredibile e con un piglio autoritario. Gli stessi brindisini, nonostante la comprensibile amarezza per avere subito il gol in pieno recupero, non hanno esitato a riconoscere i nostri meriti».
– Adesso vi tocca il Catanzaro. E’ l’avversario che sperava di incontrare?
«Catanzaro o Nocerina, poco importa. A me interessa che l’Acireale continui a mettere in campo questa voglia di lottare, di vincere, questo spirito di gruppo e che mantenga sempre su livelli elevati la concentrazione e la condizione. Non basterà più essere guerrieri, dovremo essere dei gladiatori, dovremo tirare fuori tutto quello che abbiamo dentro. Il difficile viene adesso, per ora si è vinta soltanto la prima battaglia. Il Catanzaro? Parte col vantaggio che gli viene dal migliore piazzamento in classifica e quindi parte coi favori del pronostico. Ma noi dobbiamo pensare soltanto a noi stessi».
– La tifoseria, che a Brindisi è stata capace di superare ancora una volta se stessa (che spettacolo quei mille cuori granata), è pronta all’ennesima mobilitazione: al Tupparello domenica non dovrà esserci un posto libero.
«I tifosi sono stati splendidi. C’è stata una grande risposta da parte della città . Noi abbiamo sottolineato sempre l’importanza di questa sinergia: solo se si resta uniti, si vince».
– Presidente, quella col Catanzaro è la sua seconda finale e ha forse un sapore ancora più buono della prima.
«Senza dubbio abbiamo compiuto una bella impresa ma, a questo punto, non possiamo permetterci di lasciare l’opera incompiuta…».
Giuseppe Lo Faro
– La Sicilia