Avversario di turno

Il Piacenza ritrova Cagni

La squadra di Iachini all’esame del suo storico condottiero

Non
sarà una partita come tutte le altre. Almeno per il nuovo comandante della nave
giallo-rossa. Gigi Cagni torna a Piacenza a pochi mesi dal suo ultimo addio. O
chissà, forse da un ulteriore arrivederci. Già, perché il 54enne tecnico
bergamasco ha raccolto proprio nella città emiliana i suoi principali successi
come tecnico. Sette stagioni e mezzo alla guida del Piacenza, tre splendide
promozioni, due retrocessioni, più di 250 panchine. Arrivò in Emilia nel 1990
ed esordì vincendo il campionato di C1. Due anni dopo il bis: la prima storica
promozione del Piacenza in serie A. Nonostante la retrocessione nella stagione
successiva, Cagni venne ancora riconfermato in panchina: il giusto premio fu
un’altra promozione a suon di gol nel 1994-95. Il Piacenza tutto italiano (una
linea societaria avallata da Cagni) fece scuola, tenendo testa agli squadroni
zeppi di stranieri. Conquistata la prima salvezza Cagni lasciò Piacenza, per
tornarvi due anni fa nel tentativo di salvare una barca che stava andando alla
deriva. Sfiorò l’impresa, ma non ci riuscì. Così come nella passata stagione si
fermò a un passo dalla Fiorentina e dallo spareggio per la serie A col Perugia.
Sabato sera verrà scritta una nuova pagina di questa splendida storia. Un
incrocio crudele, uno scherzo del destino: Piacenza e Cagni stavolta avversari.
Entrambi in cerca di punti. Entrambi nel tentativo di tornare nella massima
serie, dove il Piacenza ha giocato per otto stagioni negli anni ’90, dopo una
lunga storia nei campi di serie C con qualche puntata tra i cadetti.

LA
SQUADRA
– Archiviata la seconda
esperienza di Cagni sulla panchina del Piacenza, la società del patron Garilli
si è affidata a un tecnico rampante, Beppe Iachini, che ha sposato la linea
societaria tracciata negli ultimi anni: la costruzione di una squadra che punta
sui giovani e sulla valorizzazione del vivaio. Pochi cambiamenti rispetto alla
rosa dello scorso anno hanno creato non pochi malumori nell’ambiente. Il
“trade” più importante è stato concluso con il Palermo di Zamparini: Guardalben
e Barzagli sono finiti in Sicilia, mentre Pepe, Jeda e Masiello si sono
accasati in Emilia, anche se solo in prestito. Confermato il guardiano della
porta, Orlandoni, promosso dopo l’addio di Guardalben. In difesa un solo volto
nuovo, Sardo, arrivato dall’Avellino, ma un reparto attrezzato sia per
quantità, sia per qualità. A guidare la retroguardia l’esperienza di Mangone,
220 presenze in A con le maglie di Bari, Bologna, Roma, Parma e Brescia. Sugli
esterni la copertura e la spinta di Radice, ex Siena, Cristante e appunto
Sardo. L’argentino Campagnaro, col vizietto del gol, è stato spostato
stabilmente al centro. A centrocampo, dal Pescara sono arrivati Luisi e Stella
(rientrato alla base), oltre a Masiello. Confermati il romeno Patrascu e
quattro pedine importanti in fase realizzativa della scorsa stagione: Tarana,
Riccio (ex Rangers), D’Anna e Lucenti (20 gol in quattro). È rimasto anche il
fantasista Ambrosetti. L’attacco è ben assortito con gli arrivi del brasiliano
Jeda e di Pepe (nazionale under 21) che affiancano il bomber Beghetto (15 gol
l’anno scorso). Spazio anche per il giovane Cacia, catanzarese di nascita, e
per Zerbini, cresciuto nel Piacenza ed esploso l’anno scorso a San Benedetto
(in coppia con Scandurra), prima della sfortunata parentesi a Perugia. Insomma,
un organico ben attrezzato cui mancano, probabilmente, gli uomini in grado di
fare la differenza. Non sarà facile per Iachini il confronto con la bella e
sfortunata ultima stagione di Cagni.

SUL
CAMPO
– Il Piacenza è l’unica
squadra, insieme al Torino, a non aver mai pareggiato in queste prime sette
partite. Dopo due vittorie in zona Cesarini nelle prime due partite, gli
emiliani hanno fornito prestazioni altalenanti. Nelle ultime due gare, una
sconfitta casalinga con l’Empoli (1-3), prima della fortunosa vittoria al
“Delle Alpi” (1-0), grazie al gol in contropiede di Pepe e alle parate di
Orlandoni. Il nuovo tecnico ha schierato la squadra secondo un più canonico
4-4-2, con uno sfortunato tentativo di inserire tre punte contro il Vicenza
(sconfitta 4-2). Davanti al portiere Orlandoni, Mangone e Campagnaro sono i
difensori centrali, con Radice a sinistra e Sardo o Cristante a destra. A
centrocampo i due mediani sono Riccio e Patrascu, mentre sulle fasce agiscono
Lucenti a destra e Masiello o Tarana sul versante opposto. In attacco gli
infortuni e le condizioni di forma hanno dettato le scelte. Beghetto è inamovibile
come centravanti, mentre per il ruolo di seconda punta si sono alternati Pepe e
Jeda. Buon minutaggio anche per Cacia. Per la gara con il Catanzaro, mancherà
proprio lo squalificato Beghetto. Per il resto dovrebbe essere confermata la
formazione che ha battuto il Torino, con Sardo e Masiello in vantaggio su
Cristante e Tarana. In attacco, sicuro Pepe, è in dubbio Jeda, in fase di
recupero dopo un piccolo infortunio. Se non ce la facesse spazio a Cacia.

Probabile
formazione (4-4-2): Orlandoni; Sardo (Cristante), Campagnaro, Mangone, Radice;
Lucenti, Riccio, Patrascu, Masiello; Pepe, Jeda (Cacia).

I
PRECEDENTI
– Torna dopo quindici
anni Piacenza-Catanzaro. Una sfida che conta sette precedenti: tre di serie C
negli anni ’50 e quattro di B tra gli anni ’70 e ’80. Il bilancio nella città
emiliana parla di tre vittorie bianco-rosse, due del Catanzaro e due pareggi.
Ma tra i cadetti la situazione si ribalta, visto che i due successi
giallo-rossi risalgono proprio agli ultimi due precedenti: 2-0 (doppietta di Palanca)
nell’ultima partita della stagione ’87-88, con il sogno promozione sfumato per
un punto davanti a 5.000 sostenitori giallo-rossi; 1-0 l’anno successivo, con
un gol di Miceli. Il Piacenza non vince da quasi 35 anni: 1-0 nella stagione
’69-70. Nel 1955, invece, la gara fu rinviata per nebbia. Nel recupero un altro
successo piacentino con gol di Carminati.

I
TIFOSI
– Una platea di palati
fini, con un ottimo numero di abbonati (più di 6.000), grazie anche alle
vantaggiose offerte della società. La discreta tradizione ultras degli anni
’70-80 è andata lentamente scemando con un declino inarrestabile nelle ultime
stagioni. Lontani i tempi del Commando Ultrà e della Legione Gotica, oggi la
curva Nord dello Stadio “Garilli” è guidata dagli Official Supporters e da
Sparuta Presenza, un gruppo particolarmente agguerrito con una simpatica
denominazione. Sciolto recentemente l’unico gemellaggio ufficiale con gli
juventini, rimangono l’odio per Torino, Reggiana e Parma, oltre alla rivalità
storica: quella con i cremonesi.

Ivan Pugliese

Autore

Redazione

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