Processione della “vergogna” tra incredulità della gente di Oppido, ferma presa di posizione della chiesa e accuse del procuratore antimafia di Reggio Cafiero de Raho.
Il presunto inchino della statua della Madonna delle Grazie davanti all’abitazione del boss Giuseppe Mazzagatti conoscerà a breve sviluppi. Il vescovo della diocesi di Oppido- Palmi, Francesco Milito, convocherà (non appena rientrerà in sede) il parroco don Benedetto Rustico per avere spiegazioni sull’accaduto avvenuto il 2 luglio scorso.
Il vescovo, in base a quello che si è potuto apprendere, sarebbe molto contrariato perché su questi rituali aveva chiesto la massima intransigenza sia ai parroci che ai laici.
Processioni che in Calabria da tempo sono finite nell’occhio del ciclone delle polemiche per arcaici, quanto indicativi, riti anomali e per la presenza di persone poco “trasparenti” o comunque lontane dall’esercizio, quello vero, della fede religiosa.
In curia si stanno raccogliendo una serie di elementi che poi verranno valutati. Ieri sulla vicenda è arrivata la presa di distanza del consiglio episcopale della diocesi: «Non bisogna dimenticare che, se certo non mancano ombre e debolezze, la stragrande maggioranza del nostro popolo vive una religiosità semplice e autentica.
La diocesi di Oppido Mamertina-Palmi ha un clero che, giorno per giorno, su un territorio certamente difficile, si sacrifica, talora con eroismo, e spesso rimane l’unico punto di riferimento di una comunità schiacciata dal peso di una quotidianità assillata da mille problemi».
Tutti gli sviluppi della vicenda comunque dovrebbero avvenire dopo la riunione della Conferenza episcopale della Calabria convocata da mons. Salvatore Nunnari. In ogni caso, mentre per i provvedimenti concreti, che eventualmente saranno adottati nei confronti del parroco Rustico, sul web impazza una petizione (presente nel sito change. org) per la rimozione del sacerdote. Cosa questa richiesta ufficialmente anche da Adriana Musella per conto dell’associazione nazionale antimafia “Riferimenti”.
La Dda reggina sta visionando gli atti trasmessi dai carabinieri relativi allo svolgimento della processione. I magistrati reggini, visto che allo stato non si può ipotizzare la commissione di un reato, stanno verificando il tutto per capire il contesto in cui è avvenuto. È risaputo da tempo, infatti, che in occasione delle manifestazioni religiose in alcune parti del territorio provinciale, gli uomini della ndrangheta si organizzano per riti di iniziazione.
Non è lo stesso caso ma il segnale (anche se sono arrivate altre indicazioni relative alla circostanza consolidata del blocco della statua in quella zona del paese) è preoccupante. Non usa mezzi termini, a tal proposito, il procuratore Federico Cafiero De Raho: «Fermare un corteo religioso per ossequiare il vertice della cosca locale è come sovvertire tutte le regole, sociali, religiose e di legalità.
Ed è proprio questo che probabilmente colpisce tutti noi».«Ciò che ci si chiede – ha aggiunto – è come sia potuto accadere che in occasione di una manifestazione religiosa così importante nessuno abbia reagito, ad eccezione delle forze dell’ordine, di fronte ad una direttiva così sovversiva delle regole, e di quelle religiose ancora prima ».
Secondo il procuratore reggino, «quanto è accaduto ad Oppido Mamertina rappresenta la più chiara dimostrazione della soggezione alla ‘ndrangheta del territorio in tutte le sue componenti». Intanto la gente di Oppido si dice rammaricata per quanto raccontato dal momento che da sempre in quella processione è stata effettuata quella sosta e non “per un inchino” ma per un semplice fermo tecnico. Ma sulla graticola c’è anche il sindaco della cittadina della Piana accusata da più parti di non avere abbandonato la processione.
GAZSUD