Fonte: Il Messaggero.it
Autore: Franca Giansoldati
«Basta con la mafia» tuona dal palco papale il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza dando il benvenuto a Benedetto XVI appena arrivato in Calabria. «I nostri giovani non hanno lavoro e prospettiva e sono costretti ad andare via e persino tanti sacerdoti vengono minacciati».
Sull’immensa spianata verde trasformatasi in pantano durante la notte per via del nubifragio, non ci sono le 100 mila persone che il vescovo e il sindaco si attendevano. Sono solo qualche decina di migliaia colpa anche del fatto che i fedeli hanno dovuto sborsare 4 euro a testa per essere trasportati (obbligatoriamente) con gli autobus navetta (affidati ad una società esterna) sul luogo della grande messa.
Il pontefice è la prima volta che arriva in Calabria. A portarlo in questa regione sono motivi pastorali legati soprattutto alla certosa di Serra San Bruno, fondata nel XI secolo da un monaco riformista di origini tedesche. L’omelia che ha preparato il pontefice è incentrata su un passo di Isaia e di San Gregorio Magno. Solo un passaggio è riservato alla situazione sociale. A Lamezia Terme un giovane su due non ha lavoro, la ‘ndrangheta spadroneggia, alcuni mesi fa ci sono stati 4 omicidi e le cosche bruciano auto ai parroci che si ribellano e persino un oliveto confiscato alla mafia e affidato ad una cooperativa cattolica.
«Se osserviamo questa bella regione, riconosciamo in essa una terra sismica non solo dal punto di vista geologico, ma anche da un punto di vista strutturale, comportamentale e sociale». Il Papa denuncia la presenza di «criminalità spesso efferata che ferisce il tessuto sociale» ma si rallegra perché i calabresi hanno «saputo rispondere con una prontezza e una disponibilità sorprendenti, con una straordinaria capacità di adattamento al disagio». L’augurio è che si possa «superare le difficoltà di oggi per preparare un futuro migliore» attraverso una nuova generazione «di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune».