Intervistiamo

Il no al nucleare del candidato a sindaco Ciambrone

Nella base di FLI si è aperta una vasta riflessione sul tema del nucleare e ciò che emerge è una convergenza con il nostro programma elettorale “12 proposte per la città” presentato alla cittadinanza. La notizia che il sito di Sellia Marina è stato indicato come uno di quelli dove poter costruire una centrale nucleare ci ha spinti e sollecitati ad una maggiore attenzione. La situazione energetica dell’Italia è unanimemente definita deficitaria: l’86,5% dell’energia consumata deriva da importazioni; il 60% di quella prodotta deriva dal gas, di cui il nostro sottosuolo è fondamentalmente sprovvisto. Molti illustri studiosi e policy-makers indicano nel ritorno al nucleare la strada necessaria per superare la condizione di dipendenza energetica del nostro Paese.  D’altro canto, tutti conoscono i problemi e i pericoli derivanti da un investimento nel nucleare. Nemmeno la neo-ricomposta Associazione Italiana Nucleare, che si batte per il ritorno a questo tipo di energia in Italia, potrà negare i seguenti punti:

1) Sebbene i referendum abrogativi del 1987 non sancissero esplicitamente lo smantellamento dell’apparato nucleare italiano, la larga vittoria dei “sì” fu un chiaro segnale politico della volontà popolare. Oggi i fan del nucleare dovrebbero spiegare all’opinione pubblica cosa ne sarà di tale deliberazione.

2) La sicurezza dei reattori nucleari non è garantita dallo Stato e non lo sarà mai. Si parla tanto di reattori di quarta generazione, ma questi sono attualmente nella forma di prototipo e non saranno disponibili se non in decenni. I reattori di terza generazione non sono sicuri come si crede, essendo stato oggetto d ‘incidenti in varie parti del mondo. Inoltre, va considerato il pericolo derivante dalla possibilità di catastrofi naturali o attacchi terroristici aventi centrali nucleari come bersagli.

3) Il problema delle scorie radioattive non può essere eliminato. Per semplificare, la produzione di energia nucleare produce del combustibile non più utilizzabile, la cui radiotossicità può perdurare per un arco di tempo che va dai tre secoli al milione di anni. Non sono certo che sia una buona idea contribuire all’aumento di tali scorie sul nostro pianeta.

Inoltre, non v’è evidenza scientifica che i costi per la costruzione di dieci centrali nucleari siano inferiori ad un programma di investimento su energie rinnovabili, quali l’eolico o il solare. Né la costruzione d’ impianti alternativi richiederebbe maggiore tempo rispetto a quelli nucleari: secondo uno studio di Greenpeace, WWF e Legambiente, in Italia le fonti rinnovabili potrebbero coprire oltre il 40% del consumo finale di elettricità entro il 2020. Pochi conoscono il caso di Samsø, isola danese che ha raggiunto l’indipendenza energetica da fonti rinnovabili. Dopo un esperimento durato dieci anni, oggi gli abitanti di Samsø derivano il 100% della propria elettricità dall’energia eolica e il 75% del riscaldamento da energia fotovoltaica e biocombustibile.  Dal 1997 l’isola si è liberata dalla dipendenza dei combustibili fossili grazie ad un impianto offshore e in terraferma di pale eoliche e pannelli solari. I costi di lungo periodo sono sensibilmente inferiori a quelli che si sarebbero sostenuti continuando ad investire in combustibili fossili o anche in energia nucleare. Molti comuni italiani hanno intrapreso la via delle energie rinnovabili con ottimi risultati e lo stesso può fare la città di Catanzaro.

La ricerca e la riduzione degli sprechi sono l’unica via percorribile e perché non investire nel solare e nell’eolico? Riempire i tetti di uffici pubblici, negozi, barriere anti-rumore sulle autostrade e superstrade che decorrono più o meno da ovest a est (e quindi esposte a sud – come è avvenuto su un lungo tratto della SS434 Traspolesana).
Quando capiremo questo allora forse capiremo anche che del nucleare possiamo farne a meno.

Autore

Salvatore Ferragina

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