Carissimi, in occasione del S. Natale, sento la gioia di rivolgere a tutti un augurio cordiale: “Accogliete Gesù Cristo nelle vostre case e, più ancora, nella vita e farete esperienza della gioia vera che nessuno potrà togliervi mai”.
Perché l’augurio si faccia carne nell’esperienza di ciascuno, sono necessarie due cose: accogliere l’opera di Dio ed offrire a Lui l’indispensabile nostra collaborazione.
Questa dimensione è da perseguire in maniera costante per dare senso compiuto alla nostra vita e alla nostra storica missione nel mondo.
Partiamo innanzitutto da un’esperienza che ci accomuna: noi, figli della cosiddetta civiltà dei consumi, siamo protesi alla ricerca e al conseguente possesso delle cose caduche nell’illusoria prospettiva che la loro fruizione possa appagare la brama del nostro spirito ed assaporare, così, la felicità cui abbiamo diritto.
Ci sollecita in questa falsa e pubblicizzata prospettiva un’avanzata tecnologia in cui si attualizzano innumerevoli potenzialità della ragione.
Ma accanto a questa esperienza che ci accomuna, ve n’è un’altra che comunitariamente andiamo facendo: le cose non hanno il potere di appagare la brama d’infinito che naturalmente è presente in ogni uomo.
Qual’è dunque l’atteggiamento che oggi caratterizza nel profondo l’attuale cultura e la nostra civiltà? Innanzitutto l’insoddisfazione diffusa per la constatazione dei nostri limiti e dell’impotenza dell’umanità.
Proprio perciò, l’uomo del nostro tempo, deluso nelle sue pretese, in modo crescente va aprendosi verso il trascendete, cioè verso Dio.
Nella realtà di questo contesto è veramente utile e bello celebrare nella verità il Natale.
La verità del Natale non sta nel richiamare piacevolmente al ricordo un evento che fu, ma piuttosto far memoria di quel singolare avvenimento.
Ciò vuol dire:attualizzare adesso e qui quell’evento che consiste nell’accoglienza dell’Emmanuele, il Dio che si fa uomo, entro il mistero della nostra vita.
È proprio in questa ineffabile esperienza che assaporeremo la pienezza della gioia del nostro Natale.
Ma com’è possibile accogliere Cristo nella nostra vita per celebrare con Lui il natale cristiano?
La Chiesa, con cuore di madre, ci da le indicazioni sicure: sull’esemplarità di Maria che accoglie il Verbo di Dio, anche noi potremo accogliere il Verbo incarnato. Il Verbo è la personificazione della verità che vive nel Vangelo. Il Vangelo è Gesù Cristo che parla all’uomo nella situazione concreta della sua vita e della sua storia.
Con Cristo, inoltre, potremo istaurare un rapporto intimo e personale che, misteriosamente, ma veramente, si concretizza nella perfezione della comunione sacramentale.
Celebrare santamente il Natale vuol dire esperimentare efficacemente la presenza di Cristo, Verità e Vita, nella nostra quotidiana esistenza.
Nella luce di questa verità, il mio augurio si fa anche preghiera perché quanto abbiamo contemplato nella verità della parola s’incarni nella nostra vita.
Ma il mio messaggio certamente non può finire qui. Chi accoglie Dio nella sua vita, avverte irrefrenabile il bisogno di mostrarlo agli uomini fratelli. È la dimensione missionaria che deve caratterizzare sempre la vita di ogni uomo nella società.
Sulla esemplarità del divino maestro, la nostra missione si concretizza nel servire la dignità dell’uomo e nell’edificazione del bene comune.
Questo è il punto ineludibile di convergenza, in cui devono ritrovarsi le diversità per costruire un mondo migliore.
L’attualità del Natale, perciò, stigmatizza le laceranti divisioni che inopinatamente sono presenti nel mondo e caratterizzano le sofferenze nel nostro paese e del contesto locale.
Il Natale esalta i due grandi principi, teoreticamente acquisiti dalla cultura universale: la sussidiarietà e la solidarietà, e concretamente ci dice che nessuno è bastevole a se stesso e che, perciò, abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Nello splendore del Natale, riscopriamo con chiarezza che nella vera civiltà non può esserci spazio per gli egoismi dei furbi: o insieme cresceremo oppure tutti e ciascuno resteremo più poveri.
Questa sollecitazione vale per ogni uomo di buona volontà che responsabilmente deve portare a compimento la sua missione nella storia.
Ma, ovviamente, diventa più impellente per tutti i politici ed i responsabili della cosa pubblica. Il clima che si respira nel nostro paese non è certamente salubre, ma è inficiato da molti veleni, protesi ad eliminare l’avversario come un nemico per affermare il proprio egoismo.
Eppure il processo di maturazione culturale è inarrestabile. L’attualizzazione delle potenzialità della ragione ha permesso di raggiungere alte mete. Ciò che ancora manca è il principio etico che è presidio della bontà di ogni azione dell’uomo. Questo principio è legato al valore trascendente ed assoluto, cioè a Dio. Se manca Dio nella vita e nell’opera dell’uomo non c’è un punto di riferimento sicuro e facilmente ci si lascia sballottare dal proprio egoismo che è negazione dell’amore.
Il Natale, che celebra l’umanizzazione di Dio, consente a ciascuno di noi di accoglierlo nella nostra vita e di riscoprire in Lui il senso pieno della nostra esistenza e l’orientamento sicuro della nostra missione. E, così, nell’umiltà del nostro servizio, potremo essere tutti costruttori di pace, di giustizia e di amore. Buon Natale.
+ Antonio Ciliberti
Arcivescovo metropolita