Il Rompicalcio

Il gran ballo dell’Effeccì

Continua il valzer delle trattative per il cambio societario tra l’ipotesi-fallimento e la sfiducia dei tifosi. Che non riescono più ad appassionarsi neanche al derby

Il markoritocco – “Non uscite mai senza di lui”

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È ricominciato il gran ballo delle trattative che tanto aveva nauseato i tifosi giallorossi nel corso dell’estate. Un’estate piena di bugie e di pastrocchi, con i politici in maglietta e calzoncini per “salvare” il Catanzaro. Senza successo. Una politica che si è impossessata della squadra di calcio, l’ha ridotta ad una “municipalizzata” vicina alla bancarotta e si ostina ancora oggi a tenerla a galla nonostante non ci siano le condizioni per farlo. L’ultimo colpo di genio è stato un’ulteriore spremuta al bancomat di Palazzo De Nobili: altre 22.000 euro dilapidate dal Comune per consentire (forse) l’ultimo giro di giostra. Certo certo, si tratta pur sempre di un anticipo sulla manutenzione dello stadio. Ma quanto costa la manutenzione del “Ceravolo”? E quei fondi servono effettivamente per i lavori ordinari allo stadio o per le spese correnti della società, visto lo stato di degrado in cui versa il vecchio Militare? Avevamo chiesto al sindaco , poi di fare da arbitro, magari guidando la barca giallorossa piena di falle verso un tentativo di , come accaduto in altre piazze più o meno importanti.

FERREA VOLONTÀ – E invece il Comune parla chiaramente di «ferrea volontà di evitare ogni ipotesi di fallimento, non prestando il fianco o fornendo appoggio a chi volesse portare avanti altre soluzioni improvvisate e avventurose. Ciò al fine di vanificare qualsiasi tentativo di sciacallaggio, per altro già in corso da tempo». Non crediamo che questa testata (e altre che dicono e scrivono le stesse cose) possa essere arruolata tra gli sciacalli. Né che abbia mai proposto soluzioni improvvisate e avventurose. Come tutti i tifosi, non abbiamo alcun interesse, ma solo una passione che ci guida. E una testa per pensare e per valutare. Esiste una volontà politica di salvare ad ogni costo il Catanzaro, forse perché le elezioni sono vicinissime. O forse per altri motivi che ignoriamo. Bene. Il Comune se ne assuma la responsabilità e accetti le critiche se questo tentativo dovesse fallire, così come sono fallite tutte le precedenti trattative.

CHI VUOLE L’EFFECCÌ? – Andrebbe spiegato, per esempio, in base a quale teoria un imprenditore, da qualsiasi parte del mondo arrivi, dovrebbe accollarsi una montagna di debiti (tra passivi storici e impegni futuri verso fornitori e tesserati) di una società dal patrimonio tecnico vicino allo zero. Andrebbe spiegato perché ci si affanni a trattare con Franco Quartaroli, l’ultimo candidato a rilevare l’Effeccì, reduce da una serie di insuccessi sportivi e gestionali documentati dalle cronache. A proposito, accostato da alcuni giornali a Quartaroli nella scalata all’Effeccì, il medico milanese Mirco Buzzetti ha smentito – alla nostra redazione e a quella di Sanremo News – il suo interessamento, preannunciando querela nei confonti di “questo signore che continua a infangare il mio nome”.

“PRONTO SIGNOR SINDACO” – Quale motivo dovrebbe spingere Quartaroli, che ha reso meno monotona la domenica dei quattro gatti del “Ceravolo”, a investire una montagna di soldi a Catanzaro? Il pensiero torna di nuovo all’estate e alle trattative sfumate. C’è una reale volontà di Quartaroli di rilevare l’Effeccì? Se esiste, basta una telefonata al sindaco, un pacco di 2-3 milioni di euro, e il gioco è fatto. Servono garanzie, non parole. A meno che la priorità delle istituzioni catanzaresi non sia quella di buttare l’Effeccì nelle mani di chiunque per evitare agli attuali soci (Tribuna Gianna in testa) un fallimento sportivo e gestionale che graverebbe interamente sulle loro spalle, vista la vagonata di soldi pubblici sperperati. Priorità che potrebbe diventare necessità se la Corte dei Conti dovesse essere solleticata da questa strana vicenda catanzarese.

CHI HA PAURA DEL FALLIMENTO? – Nel frattempo tutta l’Italia pallonara è venuta a conoscenza  dei motivi per cui quella piccola provinciale, che in passato aveva fatto tremare al “Militare” gli squadroni del Nord, è ridotta ad una zattera perduta in un oceano di debiti. L’Effeccì senza tifosi sbattuto in “prima pagina” per la durissima denuncia dei calciatori, sbrandati dall’agriturismo, senza acqua, medicinali, materiale tecnico e via dicendo. Il Catanzaro deriso dai tifosi avversari e compatito dagli amici, mentre il suo popolo si lecca le ferite in attesa di una svolta che non c’è, che non arriva mai. Dopo aver dilapidato il patrimonio di un’ottima squadra e di una C1 già in tasca, con mesi e mesi di ritardo i primi due soci, Aiello e Soluri, hanno abbandonato la zattera che affonda. Troppo tardi. A marzo era difficile salvare il Catanzaro, a giugno ancor di più, ad agosto era diventata un’impresa disperata. Oggi è praticamente impossibile, con una squadra raccogliticcia, ultima di tutti i campionati professionistici, e con penalizzazioni a raffica in arrivo; con un allenatore e un DS sbarcati sui tre colli con altre prospettive (cui solo loro, peraltro, avevano creduto) e oggi sostanzialmente sfiduciati dagli azionisti dell’Effeccì; con una tifoseria violentata dalle chiacchiere e dalle sconfitte, che ormai si augura solo la fine di questo calvario e non ha più paura a pronunciare la parola fallimento.

POVERO DERBY – Del resto chi ha visto fallire l’Uesse, l’amore di una vita, non può avere paura di pronunciarla per questo Effeccì che ha cacciato la gente dallo stadio, allontanando definitivamente l’appetito di calcio in una piazza che, assaggino di Braglia a parte, da vent’anni è ridotta alla fame. Neanche un derby contro il Cosenza stimola il benché minimo languorino. Domani sera al “San Vito” andrà in scena il terzo derby tra i lupi e l’Effeccì, dopo i due 0-0 nell’anno di Provenza. Anche i rossoblu hanno i loro problemi: di squadra, di ambiente, di società. Ma il rischio concreto è che dopo la batosta con la Vibonese, dopo la sconfitta di Lamezia, sia giunto il momento del Cosenza di maramaldeggiare sulla carcassa giallorossa. Sarebbe l’ultimo regalo – per ora – di questa stagione vergognosa. Magari conterà poco o nulla; magari i tifosi si potranno trincerare dietro un classico “questo non è il mio Catanzaro”; magari si parlerà della differenza di categoria. Balle. Una batosta rimarrebbe negli annali e nelle statistiche, finora ridondanti di successi giallorossi. Anche nel 1997, col Catanzaro soluriano stabilmente in C2 e il Cosenza appena retrocesso dalla B e pronto a tornarci subito con lo squadrone guidato da Sonzogni, le aquile violarono il San Vito con un gol di De Sensi e passarono il turno bissando il successo dell’andata. Quella sera a Cosenza, in un mercoledì infrasettimanale, per un’inutile partita di Coppa Italia di serie C, c’erano 800 tifosi giallorossi. Altri tempi, altro Catanzaro.

Ivan Pugliese

 

P.S.: il Cosenza non vince un derby da 25 anni. Nel 1985 batté il Catanzaro al San Vito con un gol di Aita. Magra soddisfazione anche quella per i cugini: a fine anno i giallorossi di GB Fabbri avrebbero salutato il Cosenza volando in serie B.

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Redazione

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