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Il futuro incerto (come le sue scelte) di Dellisanti

L’editoriale di Francesco Ceniti

Il girone di ritorno doveva rappresentare, secondo gli intendimenti di Franco Dellisanti, una sorta di cavalcata verso i play off. Le sette partite fin qui disputate, invece, sono state la continuazione mediocre di un campionato anonimo che rischia di diventare tragico (leggi zona retrocessione) se la squadra giallorossa dovesse rallentare un pelino la sua marcia. Certo, non è una novità. Già la settimana scorsa avevamo espresso chiaramente la nostra idea (il Catanzaro non è da considerarsi favorito per i primi cinque posti). Quello che non comprendiamo fino in fondo, invece, sono una serie di comportamenti da dottor Jekyll e mister Hyde. Nel complesso queste mutazioni non hanno influito sul risultato generale (ripetiamo: classifica modesta), ma se confrontate dovrebbero far riflettere soprattutto il timoniere della nave giallorossa, che sarebbe anche il responsabile principale (almeno in questa fase) di un possibile naufragio. Passiamo alle spiegazioni.
Nella prima parte del torneo il Catanzaro aveva realizzato contro le squadre fin qui affrontate 10 punti (frutto di due vittorie al Ceravolo, quattro pareggi, di cui tre esterni, e la sconfitta casalinga con il Ragusa). Cinque i gol segnati (ma tutti concentrati nei successi iniziali con Palmese e Gela) e uno solo subito (pagato con una sconfitta). Primi problemi: attacco evanescente (con Ingenito nuovo oggetto misterioso), centrocampo troppo legato alle performance d’Alfieri e Ferrigno (entrambi, seppur con tempi e modalità di recupero diverse, infortunati già a settembre), rosa troppa esigua. In compenso la difesa (schierata con Gentili; Milone, Ciardiello, Pastore e Corazzini) pareva d’acciaio.
Alle prime contestazioni Dellisanti ha sempre risposto con cortesia. In sintesi le sue riflessioni si potevano riassumere in questo modo. “I campionati si vincono in primavera, le mie formazioni escono nel girone di ritorno. Alcuni giocatori sono fondamentali. Uno come Ferrigno non si può sostituire. Ingenito? Non è l’attaccante che avevo richiesto, comunque questa rosa dovrà essere rinforzata a gennaio con almeno tre innesti, altrimenti mi dimetto. I Machado e Basile sono ancora acerbi per schierarli titolari. Il gioco fin qui espresso dal Catanzaro è superiore alla categoria. La difesa mi dà ampie garanzie. Pastore è una mia scommessa”.
Molte di queste frasi, buone per la rubrica della Settima enigmistica “le ultime parole famose”, sono state confutate dai fatti . Certo, la vicenda societaria ha di sicuro complicato le cose; gli stipendi non pagati hanno minato la concentrazione dei giocatori; il mercato di gennaio è andato a farsi friggere (Falco non può essere considerato un rinforzo perché ha ricoperto ruolo e budget preventivato per Ingenito) e con lui le dimissioni; alcuni infortuni hanno alterato gli equilibri tattici (soprattutto sulla fascia destra). Ma anche tenendo conto di tutte queste scusanti, si può e si deve fare un paragone.
Con gli stessi uomini (tranne l’infortunato Folino, ma con un Ferrigno di nuovo disponibile) il Catanzaro ha raccolto nelle gare in esame nove punti (uno in meno dell’andata, pur giocando una partita in più al Ceravolo) frutto di due vittorie (una esterna), tre pareggi (praticamente tutti interni: chi giocava in casa al Flaminio?) e due sconfitte, entrambe lontano dalla Calabria. Si equivalgono i gol fatti e subiti: nove. E qui scatta la prima domanda: com’è possibile che la difesa abbia incassato ben otto reti in più dell’andata? E’ lampante che con una difesa meno colabrodo, il Catanzaro avrebbe come minimo sei punti in più (e dunque strizzerebbe l’occhio al terzo posto).
Nessuno vuole dare la croce addosso al pacchetto arretrato (che per lungo tempo ha da solo sostenuto la baracca). Qualcuno potrebbe obiettare che presentando una squadra più offensiva si è inevitabilmente finito per scoprire la difesa. Ci permettiamo di dissentire. In primis affermare che Dellisanti sia un tecnico spregiudicato ci sembra un ossimoro (ricordiamo ancora un Logiudice schierato con il numero nove), in secondo luogo non è il numero degli attaccanti a determinare la prolificità. Il Milan d’Ancelotti, ad esempio, gira meglio quando gioca con una sola punta o, tanto per restare tra le cose giallorosse, tutti ricorderanno il Catanzaro bello, vincente e dai risultati sonanti targato GB Fabbri (anche lì una sola punta: Pino Lorenzo).
Insomma, non è questo il punto. Secondo noi, invece, Dellisanti ha spesso cambiato ruolo e posizione ai giocatori senza motivi validi, meno che mai presentare una formazione veramente offensiva: si è intestardito a proporre giocatori fuori forma o poco motivati (Ingenito, De Sanzo, Ambrosino, Bertuccelli e l’ultimo Alfieri) a discapito di gente vogliosa (i Machado, Basile, un Logiudice commovente per attaccamento alla maglia, lo stesso Folino, utilizzato solo dopo l’infortunio di Ferrigno). Insomma, non ci pare che il tecnico giallorosso, nonostante le mille scusanti, abbia gestito bene il Catanzaro. Per questo motivo le prossime due gare sono uno spartiacque: senza i sei punti si perdono le ultime speranze d’arrivare ai play off. In questo caso non sarebbe opportuno continuare fino alla fine con un allenatore delegittimato. La società farebbe meglio ad affidare il tutto a Franco Cittadino (di certo capace di centrare una tranquilla salvezza), pretendendo le dimissioni da Dellisanti. In questo modo avrebbe tutto il tempo per scegliere il prossimo allenatore e cominciare a lavorare fin da maggio in modo d’allestire, senza sé e senza ma, una signora squadra.

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Redazione

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