Ill.mo Signor Ministro,
il COISP, il Sindacato Indipendente di Polizia, da anni oltre a difendere le istanze degli uomini e delle donne della Polizia di Stato, è impegnato a definire i fabbisogni di sicurezza delle diverse città d’
Italia. La nostra politica sindacale infatti parte da un presupposto, che la richiesta di sicurezza e di legalità così come la delinquenza, non sono un abito che va bene per tutte le comunità indistintamente. Esistono dei luoghi, delle città, dove, pur non esistendo un apparato criminale organizzato, così come viene comunemente inteso, la gente non vive tranquilla. Oltrepassata la soglia della microcriminalità e senza arrivare al limite della criminalità organizzata, si sono radicati e ramificati fenomeni che avvelenano e inquinano il vivere civile.
E soltanto Poliziotti e Forze dell’Ordine che quotidianamente stanno sul territorio possono effettivamente avere il polso di una situazione la cui risoluzione è certamente un problema di polizia in fase repressiva ma deve diventare un momento di condivisione istituzionale in fase preventiva.
Signor Ministro, di seguito lei troverà una sintesi di quello che è il contesto sicurezza nella città di Catanzaro ed in provincia, ma in premessa ci sia consentito di porre alla Sua attenzione una nostra riflessione in base alla quale crediamo che, investire nelle Forze di Polizia in fase preventiva sia fondamentale, al fine di ridurre i costi sociali degli effetti della criminalità nei contesti dove questa è fortemente radicata. Più uomini, più risorse e più mezzi, non è solo uno slogan che ci piace sbandierare ma una realtà che, dimensionata alle esigenze dei territori, permetterebbe, laddove la criminalità non ha raggiunto i livelli di un’organizzazione verticistica, di essere ancora più incisivi.
Potrà constatare dall’analisi che segue che ad esempio a Catanzaro la comunità rom, fatta di persone stanziali, è diventata la manovalanza dei grandi traffici di droga trovandosi la città al centro tra Crotone, Lamezia e il basso Jonio catanzarese e reggino. A Catanzaro non scoppiano bombe, ma la città è diventata il centro di smistamento degli affari illeciti legati al mercato degli stupefacenti e per droga si uccide anche di giorno, per strada o in un centro commerciale affollato e in maniera sprezzante, ma soprattutto di droga si stanno avvelenando i nostri figli, i nostri ragazzi. Ne gira talmente tanta che i prezzi sono diventati bassissimi, con un unico risultato, a rifornirsi sono i nostri figli. E questo è vero in particolare in alcuni quartieri, quelli della zona sud della città.
Ed è proprio in mezzo ai residenti di quei quartieri che il COISP lo scorso primo luglio ha organizzato una conferenza stampa coinvolgendo tutte le rappresentanze istituzionale e due esponenti della Commissione parlamentare nazionale antimafia.
Ed è proprio in quei quartieri che il COISP ha proposto di organizzare un consiglio comunale e provinciale congiunto perché la politica, che a volte trova in quelle zone cospicui bacini di voti, mostri il suo volto fermo e determinato a colpire la malavita laddove cresce e si annida.
Lo stesso problema di una comunità definita rom ma che è a tutti gli effetti residente in città, lo vive Lamezia Terme, terza città della Regione per densità e per estensione dell’hinterland.
A Lamezia, Signor Ministro, una sola volante deve coprire il fabbisogno di circa 20 comuni, senza contare che nella città della Piana, al centro vicino l’ospedale esiste appunto un campo rom (ma ripetiamo la definizione rom è utilizzata nel linguaggio comune, ma si tratta di persone che a tutti gli effetti sono tanto catanzaresi quanto lametini) dove ad agosto è stata colpita da un proiettile una bimba di 8 anni, questo solo per citare l’ultimo efferato episodio criminale di cui questa gente si è resa artefice.
Signor Ministro, per le ragioni che le abbiamo esposto, per l’analisi che leggerà, chiediamo un Suo autorevole intervento per la città e la provincia di Catanzaro, convinti come siamo che un presidio più capillare del territorio, reso possibile dal potenziamento degli uomini e delle risorse, permetterà di liberare il capoluogo da una morsa criminale che diventa ogni giorno più soffocante.
Agire sulla prevenzione aiuterà a scardinare un sistema che trova, a volte, linfa vitale anche all’interno di quella parte di politica grazie alla quale, ad esempio, il capo indiscusso della comunità rom ha avuto il permesso di costruire una villa enorme dotata di moderni e sofisticati sistemi di controllo.
Guardiamo con interesse a ciò che accade in Europa rispetto al fenomeno dei rom, ma i provvedimenti fin ora adottati e che l’Italia ha in animo di replicare, non vanno bene per le realtà di Catanzaro e Lamezia, per i motivi che abbiamo esposto. Ma ciò non di meno, Signor Ministro, queste comunità costituiscono un’emergenza sicurezza ed è per questo che il COISP chiede l’emanazione di un “Decreto Catanzaro Sicura”, che preveda un potenziamento di uomini e risorse dell’apparato sicurezza che opera sul territorio per investire nelle zone a rischio di Catanzaro e provincia per riuscire ad estirpare la malavita laddove ha messo radici profonde, ma non per questo impossibili da recidere.
Il contesto di sicurezza della Città
Catanzaro, Città Capoluogo della Regione Calabria, con funzioni direzionali regionali, oggi conta circa 95.000 abitanti, ed è una Città tradizionalmente considerata lontana dai grandi flussi malavitosi organizzati di ‘ndrangheta e malavita mafiosa che affliggono in maniera più pesante altri territori calabresi: confermerebbe questo dato l’annuale Rapporto sulla criminalità nelle Città italiane (Sole24Ore), che colloca Catanzaro tra le Città più “tranquille”.
Aiuta certamente questa percezione la struttura economica della Città, Capoluogo di Regione e centro direzionale calabrese, storicamente votata all’impiego nella pubblica amministrazione e nel terziario, più o meno parassitario e arretrato, con una consolidata assenza di attività produttive sviluppate, fatta eccezione per l’artigianato e l’edilizia. Non di meno Catanzaro è però al centro di flussi malavitosi che interessano la doppia trasversale dei Due Mari e del Basso Ionio, che raggiunte punte acute in Comuni limitrofi (es. Borgia), che hanno investito pesantemente sui proventi del traffico internazionale di droga e sugli appalti pubblici.
Recenti episodi malavitosi, oltre la nascita di una nuova tendenza al taglieggio dei commercianti, sono stati registrati nel quartiere Gagliano ed in altre realtà periferiche, normalmente connesse però ai grandi flussi di droga e di denaro che interessano il territorio circostante, e che tenderebbero così a radicarsi anche in Città.
Diverso è invece il quadro offerto dalla evidente crescita e consolidamento di altri due fenomeni delinquenziali, che si sono di recente affacciati a Catanzaro e cominciano a raggiungere livelli di guardia, in linea peraltro con il più recente dibattito sul tema della sicurezza urbana e dei provvedimenti normativi in materia assunti dal Governo.
Da un lato l’esplodere delle forme di micro-criminalità diffusa (in genere minorile o legata all’immigrazione clandestina che anche a Catanzaro sta raggiungendo cifre significative) in centro e soprattutto nei quartieri periferici, dove sta acuendosi ed affermandosi la sub-cultura delle periferie urbane con forme di disagio giovanile, di degrado sociale ed abitativo e di disponibilità a delinquere che è tipica di tutte le grandi periferie urbane in Occidente. Gran parte di tale micro-criminalità, che però viene vissuta come emergenza dalla popolazione, è riferita al fenomeno della tossicodipendenza, che a Catanzaro è radicato e di antica memoria. A tale emergenza appare già attivato un adeguato strumento di contrasto attraverso le Comunità Terapeutiche che operano sul territorio comunale con efficacia, e che occorre rafforzare.
Dall’altro lato appare però di sempre maggiore emergenza il fenomeno dei “rom”, che vantano una antica tradizione di insediamento nella Città di Catanzaro, senza fenomeni di nomadismo, che però hanno raggiunto a Catanzaro una presenza così consistente e soprattutto una concentrazione sui tre quartieri della periferia Sud (Aranceto, Viale Isonzo-Pistoia e Corvo, e Via Lucrezia Della Valle-Germaneto), con progressivo abbandono dei vecchi accampamenti-baraccopoli che un tempo li ospitava (ne rimangono tracce limitate a Germaneto, Via Lucrezia Della Valle, Catanzaro Lido Contrada Serena) a favore di insediamenti abitativi di case popolari (comunali o ATERP), dove si è assistito negli anni ad un fenomeno che oggi assume caratteri di emergenza.
Le famiglie “rom”, in quanto stanziali ed ormai naturalizzate e quindi residenti a Catanzaro, hanno avuto facile gioco nell’assegnazione degli alloggi popolari in passato, con scarsa attenzione dell’Amministrazione Comunale all’epoca ai processi di inserimento e “contaminazione” culturale ed etnica con la popolazione locale: di fatto gli alloggi popolari hanno visto nelle assegnazione una schiacciante maggioranza di nuclei familiari “rom”, che hanno di fatto “occupato” prima i caseggiati e poi i quartieri interessati (soprattutto Aranceto, Pistoia e Germaneto, e di ultimo anche Via Molè), trasformando tali realtà in accompagnamenti governati dalle regole “rom”, e non da quelle della convivenza civile locale. Da qui i fenomeni progressivi di abbandono e demotivazione degli assegnatari degli alloggi non-rom, ed il fenomeno endemico ed ormai incontrollabile della occupazione abusiva delle case libere da assegnare o lasciate da inquilini legittimi da parte di nuclei familiari “rom”, salvo poi “rivendere” tali unità immobiliari in modo illegittimo a famiglie “rom” provenienti da altre aree geografiche allettate dalla facilità di accesso ad alloggi, anche se illegittima a Catanzaro (Gioia Tauro, Lamezia, ecc.), con prevalenza purtroppo di nuclei che vantano presenze criminali.
Nel complesso nei tre quartieri individuati, ricompresi tutti nella zona sud della Città (terza e quarta Circoscrizione Germaneto-S.Maria-Catanzaro Lido), si sono insediati ben 220 nuclei familiari, particolarmente numerosi, per un totale di quasi 1.500 soggetti di etnia rom.
Tale situazione ha portato ovviamente a due fenomeni concorrenti:
– la creazione di una sorta di “enclave” rom in tre quartieri di Catanzaro, di fatto abbandonata dalle famiglie stanziali non-rom, e lasciate alla gestione esclusiva dei rom, con un crollo peraltro del mercato immobiliare privato nelle zone interessate;
– il consolidamento di attività criminali attorno a questi tre quartieri, di fatto “militarmente occupati” dagli zingari e chiusi alle interferenze esterne, che non si fermano più alle tradizionali attività di furti di auto con riscatto, o di furti in appartamenti o scippi alle persone, all’accattonaggio minorile, essendo peraltro del tutto scomparso l’antico tessuto artigianale “rom” (es. lavorazione del ferro, commercio cavalli e animali, ecc.), ma si è estesa in maniera diffusa e pesante anche al taglieggio dei commercianti e degli imprenditori e soprattutto al traffico e spaccio di droga (tendenza che era un tempo bandita dalla cultura rom e che invece oggi costituisce parte essenziale del reddito malavitoso degli zingari), mentre è da verificare il livello di integrazione criminale che i gruppi “rom” hanno raggiunto con l’immigrazione clandestina, soprattutto dall’Est europeo, e con la criminalità organizzata mafiosa del comprensorio circostante.
La drammaticità e specificità di un fenomeno, probabilmente originale e tipico solo di Catanzaro nel contesto nazionale per la particolare conformazione dei quartieri di edilizia popolare della Città, pone un problema grave non solo di ordine pubblico alle Autorità preposte (Questura, Forze dell’Ordine, Prefettura), ma pone al Comune ed all’Aterp problemi delicatissimi nella gestione dell’assegnazione delle case popolari. Alla difesa del territorio e della mobilità cittadina, alla promozione degli interventi di servizi sociali nei quartieri ormai “ghetto” abitati dalle famiglie rom che rischia di alimentare la cultura dell’illegalità e la disponibilità delle nuove generazioni rom alla delinquenza, in presenza peraltro di un dilagante fenomeno di razzismo della popolazione locale nei confronti della nuova fase di insediamento dei rom. A questo degrado si aggiunge il gravissimo dramma dell’abbandono scolastico dei bambini rom, che in manza di istruzione obbligatoria diventano anch’essi manovalanza a basso costo per attività malavitose.
In attesa di un Suo, auspichiamo celere, riscontro, l’occasione è gradita per inviarLe i nostri più cordiali saluti.