Dalla Redazione

Il Cavaliere Guglielmo Papaleo a dieci anni dalla sua scomparsa

Una storia di lavoro e di passione che dimostra la posssibiltà di fare impresa anche nell’estrema periferia d’Europa 

Esattamente dieci anni fa ci lasciava Guglielmo Papaleo, cavaliere del lavoro, tifoso giallorosso, prezioso sostenitore dell’Uesse in molti frangenti (fortunati e disgraziati) della sua storia, fondatore della Guglielmo Caffè.

Per l’intera giornata di oggi, i nostri utenti visualizzeranno un messaggio che la sua famiglia – inserzionista da tempo di questo portale – e i dipendenti della sua azienda hanno inteso dedicargli in occasione di questo particolare anniversario.

La storia del Cavaliere Guglielmo è una bella storia, che a raccontarla per intero quasi si sentono echi d’America, di “self made man” e libertà d’impresa. Invece è una storia tutta nostra. Costituisce un patrimonio collettivo che non si identifica ovviamente con gli utili di una realtà industriale quale è la Guglielmo oggi, ma che si esprime attraverso un’idea potenzialmente rivoluzionaria.

L’idea è questa: anche alle nostre latitudini, anche nell’estrema periferia d’Europa, è possibile intraprendere con successo. È possibile associare la parola rischio a qualcosa di positivo, e non per forza alle azioni e ai mille strumenti con i quali la criminalità organizzata esercita la sua pressione mortifera. È possibile anche in questa Regione – che come fosse una patria ci ostiniamo a chiamare “Terra” – creare attività difficilmente riproducibili da un qualsiasi altro operatore economico, attività con una propria identità, una filosofia in grado di arricchire la comunità e resistere, grazie a questa stessa ricchezza, alle crisi prolungate della nostra epoca. Una storia di passione e di lavoro. Mica un call center qualsiasi.

Nel 1945, a conflitto appena concluso e ricostruzione ancora da avviare – con un’esperienza da garzone di bottega maturata prima della guerra – Guglielmo Papaleo apre un piccolo negozio su Corso Mazzini. È proprio sul nostro Corso che inizia la storia del Cavaliere. E questa storia comincia con una sola macchina per il caffé. Il resto è racconto di una crescita costante. L’allargamento dell’attività solo due anni più tardi,  il trasferimento a Stratò nel ’52  e poi quello a Catanzaro Sala nel ’57 dove la produzione del caffé diventa centrale.

È negli anni ’50 che Guglielmo Papaleo commercializza il suo caffé nell’intera provincia, compiendo un passo importante, anzi, decisivo. Sì, perché  proprio in quegli anni viene preparato il contesto all’interno del quale si svilupperà la realtà aziendale che conosciamo oggi. E l’abilità di Guglielmo Papaleo è chiara anche nella comunicazione. Se in questo campo ancora oggi molte realtà calabresi sono pressocché all’era della pietra, la Guglielmo Caffé viene conosciuta soprattutto grazie ad una comunicazione riuscita, fatta di spot che diventano in breve sinonimo di Calabria e di Catanzaro.

Lo stabilimento di Copanello, che oggi si estende su un’area di oltre 10 mila metri quadrati, viene inaugurato nel ’72 e dagli anni ’80, grazie anche all’ingresso in società della famiglia Volpi, l’azienda si struttura secondo le moderne esigenze del mercato. Oggi la Guglielmo esporta in molti paesi del mondo e ha punti vendita in diverse città d’Italia e d’Europa. Ha diversificato la propria attività e assunto nuovi collaboratori che di recente, davanti a un’odiosa intimidazione mafiosa, si sono mobilitati compatti.

Ma a dieci anni dalla scomparsa del Cavaliere Papaleo è quell’inizio che vogliamo ricordare. Quel garzone che diventa imprenditore in Calabria, a Catanzaro. È molto più che una suggestione da anniversario. È una lezione preziosa. Come non se ne trovano più in giro in tempi come questo.

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