Seconda partita notturna al “Ceravolo” e ancora una volta è pareggio. Uno a uno come all’esordio contro il Viareggio.
In cinquemila (con una ventina di tifosi ospiti) si presentano al “Ceravolo” snobbando la sfida al vertice che offre la massima serie. Se nel campo lo spettacolo visto non è stato eccelso per via di due squadre che, con le rispettive tattiche, si sono quasi annullate a vicenda, sugli spalti per presenze e coreografia mamma RAI può ritenersi soddisfatta di aver mandato in onda una sfida che almeno offre il sapore di una partita di calcio. Infatti, la cornice di pubblico è degna di almeno una categoria superiore se non di più, specie se rapportata ad alcune sfide che ci propongono le offerte televisive, con spalti vuoti e presenze al minimo come se si stesse giocando un torneo amatoriale in campetti di periferia. Funziona tutto alla perfezione questa volta per quanto concerne l’organizzazione. Nessuna fila ai botteghini e ai tornelli, illuminazione perfetta e altoparlanti in funzione.
Ci sono da festeggiare i 40 anni di attività degli Ultras e la coreografia proposta è una novità per la “MassimoCapraro”. Quel treno che parte dalla tribuna e arriva nel settore più caldo rappresenta 40 anni di viaggi e presenze in ogni stadio d’Italia. Dai più famosi a quelli nelle località più sperdute dello stivale. “Da 40 anni dentro e fuori portiamo in alto i tuoi i colori” è la frase che campeggia sullo striscione di presentazione e che racchiude una storia che, nel bene e nel male, sentenzia che il Catanzaro ha sempre un pubblico con una passione che difficilmente si trova in altri posti. L’applauso di tutto lo stadio (si fa per dire perché i distinti mancano ed è davvero un peccato per le casse societarie) a coreografia conclusa è il segno che pur avendo spesso modi e idee diverse di pensare, quando si mette al primo posto l’amore per i colori, il binomio curva-resto dello stadio è indissolubile ed è quell’arma in più che ogni avversario che capita dalle nostre parti può ammirare e apprezzare. A conferma di ciò che affermiamo senza timore di essere smentiti, basta rileggere ciò che ha detto il tecnico marchigiano Pergolizzi. «I ragazzi hanno dato tutto, dimostrando un grande carattere. Sono fiero di questa squadra, anche perché stasera non era facile contro il Catanzaro, che è forte, aveva 12 punti, e giocava in questo stadio con più di 5000 tifosi». Frasi come queste non possono che farci piacere, le abbiamo sentito da 40 anni a questa parte se non di più, e chissà quante altre volte le sentiremo, perché il Catanzaro avrà sempre i suoi tifosi.
veniamo alla partita, non prima di spiegare ai più giovani, cosa proviamo quando dal tunnel degli spogliatoi escono le due squadre. Quelle maglie a strisce verticali delle due compagini a tanti dei presenti di ieri, hanno fatto fare un salto indietro nel tempo. Con le nostre orecchie abbiamo udito gente che per un attimo ha rivisto la serie A. Per un istante anche noi pensavamo di vedere in campo Palanca e Ranieri da una parte e Moro e Pasinato dall’altra, giusto per citare qualche campione dell’epoca. Scusandoci per il revival che deve essere da sprono per i più giovani, e per capire cosa sono stati Catanzaro e Ascoli quando il calcio era un’altra cosa, e quando una salvezza nella massima serie era uno scudetto, adesso torniamo alla realtà.
Brevi ripresenta la squadra di Nocera e anche Pergolizzi cambia poco rispetto alla sua ultima partita interna con la Salernitana, schierando dal primo minuto l’attaccante Vegnaduzzo e arretrando sulla linea dei centrocampisti l’ex del Poggibonsi, Scicchitano, nato a Roma e con i genitori di Isca sullo Ionio. Sin dai primi minuti i due tecnici danno l’impressione di essersi studiati a vicenda e di conoscere pregi e difetti delle loro due squadre. Entrambi schierano un centrocampo con un baricentro basso perché le caratteristiche di bianconeri e giallorossi per certi versi si somigliano. Le duecompagini hanno nelle ripartenze l’arma in più. Dopo solo sei minuti di gioco l’equilibrio viene spezzato da una svista dell’estremo difensore Bindi. Falzerano s’incunea fra Catacchini e il portiere catanzarese “la prendo io la la prendi tu” e il piccolo attaccante mette la gamba e segna un goal che è un autentico regalo confezionato. Al termine dei novanta minuti l’Ascoli non impegnerà mai più Bindi e pur se il pareggio alla fine è un risultato giusto, rimane il rammarico perché senza quell’infortunio oggi forse avremmo parlato di un’altra vittoria. Il Catanzaro reagisce immediatamente e l’Ascoli, che già aveva preparato una partita sulla difensiva, arretra ancor di più il suo baricentro. Non è facile trovare spazi fra le maglie strettissime dei bianconeri e quando Russotto si accende sulla sinistra non trova in area chi può dare il colpo finale e chi l’accompagna nelle sue giocate.
Dopo il goal però, i giallorossi alzano il ritmo e cominciano a creare qualcosa, soprattutto quando centrocampisti e terzini salgono. Al 19′ Benedetti arriva a rimorchio e raccoglie un rimpallo e con un fendente di sinistro da fuori area trafigge Russo e segna un eurogol. Il Catanzaro continua a pressare e adesso si capisce cos’è l’Ascoli. Squadra con un centrocampo solidissimo con due marpioni come Capece e Pestrin che pressano chiunque capiti dalle loro parti e limitano sia Russotto che l’inventiva di Tortolano che giostrava nel mezzo nel ruolo di trequartista. Inoltre, i due ascolani quando conquistano il pallone sono bravi ad amministrarlo e a smorzare i ritmi alti che vorrebbe il Catanzaro. Le Aquile dopo il goal giocano nella metà campo avversaria ma è evidente che per segnare occorrerebbe una giocata di classe o un episodio. Il momento buono potrebbe essere al 25′ con Tortolano che finalmente ha un po’ di spazio e conquista una punizione dal limite. Il destro di Russotto sbatte sulla traversa a portiere battuto. Ci sarebbe anche un’opportunità di Fioretti (in ombra ma ne parleremo più avanti) servito da una leggerezza di Schiavino, ma il bomber romano incespica sul più bello. Quando inizia la ripresa sembra che per i primi dieci minuti la partita possa avere un’altra fisionomia. L’Ascoli cerca qualche sortita offensiva invitato dal fatto che Vitiello arretra quasi sulla linea dei difensori per fare avanzare il roccioso centrocampo ascolano. In quei dieci minuti le squadre sembrano lunghe e due volte i giallorossi conquistano il pallone e potrebbero ripartire. Tortolano non ne approfitta e Marchi oggi nella fase offensiva non è propositivo. Pestrin, che in campo porta il credo di Pergolizzi, capisce che se avanzano di qualche metro possono correre dei rischi e allora si rimette dietro invitando a sua volta i giallorossi a fare gioco.
Sappiamo bene che nel mezzo il Catanzaro ha poca fantasia e quindi con una squadra chiusa che bada solo a difendersi le difficoltà aumentano. Con qualche tiro da fuori ci provano Benedetti e Catacchini però è evidente che più passa il tempo e più appare concreta la divisione della posta in palio. Al termine della partita i calciatori catanzaresi raccolgono l’applauso del pubblico perché l’impegno e la volontà di certo non sono mancati. Analizzando la partita e ascoltando i commenti di qualche addetto ai lavori e dei tifosi (che come sempre si dilettano a fare gli allenatori, altrimenti il calcio non sarebbe il gioco più bello del mondo) sappiamo bene che il Catanzaro costruito quest’estate non è una corazzata, ma è una squadra che può dire la sua in questo campionato. L’unico consiglio che vogliamo dare agli “allenatori” è che ben vengano le critiche e i discorsi tecnici, ma lacerarsi la mente sin da ora pensando al mercato di riparazione, è davvero presto ed è irrispettoso verso chi sta in questo momento dando l’anima in campo. La difesa è solida e l’ingenuità di ieri è un incidente di percorso. Che nel mezzo manchi un po’ di qualità è risaputo, e per questo Brevi in campo vuole dinamismo e corsa ed è necessario che tutti partecipino al gioco nella fase offensiva anche con i movimenti senza palla.
Fioretti non era brillante come lo era stato in altre partite, dove pur non avendo segnato con i suoi movimenti creava spazi e dialogando con i compagni era un stato un punto di riferimento importante. Una giornata storta può capitare e il fatto di non avere avuto Germinale che poteva essere una soluzione nell’economia del gioco offensivo ha pesato. La facilità con cui venivano raddoppiati e pressati i nostri portatori di palla è stata la chiave della partita e in questi casi occorre che chi sta davanti crei spazi e aiuti i compagni. Ci dilettiamo anche noi a fare gli allenatori e qualcosa bisogna dirla sui cambi. Uno come Russotto noi dal campo non lo toglieremmo mai, ma a prescindere da quest’affermazione che può essere anche non condivisa, forse ieri serviva qualcosa di diverso per allargare le maglie della granitico centrocampo ascolano. Chissà se togliendo Fioretti e lasciando i difensori ascolani senza punti di riferimento i due mastini della zona nevralgica, Capece e Pestrin, sarebbero venuti più avanti perché convinti di essere protetti dietro? I centrali difensivi bianconeri non ci sono sembrati di livello e se la soluzione suddetta poteva essere vincente non lo sapremo mai perché i cambi sono andati verso un’altra direzione.
Ora ci aspetterà una nuova notturna a Perugia. Altra sfida dal sapore antico e altra partita in cui sicuramente il Catanzaro non partirà battuto nonostante le condizioni diverse. l Grifoni dovranno giocare e non stare dietro come l’Ascoli di ieri.
Una certezza però l’abbiamo ed è giusto segnalarla. Alla vigilia del campionato più strano che la Lega abbia mai proposto (senza retrocessioni) sembrava che il Catanzaro dovesse recitare un ruolo anonimo e di comparsa. Non è così invece, il Catanzaro c’è e allora Forza Aquile e anche in notturna il nostro invito è tutti a Perugia.
Salvatore Ferragina