Nel calcio può succedere davvero di tutto. Puoi ritrovarti nella stessa categoria, puoi retrocedere o essere promosso, ma in ogni caso devi tenere conto, per ripartire l’anno successivo, dei pregi e dei difetti evidenziati nella stagione precedente. È quello che tenteremo di fare, cercando di analizzare il Catanzaro in questa stagione 2013-2014, conclusasi col quarto posto in campionato e l’eliminazione ai quarti di finale dei play-off di Prima Divisione,
Prima di addentrarci, è giusto partire dall’inizio, da giugno dello scorso anno, senza dimenticare che nella stagione precedente erano stati dilapidati in un colpo solo, per inesperienza e presunzione, tutte le basi di partenza del primo anno della gestione Cosentino. Se non si rammenta quanto accaduto, dopo l’addio dei due tecnici (Cozza e D’Adderio) che si erano avvicendati sulla panchina giallorossa e della salvezza conquistata all’ultimo respiro a Sorrento, non è possibile compiere un’analisi chiara sul torneo che ci ha visto eliminati al primo turno dei play off. La panchina giallorossa è stata affidata a Oscar Brevi e, prima del ritiro estivo, era evidente a tutti l’obiettivo manifestato dalla società: fare meglio dell’anno prima e disputare un torneo dignitoso, senza sofferenze e senza precludersi la possibilità di centrare i play off allargati sino al nono posto.
Missione compiuta. Ma sappiamo bene che i tifosi di ogni latitudine ambiscono giustamente a palcoscenici diversi, specialmente se ci sono le condizioni. Per condizioni intendiamo quelle che il Catanzaro ha: una proprietà forte alle spalle, come chiedevano i tifosi prima dell’avvento di Cosentino, e una società che pur consapevole delle difficoltà economiche (in Lega Pro i contributi scarseggiano) sa bene che solo organizzandosi potrà davvero ambire a competere nel calcio che conta. Se pensiamo al primo Catanzaro di Cosentino, cioè quello con il Cozza factotum, sul quale gravavano mille problemi, sono stati fatti passi da gigante, ma migliorare l’aspetto organizzativo è una priorità che deve camminare di pari passo con i risultati del campo e noi lo ripeteremo fino alla noia.
Al termine del girone d’andata, prima della sconfitta interna contro L’Aquila, non è un’eresia sostenere che la squadra di mister Brevi era andata ben aldilà delle attese. La vetta era lontana solo tre punti e l’acquolina in bocca era venuta un po’ a tutti i sostenitori del Catanzaro. Crediamo anche alla società, che ha tentato con alcuni “colpi” di gennaio di rafforzare la squadra, ma non tutto è andato per il verso giusto. Alcuni acquisti, Madonia su tutti, hanno deluso, altri hanno giocato pochissimo perché fuori forma o perché subito infortunati. Solo Vacca ha dato quel valore aggiunto che serviva a un centrocampo carente nella costruzione del gioco. Questo tipo di esperienza servirà per capire, ove ancora ce ne fosse bisogno, che il mercato di riparazione deve essere utilizzato per migliorare una squadra e non per completarla. Senza andare lontano nel tempo, basta citare gli innesti di Sirignano, Giampà e Quadri, nel primo torneo dell’era Cosentino, che diedero un contributo decisivo per raggiungere la promozione.
Comunque alla fine, pur con tanta amarezza, ci può essere delusione per l’epilogo contro il Benevento, ma allo stesso tempo, bisogna ritenersi soddisfatti e fiduciosi per il futuro, perché sia l’attuale gruppo di calciatori (quelli sotto contratto e non) sia la società oggi hanno posto delle basi, che se supportate dai fatti, possono essere un buon viatico per la prossima stagione.
Qualcuno definisce il prossimo torneo una C2 allargata. Non è così. Se ci sarà la classica divisione nei tre gironi (nord, centro, sud), quello meridionale somiglierà tantissimo a quei campionati disputati a metà anni 80 che il Catanzaro dominò, conquistando la prima piazza in due stagioni. Saranno tanti i derby veri e quelli sulla carta. Proprio per questo la società giallorossa dovrà comprendere che nel prossimo torneo, il Catanzaro non potrà non essere in prima fila in un’ipotetica griglia di partenza di un GP di Formula 1.
Chi sarà il tecnico della prossima stagione? Questo è il primo serio interrogativo che abbiamo davanti. Indubbiamente mister Brevi ha fatto bene e ha centrato gli obiettivi di partenza, oltre a dimostrarsi una gran persona, sempre pacato e corretto nei suoi interventi. Ha saputo creare un gruppo vero, che certamente per valori tecnici non era paragonabile alle squadre che si sono classificate nelle prime tre posizioni e agli stessi sanniti che hanno eliminato il Catanzaro.
Proprio questo risultato non è passato inosservato agli addetti ai lavori, ed è risaputo che il tecnico milanese ha richieste anche da squadre di categoria superiore (Brescia ad esempio e Spal, giusto per fare alcuni nomi). Se Brevi dovesse lasciare, circola con insistenza il nome di Braglia, al capolinea dell’esperienza con la Juve Stabia. Naturalmente, se dovesse davvero essere lui il tecnico per la prossima stagione, crediamo siano inutili i proclami o altro: con “Pierino” non si può che puntare alla vittoria del campionato. Il tecnico della storica promozione in B conosce la piazza e le sue esigenze quasi meglio di un tifoso catanzarese. Aspettiamo gli eventi. Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni. La disponibilità del tecnico toscano c’è tutta. E un matrimonio Cosentino-Braglia accenderebbe quel fuoco di entusiasmo che forse solo nella finale play-off abbiamo visto in questo campionato.
Rimarrà Brevi? Arriverà Braglia? Sarà chiamato un altro tecnico tenuto segreto sul taccuino di Ortoli? Comunque andrà, un dato è certo: questa squadra ha ottimi elementi e sarebbe un peccato smantellare un organico che si è classificato quarto in un torneo difficilissimo. Chiunque si accomoderà sulla panchina delle aquile, non potrà non tenere conto dei sorprendenti risultati raggiunti. Analizziamo ora per singolo reparto l’attuale organico in dote al presidente Cosentino, rammentando che a costruire la squadra, insieme al tecnico attuale o al prossimo, ci sarà il Ds Ortoli che dovrebbe essere confermato. Sono 23 i calciatori che compongono l’attuale rosa del Catanzaro, una rosa che comunque va integrata numericamente perché il prossimo torneo avrà molte più squadre (20) e più partite in programma.
Il Catanzaro di questa stagione ha mostrato facce diverse. Nel girone d’andata ha giocato con il 4-3-3, adattando in molti ruoli calciatori che non avevano le giuste caratteristiche. Catacchini da terzino destro è stato ad esempio dirottato sulla corsia opposta. A Vitiello sono stati affidati compiti di regia (a inizio torneo fu bocciato Uliano) che non gli competevano per caratteristiche. E infine il tridente d’attacco che ha visto alternarsi tutti gli elementi del reparto offensivo con alterne fortune. Spesso la manovra è stata inefficace e in alcuni casi abbiamo assistito allo snaturamento delle caratteristiche di alcuni calciatori: Russotto su tutti, ma per certi versi anche Fioretti. Pur raggiungendo al termine del giro di boa una posizione di classifica interessante, era evidente che le formazioni schierate da Brevi dovessero di volta in volta far di necessità virtù, sopperendo al gap tecnico con la grinta e la determinazione che sono diventate il marchio di fabbrica della squadra giallorossa.
Nel girone di ritorno abbiamo visto invece un Catanzaro diverso. Un Catanzaro che ha cambiato modulo, che ha giocato indifferentemente con la difesa a tre, a quattro o a cinque, adattandosi di volta in volta alla partita che doveva affrontare. La solidità difensiva è stata la forza di questa squadra e, anche nel girone di ritorno, i giallorossi hanno subito pochissimo gli avversari. L’innesto di Vacca, l’invenzione di Vitiello dietro nella difesa a tre, l’arretramento di Marchi sulla corsia di destra, le prestazioni in ascesa di Sabatino (che aveva deluso all’andata) hanno contribuito a migliorare la manovra, ma lo score dei goal realizzati è rimasto sempre in rosso. Poche volte i giallorossi hanno dimostrato fluidità nella manovra e negli ultimi sedici metri, poche volte si è visto un Catanzaro arrembante sotto porta.
A nostro avviso bisognerà partire proprio dalla seconda parte del torneo per costruire una squadra che potrà dare le soddisfazioni che società e tifosi meritano. E sembra quasi un gioco del destino che sia spuntato il nome di Braglia perché nel girone di ritorno si è visto un Catanzaro che per impostazione di gioco somigliava tanto alle squadre guidate dall’ex centrocampista dei tempi della serie A. Anche il Catanzaro di Braglia, quello della cavalcata vincente in serie B stagione 2003-04, aveva la migliore difesa del girone.
Puntare sugli uomini della difesa, portieri compresi, crediamo sia una di quelle cose neanche da discutere. Bindi e Scuffia sono due certezze. Rigione è da blindare nonostante l’interesse di tante squadre grazie alla giovane età e al grande campionato disputato. Così come quello di Vitiello, regista d’emergenza all’inizio e re-inventato leader difensivo nella seconda parte della stagione. Capitan Ferraro ha fatto una scelta di vita tornando a Catanzaro, Bacchetti e Rosania dovrebbero rientrare alla base (Pescara e Ascoli), dopo lo scarso minutaggio ottenuto. In bilico Calvarese, in comproprietà col Pescara, e Catacchini, in scadenza di contratto. Ci piace sottolineare la grande duttilità che ogni elemento ha saputo dimostrare nel ricoprire più ruoli.
Dalla cintola in su bisognerà invece lavorare. A centrocampo la fonte di gioco sarà ancora Vacca ma gli altri tre centrocampisti, i due laterali e l’interno, dovranno saper fare bene le due fasi. Benedetti, Sabatino e Marchi, sono i giocatori maggiormente impiegati da Brevi. I primi due sono in scadenza di contratto, sul terzo andrà esercitata l’opzione del riscatto o tornerà al Bologna come Casini. Per via di qualche infortunio non abbiamo visto invece Di Chiara che ha destato comunque un’ottima impressione ma è in prestito dal Palermo. Anche Morosini ha avuto poco spazio: vedremo se si sarà guadagnato una riconferma.
Infine l’attacco. Un vero bomber risolverebbe di colpo tanti problemi. Tornando indietro nel tempo, vogliamo ricordare quanti 1-0 della cavalcata di Braglia verso la B furono firmati da Giorgio Corona. E andando ancora a ritroso nel tempo, non si possono non ricordare le magie di Massimo Palanca, nell’anno di Tobia, quando un Catanzaro partito a rilento risalì di colpo con l’arrivo di Orey.
La posizione di Russotto, in comproprietà con il Parma, è quella più delicata. Sappiamo bene che l’ex nazionale under 21 è un calciatore di livello e che in questa stagione spesso si è sacrificato in compiti non suoi. Conosciamo bene il suo valore e sarebbe interessante rivederlo in un Catanzaro più spregiudicato in avanti e con i giusti tasselli. Delicata anche la situazione di Fioretti, che ha un contratto più pesante dei gol segnati nell’ultimo campionato, e Germinale, lottatore di razza sul quale pende l’opzione da esercitare per un altro anno di contratto. Madonia è del Catanzaro ma è stato la più grande delusione della stagione. Vedremo se avrà una chance per riscattarsi. Infine per Martignago andrà risolta la comproprietà col Cittadella.
Scelte che riguardano naturalmente il DS e il futuro allenatore delle aquile. Un attaccante di razza, un paio di ali, una seconda punta, un centrocampista dinamico, gli esterni di centrocampo. Tutti tasselli che potrebbero servire per migliorare la qualità di questo Catanzaro. Le priorità saranno dettate dall’allenatore e dal modulo che sceglierà di adottare, così come le riconferme. Nei prossimi giorni ci sarà più chiarezza. Non ci resta che attendere, pronti a sostenere il Catanzaro come sempre.
Salvatore Ferragina