È il destino di questa squadra. È il destino di questa tifoseria. Dopo una stagione condotta quasi sempre al vertice, a 6 giornate dalla fine arriva un’altra brusca frenata che compromette il meraviglioso campionato condotto finora dal Catanzaro. Le avvisaglie c’erano già state, ma ormai la costanza con cui i giallorossi perdono in trasferta è praticamente uguale alla facilità con cui gli avversari si arrendono al “Ceravolo”. Un’andatura che non basta più per tenere il ritmo della Juve Stabia e approdare in C1 passando per il portone principale. E i play-off si avvicinano pericolosamente. La porta di servizio che, per il Catanzaro, è stata sempre sbarrata.
CROCE E DELIZIA – Per la prima volta gli encomiabili ragazzi di Auteri subiscono il sorpasso della Juve Stabia. E per la prima volta non servirebbero nemmeno i virtuali tre punti di penalizzazione perché anche la differenza reti parla campano. Il calendario ora è in discesa per la squadra di Rastelli, uscita trionfalmente dalla doppia trasferta di Brindisi e Isola. Mentre il Catanzaro torna con le ossa rotte da Scafati, dove si è ripetuta la triste prestazione di Roma. Lo stesso 2-0, la stessa superiorità numerica non sfruttata, lo stesso legno (lì Caputo, qui Longoni) a sancire una giornata storta. Ma i segnali più preoccupanti arrivano dalle prestazioni della squadra, incapace di produrre un calcio diverso dal solito tic-toc che in casa sembra un segno di personalità e bel gioco, in trasferta l’esatto opposto: leziosità e scarsa incisività. Un Catanzaro croce e delizia che al “Ceravolo” dimentica i buchi di organico e lo stato di forma precario di alcuni suoi uomini. Ma in trasferta evidenzia sempre più le sue lacune. Lo testimonia la disperata mossa di Auteri che sposta Di Maio a centrattacco come il Tudor di Lippi, il Materazzi di Mancini, il Mexes di Spalletti. Incapacità di attaccare difese schierate e mancanza di un uomo di peso in mezzo all’area per capitalizzare tutto quanto passa nella spazzatura di una partita complicata.
CONFUSIONE SOCIETARIA – E qui si torna al solito discorso di un organico ristretto e di un mercato di gennaio fallimentare o inesistente. Ma soprattutto il dejà-vu di tante stagioni di C2 fa capolino all’orizzonte. Una società in grave difficoltà economica che, stavolta, non fa niente per nasconderlo, salvo poi smentirsi cinque minuti dopo. La folle conferenza stampa di Aiello ha creato una confusione pazzesca. Nella tifoseria e, chissà, anche nella testa dei giocatori che dall’altare si ritrovano già nella polvere, ricoperti dai sospetti più infamanti e additati come responsabili di un’eventuale delusione. Niente di più sbagliato, niente di più ingiusto. L’ultima uscita del socio di minoranza Catalano, che vorrebbe tranquillizzare sullo stato di salute della società, sugli obiettivi e sul futuro, contribuisce a spargere ulteriore fumo in una situazione caotica e complessa. Proprio nel momento cruciale di una stagione iniziata dalla “colletta salva-calcio” e segnata da fatture inevase, debiti del passato e del presente, sciopero dei calciatori, cessioni illustri per motivi di budget, scadenze fiscali non rispettate (che porteranno ad altre sanzioni), ricapitalizzazioni last minute. Insomma, da questo punto di vista, niente di nuovo rispetto alle gestioni del recente passato. Adesso ancora proclami e parole in attesa di segnali concreti che avrebbero anche un riflesso sui risultati del campo.
POST ELEZIONI – Nel frattempo, in attesa di saperne di più sulle presunte, ben avviate trattative di Aiello con imprenditori pronti a entrare in società, si è consumata a Catanzaro e in tutta la Calabria la tornata elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale. La speranza è che, adesso, tutti coloro i quali si sono dimostrati solerti e attenti alle sorti dei giallorossi durante la campagna elettorale si attivino seriamente per trovare una via d’uscita a questa situazione, attraverso il coinvolgimento della classe imprenditoriale della città. A partire, naturalmente, dal sindaco Olivo. Tutti, istituzioni e politici, tranne uno. Il neo-eletto Claudio Parente troverà sul tavolo del Consiglio Regionale i tanti problemi di una Calabria allo sbando, sempre più in basso (non solo geograficamente) nel panorama europeo. Problemi ben più importanti di quelli di una povera squadra di calcio di quarta serie. Speriamo se la cavi meglio di quanto non fece quando era presidente proprio dell’US Catanzaro. Che portò in serie B, prima di abbandonarlo sull’orlo del baratro che avrebbe risucchiato per sempre il figlio prediletto di questa città. Ecco, dott. Parente, con tutte le problematiche che la Calabria si trova ad affrontare, meglio tenersi lontani da questa piccola squadra di quarta serie, che ancora fatica a riprendersi quella dignità perduta nel 2006. Pensi, non è riuscito a restituirgliela neanche un senatore. I suoi elettori e i tifosi del Catanzaro gliene saranno grati.