SAREBBERO stati due gli incontri pre elettorali con il senatore Piero Aiello, indagato per voto di scambio con l’aggravante mafiosa nell’operazione “Perseo” contro il quale la Dda di Catanzaro aveva chiesto l’arresto rigettato dal gip, rigetto sul quale la Dda ha presentato ricorso al Riesame. Aiello, prima di entrare in parlamento, era stato candidato e poi eletto alle regionali del 2010 con il Pdl e in seguito diventò assessore regionale.
A rivelare i dettagli delle riunioni finite nell’inchiesta è lo stesso boss pentito Giuseppe Giampà nell’interrogatorio del 4 febbraio 2013. «In relazione all’incontro – è scritto nel resoconto dell’interrogatorio – avvenuto con il politico di nome Aiello Piero presso lo studio dell’avvocato Scaramuzzino Giovanni detto “Chicco” (fra i 66 arrestati il 26 luglio scorso) di cui ho già riferito in un precedente verbale di interrogatorio, vi riferisco che in realtà vi sono stati due incontri a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro entrambi presso il predetto studio legale; io ho partecipato solo al primo di questi incontri e ricordo che oltre me vi erano anche Molinaro Maurizio, Enzo Giampà, ovviamente quello classe 70, il padre dell’avvocato Giovanni Scaramuzzino che è o era primario del pronto soccorso di Lamezia Tenne e che era interessato all’incontro con il predetto politico che sapevo avere l’incarico di assessore alla Sanità in ambito regionale, nonché Saverio Cappello il quale in quel periodo stava iniziando un’attività insieme al suo socio di nome Simone, nel campo della rigenerazione delle cartucce delle stampanti e che quindi aveva interesse di aggiudicarsi appalti di questa natura all’interno delle strutture sanitarie o degli uffici regionali; al secondo incontro io non ebbi modo di partecipare in prima persona, ma sicuramente vi parteciparono nuovamente nuovamente Maurizio Molinaro ed Enzo Giampà “classe 70” ai quali fu consegnato del materiale elettorale».
Il boss ha precisato che «la presentazione tra me e gli altri soggetti che ho citato ed il politico Piero Aiello, avvenne direttamente tramite l’avvocato Scaramuzzino Giovanni che ci presenta ad egli come suoi amici che potevano aiutarlo in campagna elettorale; in particolare l’avvocato Scaramuzzino in precedenza mi aveva riferito che c’era questo politico di Catanzaro amico di suo padre che si presentava alle elezioni regionali e che voleva essere aiutato a raccogliere più voti possibile nella zona di Lamezia Tenne; il nostro impegno sarebbe stato contraccambiato con aiuti da parte del medesimo politico qualora fosse stato eletto in relazione alle attività gestite da me (che all’epoca ero socio della GT distribuzione), da Molinaro Maurizio che gestiva la spedizione di posta privata e da Cappello Saverio che stava iniziando l’attività sopradescritta; io acconsentii alla proposta dell’avvocato Scaramuzzino dicendogli che se il politico era un amico di suo padre e suo, era anche un amico nostro; presumo che il predetto politico sapesse chi ero io e le persone che erano con me, in quanto così come “Chicco” Scaramuzzino ha descritto a noi chi era la persona che dovevamo incontrare altrettanto credo avesse fatto nei confronti del politico suddetto, per informarlo delle persone con cui avrebbe avuto l’incontro».
E sulla vicenda Giuseppe Giampà è stato nuovamente interrogato il 3 luglio 2013 (23 giorni prima cioè dell’operazione “Perseo”). A tal proposito, dopo avere ripercorso nei medesimi termini, le fasi precedenti l’incontro ha innanzitutto precisato, “con assoluta certezza”, che alla riunione ha partecipato Saverio Cappello (esponente di spicco del clan e pentitosi a dicembre 2011). Saverio Cappello per questa vicenda è stato interrogato due volte. La prima il 6 febbraio 2013 quando ha raccontato agli inquirenti che “l’incontro avvenuto con il politico a nome Aiello, presso lo studio dell’avvocato Scaramuzzino detto “Chicco” è stato preceduto da un incontro con Giuseppe Giampà il quale mi prospettava di questo appuntamento dicendomi che ci dovevamo impegnare per raccogliere questi voti perché era un politico e per come riferitogli da Scaramuzzino dovevamo farlo vincere in quanto poi si sarebbe messo a disposizione nell’ambito di appalti, anche perché lo Scaramuzzino con il politico Aiello aveva rapporti personali e diretti. Dopo due giorni passai a prendere Giuseppe a casa e ci siamo recati presso lo studio Scaramuzzino, inizialmente abbiamo avuto un breve colloquio con l’avvocato il quale ci prospettava quanto appena detto dopodiché ci accompagnava in un’altra stanza dello studio dove conoscevamo Aiello che era in compagnia del padre dell’avvocato Scaramuzzino di cui non conosco il nome. Aiello si è presentato a noi e Scaramuzzino ci presentava come due persone importanti di Lamezia Terme e che potevano fare ottenere diversi voti. Aiello si metteva a disposizione dicendoci di impegnarci che poi lui a sua volta si sarebbe messo a nostra disposizione nell’ambito delle sue competenze politiche. Ci ha consegnato i bigliettini pubblicitari e ci siamo salutati, allontanandoci dallo studio. Ricordo che nella circostanza Giuseppe Giampà mi disse che avremmo dovuto impegnarci in quanto l’Aiello ci sarebbe servito in caso di vittoria».
Circostanze che Cappello, per come emerge dagli atti dell’operazione “Perseo”, ha nuovamente ribadito nell’interrogatorio del 3 luglio 2013.
Fonte: ilquotidianoweb.it
Autore: Pasqualino Rettura