“ Non sono poche le cose che avrei in animo di chiarire in merito alle notizie di stampa e televisive riguardanti sia la perquisizione effettuata ieri negli uffici dell’Abramotel, sia la mia posizione e quella di dirigenti e collaboratori dell’azienda rispetto ai rapporti intercorsi, da quasi un ventennio, tra l’azienda stessa e la Regione. Nonostante ciò eviterò di entrare nel merito dell’inchiesta in corso, fiducioso, come lo sono, del lavoro della giustizia e nella convinzione che, dopo le risposte fornite ieri al magistrato, ogni altro approfondimento della questione proverà, non solo la mia completa estraneità ai fatti, ma anche l’estrema correttezza dei comportamenti di tutte le persone coinvolte nella vicenda.
Tuttavia, alcune notizie pubblicate con enfasi dalla stampa o riferite da alcune reti televisive, le devo smentire in modo perentorio. In primo luogo non corrisponde al vero che la vicenda Abramotel riguardi i fatti oggetto dell’inchiesta denominata Why not.
Così com’è destituita di ogni fondamento la sottolineatura, presa a pretesto per titolare a tutta pagina alcuni quotidiani, che la mia persona o la mia abitazione siano state sottoposte a perquisizione. Del tutto inventata è, al pari, l’analoga circostanza che a tali provvedimenti sia stato sottoposto anche il direttore di Abramotel, dott. Antonio Viapiana.
Allo stesso modo devo smentire ogni e qualsiasi intreccio perverso ipotizzato dagli organi di stampa circa i rapporti tra Abramotel ( azienda del gruppo della quale ho ceduto la direzione non appena entrai a far parte del Consiglio Regionale) e la regione Calabria.
Su questo punto credo, come ho già detto, di aver dato risposte esaurienti al magistrato circa l’adamantino comportamento di un’azienda, che dopo il completo fallimento di Telcal e di ogni ipotesi di sviluppo telematico, ha fatto da apripista in un settore che la Regione ha sempre e comunque sottovalutato, mentre l’Abramotel ha fornito sia alla Regione, sia ai singoli Comuni, sia ai cittadini calabresi servizi a bassissimo costo. Tutto ciò senza mai usufruire di fondi europei o di contributi a fondo agevolato o perduto.
Attualmente, Abramotel è in via di chiusura, non ha e non intende avere più rapporti con la Regione, né con altri enti pubblici. Essa vuole, in tal modo, allinearsi, alla politica di un Gruppo che conta ormai circa tremila dipendenti e che ha deciso, ormai da un decennio, di non avere più commesse pubbliche, le quali, tra l’altro, rappresentano una parte infinitesimale del fatturato e dell’utile il cui ammontare, come ho riferito al magistrato, consentiva a malapena, all’azienda, di assicurare gli stipendi al personale e di rinnovare gli impianti.
Com’è costume, però, della mia famiglia e dell’imprenditoria sana, anche nei momenti più difficili, non si è mai voluto fare ricorso né alla cassa integrazione, né ai licenziamenti.
Devo aggiungere che ben il 98% del fatturato è realizzato dal Gruppo al di fuori della Calabria .
Lo dico dal profondo del cuore: chi pensa e scrive che il gruppo Abramo possa trarre profitto dai soldi dei calabresi si sbaglia e dovrà ricredersi, così com’è già accaduto”.
Sergio Abramo