I Calici del 2005

Se la primavera ci regala un fiorir di fiori, l’inverno ci regala un fiorir di guide…
Guide scritte prima da pochi, poi da molti, ora da tutti e magari un giorno ne scriverò una pure io.
Ognuno ha il suo metro, il suo palato, il suo gusto una impostazione e dei canoni che il vino deve o dovrebbe rispecchiare.
Possiamo comprendere come il mare magnum delle guide finisca per disorientare e confondere il cliente.
Chi si avvicina al mondo del vino e chi vuol comprare una guida per saperne qualcosa in più deve immediatamente dimenticare un preconcetto: Le guide non dicono mai la verità, qualche volta si ma non sempre.
Primo perché è ovvio che per fare una guida sarebbe impossibile che le degustazioni vengano fatte da una sola persona ma sono fatte da schiere di degustatori, ognuno con un proprio gusto e una propria visione dei vini, dall’altro lato dobbiamo comunque considerare che i degustatori sono “tarati” tra di loro, ovvero degustano qualche vino insieme per arrivare ad essere il più omogenei possibile, ma comunque avranno un loro metro di giudizio che influenzerà anche se in minima parte, le valutazioni.
Spesso le valutazioni si esprimono in centesimi di punto. Considerando che sotto gli 80/100 un vino difficilmente viene preso in considerazione per l’ingresso in guida e che i 100/100 sono un caso più raro che unico.
La degustazione valuta l’aspetto visivo, olfattivo e gustativo, e solo se c’è una perfetta armonia e rispondenza delle tre caratteristiche avvicina il punteggio ai massimi valori.
Consideriamo anche che certi vini che non hanno struttura, corpo e longevità non potranno mai aspirare al massimo punteggio e dovranno essere sempre e comunque comparati con vini fatti dalle stesse uve.
Ultimo ma non ultimo ricordiamoci che non sempre prezzo del vino significa qualità dello stesso, ma dall’altro lato il prezzo al di sotto di un minimo non può comunque scendere.
A cosa servono le guide allora, beh, possiamo dire che le guide danno comunque un’indicazione di quella che è stata la realtà produttiva dell’anno precedente e uno sguardo d’insieme. Dall’altro lato, ci danno comunque qualche riferimento per poter conoscere le aziende.
Unico consiglio che posso dare è quello di leggere le prefazioni di due o tre guide, cercare di capire lo spirito che muove i redattori di questa o quella guida e poi confrontare le schede di qualche azienda sulle diverse guide per vedere come queste vengono confrontate dalle diverse testate.

Fatta questa piccola ma doverosa premessa, vorrei dare uno sguardo al 2005 per poter dare un giudizio sui risultati della vendemmia.
In linea di massima le guide fotografano una realtà abbastanza simile in Italia, con un primato indiscusso del Piemonte su tutte le altre regioni e un posto d’onore occupato dalla nobile ed altera Toscana.
Tra i vini pluripremiati ogni anno spuntano nomi diversi che mostrano comunque una vitalità dell’enologia italiana Dall’altro lato, i vini più famosi al mondo che per l’annata 2002 non sono usciti.
Vorrei spendere un paio di parole su quell’annata. Il 2002 è stata un’annata molto fresca e piovosa. Questo porta ad avere dei vini con poca struttura (molta acqua nell’acino e pochi zuccheri) ma dall’altro lato un’elevata acidità che conferisce freschezza (sono sinonimi) al vino, che comunque non avrà grossa struttura e quindi longevità.
Condizione opposta per il 2003 che è stata un’annata estremamente arida e calda che ci ha dato vini molto alcolici grazie alla elevata concentrazione zuccherina, ma nei quali si nota la quasi totale mancanza di acidità e freschezza e una parte alcolica del vino che surclassa tutte le altre componenti.
Io personalmente ho trovato alcuni vini del 2002 estremamente freschi e piacevoli. Negli ultimi anni si è sempre fatta una corsa a produrre vini sempre più alcolici e strutturati col rischio di fare dei veri e propri mangia e bevi. Sicuramente è il caso del 2003 da molti indicata come una buona annata ma che in molti casi porta a dei vini che sono “cotti” prima ancora di andare in commercio.
Lasciando da parte le due super regioni produttrici (Piemonte dei grandi rossi e la Toscana dei Supertascans), seguono a ruota le consolidate realtà del Trentino Alto Adige (patria dei vini forse più eleganti in Italia), del Friuli Venezia Giulia dei grandi bianchi (spesso unici nelle loro interpretazioni), del Veneto (dei grandi Amarone dei Valpolicella, dei Recioto e del Soave) e della Sicilia dei nuovi ed agguerriti vini.
Una nuova realtà che si sta sempre più affermando sono le Marche, che grazie ai suoi bianchi da lungo invecchiamento e ai suoi rossi riesce a ritagliarsi un posto di tutto rispetto in questo ideale medagliere. Rimane un po’ indietro la Lombardia (la cui fortuna dipende in gran parte dalla Franciacorta).rimane un po’ penalizzata la Puglia che si è ben messa in mostra negli ultimi anni ma che raccoglie pochi premi.
Abbiamo parlato abbastanza, abbiamo detto pure troppo, il Calice di vino che avevamo riempito sarà vuoto, e non c’è cosa migliore che chiudere la guida, riempire di nuovo il Calice e gustarci il nostro vino preferito. Cin Cin.

Nicolò Ditta

PS
Per informazioni critiche richieste e suggerimenti, tranne soldi o bottiglie di vino, scrivetemi pure a uctrapani@uscatanzaro.net

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