I Calic1 di Bologna-Catanzaro

Ultimo atto per questo campionato della rubrica di Nicolò Ditta

Bologna – Catanzaro, ultimo atto di due anni scellerati. Per un campionato che si chiude nel peggiore dei modi, tante cantine che si aprono per accogliere tanti visitatori.
Chi di noi, specie da piccolo, ha visitato le cantine di una volta, ha sempre visto questi luoghi come antri oscuri, con le ragnatele, polverosi, con quell’odore tipico di cantina, di vino caduto a terra ed evaporato.
Degne caverne di un malefico stregone in dungeons & dragons o forse simili a rifugi della più simpatica Amelia la fattucchiera.

Oggi non è più così. Alcune cantine rivaleggiano in bellezza, e cura, con i più noti alberghi a 5 stelle. Nella mia ultima visita ad uno dei più grandi produttori italiani, ho detto al mio accompagnatore “ma com’è che qui tutto è assolutamente perfetto?!” il mio stupore non era dato dalla bellezza dell’ordine o dalla cura nelle aiuole, ma dal fatto che per terra non c’era nemmeno un microscopico pezzetto di carta, che c’era un prato all’inglese capace di far impallidire quello del castello di Windsor, che hanno speso chissà quanto in squadre di giardinieri, che le visite all’azienda erano organizzate con precisione svizzera. Non c’era NIENTE che fosse fuori posto, era tutto “schifosamente” (è la parola che ho pensato in quel momento) perfetto, così perfetto da sembrare finto.
Altra esperienza, in una visita di qualche anno fa ad un altro produttore, molto più piccolo e “ruspante”, un mio amico mi fa notare che per terra in cantina c’erano delle melanzane, e il produttore ci ha candidamente detto “certo, qui è umido, si conservano bene”.
Queste le due facce dell’Italico vino, due modi diametralmente opposti di fare ma, soprattutto, di intendere il vino.

Siamo nel pieno della primavera, le giornate lunghe ed assolate. Quale migliore occasione per andare a conoscere qualche realtà produttiva?.
Il vino non lo si conosce e non lo si capisce andando in fiera, alle degustazioni, o comprando una bottiglia ogni tanto. Il vino lo si capisce andando in vigna, dal produttore, vedendo chi è il produttore nel suo ambiente, guardandogli le mani sporche di terra e callose per il lavoro di un’intera vita nei campi (non vorrei deludervi ma ne sono rimasti pochi di questa razza…).
Il vino lo si capisce conoscendo il suo mondo e i suoi personaggi.

Il movimento del turismo del vino era qualcosa di impensabile fino agli anni ottanta. Questa piccola associazione di produttori pazzi che credono di poter creare un turismo delle cantine nasce un po’ per scherzo un po’ per scommessa, con la voglia di divulgare il vino e il suo mondo al grande pubblico.
Ebbene, questi piccoli produttori pazzi in poco più di 10 anni hanno creato un giro d’affari di 5.000 miliardi di vecchie lire.
Hanno creato un movimento che spinge ogni anno migliaia e migliaia di persone a visitare le cantine, ad assaggiare i vini e i prodotti tipici, e a conoscere i produttori.
Il sito www.movimentoturismovino.it riporta tutti i link utili per sapere quali produttori aderiscono all’iniziativa, indirizzi, informazioni e quant’altro.
Se per caso di trovaste a passare dalle parti di Roncade (Treviso), dove si celebra la quinta edizione di Rosso in strada, sorta di tour guidato fra le degustazioni di Merlot, Cabernet, Raboso e altre produzioni tipiche del Veneto. Se invece vi troverete a Torino tra il 25 e il 27 non perdetevi il Moscato Wine Festival in programma nella capitale sabauda, e in altri 52 Comuni di tre province piemontesi.

Ma noi andiamo a Bologna per la trasferta. Sfruttiamo l’occasione per visitare qualche azienda.
Sfruttiamola tra lasagne e mortadelle, zamponi e cotechini (nati all’epoca di Papa Giulio II della Rovere), passando infine tra tortellini e sua maestà il Ragù.
M’inchino di fronte a cotanta opulenza, e stappo una bottiglia di buon vino.

Se invece restiamo nella nostra amata Calabria a goderci una giornata di svago e di riposo, possiamo andare a trovare i produttori che ci attendono con la solita squisita e spontanea ospitalità tipica di noi meridionali.
Per me è importante ricordare che il visitare più cantine di una stessa zona che fanno vini che stanno sotto una stessa DOC o DOCG è il modo migliore per capire le differenze tra questo e quel produttore, questo e quel vino, ma soprattutto per “formare” ed affinare il proprio gusto a riconoscere i vini.

Una piccola nota di chiusura, la domenica di cantine aperte si è trasformata, specie in questi ultimi anni, in un’occasione per proporre non solo la degustazione e la visita alle cantine. Ma anche spettacoli, buffet ed intrattenimenti, che vi faranno passare una giornata più che soddisfacente.
E se il magico quest’anno di soddisfazioni ce ne ha regalate ben poche, quest’estate proviamo ad affogare i dispiaceri in un Buon bicchiere di vino e magari ritroveremo il sorriso.
Auguri Catanzaro!

Nicolò Ditta

PS Per informazioni critiche richieste o suggerimenti, tranne soldi o bottiglie di vino, scrivetemi pure a uctrapani@uscataznaro.net

Autore

Tony Marchese

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