Per il gradimento dei sindaci, il tempo dell’austerità sembra alle spalle. Dopo la prima, piccola risalita nel consenso medio registrata dalla scorsa edizione del Governance poll, che ha segnato l’inversione di tendenza dopo anni di magra, la nuova tornata del sondaggio che misura il consenso riservato dai cittadini a chi guida il loro comune mostra un netto balzo in avanti: in media, il 54,8% degli elettori ha risposto positivamente alla domanda posta dai ricercatori di Ipr marketing sulla disponibilità a rivotare chi oggi guida la loro città, con un aumento dell’1,4% che riporta la colonnina del consenso ai livelli dei tempi migliori.
Attenzione, però: ancora una volta a dare benzina ai risultati sono i nuovi arrivati, usciti vincitori dalle amministrative del 2015, perché, se si abbraccia nel calcolo solo chi era già in sella, il gradimento medio scende dell’1,2% rispetto all’anno scorso.
È quanto si evince dalla classifica pubblicata oggi dal quotidiano “Il Sole 24 Ore”, che, come ogni anno, ha effettuato un sondaggio in tutti i capoluoghi di provincia affidato alla Ipr Marketing. In un anno elettorale, che in primavera vedrà quasi un italiano su cinque chiamato a votare il proprio sindaco in un elenco di oltre 1.300 Comuni aperto da Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna, è forte la tentazione di cercare nei numeri delle tabelle la previsione di quel che potrebbe accadere nelle urne.
Tentazione inevitabile, ma prima di trattare il Governance poll come un fondo di caffè da cui leggere il futuro è bene utilizzare due cautele, scrive il Sole 24 Ore. Primo: quello realizzato da Ipr Marketing non è un sondaggio elettorale, perché non tiene conto di candidature alternative, ma chiede ai cittadini di esprimere in modo secco, in termini di disponibilità potenziale al voto, un giudizio su chi amministra la loro città.
Secondo: in tempi di alleanze elettorali ad assetto variabile, un elettorato “gassoso” come quello attuale, che al livello massimo di astensionismo unisce quello minimo di fedeltà nell’urna, rende avventata qualsiasi previsione. Più che come un preventivo, allora, il Governance poll va usato come un consuntivo in corso d’opera sulle esperienze vissute dai diversi sindaci.
In questo campo, curiosamente, le notizie migliori arrivano per un centrodestra che si avvicina in evidente affanno all’appuntamento elettorale di primavera, ma che riesce a piazzare per la prima volta due suoi uomini ai vertici di una classifica solitamente trainata dal centrosinistra, anche perché da lì arriva l’ampia maggioranza dei sindaci. In testa spunta Paolo Perrone, che guida Lecce dal 2007 e negli ultimi anni aveva collezionato ottimi piazzamenti in graduatoria senza però raggiungere il podio, di cui ora occupa il primo gradino, migliorando di due punti il risultato dello scorso anno.
Appena sotto Perrone, non ancora cinquantenne ma sindaco di lungo corso e vicepresidente dell’Associazione nazionale dei Comuni, si piazza invece un outsider come Luigi Brugnaro, eletto sindaco di Venezia nel giugno scorso (anche grazie alle divisioni del centrosinistra intorno alla candidatura di Felice Casson) con un curriculum tutto giocato sull’imprenditoria e i successi sportivi.
Sul terzo gradino si incontra Matteo Ricci, classe 1974, sindaco di Pesaro dopo un’esperienza alla guida della Provincia e oggi vicepresidente del Pd e dell’Anci.
I primi sindaci calabresi nella classifica sono, ex aequo al 41esimo posto, quelli di Reggio Calabria (GiuseppeFalcomatà) e Cosenza (Mario Occhiuto), con quest’ultimo che – fa notare lui stesso in una nota – è «l’unico sindaco in Calabria con un aumento dei consensi rispetto al giorno delle elezioni».
Scendendo ancora si arriva al 61unesimo posto di Elio Costa, sindaco di Vibo Valentia.
In fondo alla classifica, al 100esimo posto, assieme al primo cittadino di Alessandria, si trova il sindaco di Crotone Peppino Vallone. Il sindaco catanzarese Sergio Abramo, invece, si piazza poco più in alto, al 89esimo posto, al pari dei colleghi di Genova, Messina, La Spezia, Frosinone, e Foggia.