Nel bienno donadoniano, il più grande incubo della nazionale italiana di calcio campione del mondo si chiama Scozia.
Ostacolo inaspettato nel cammino verso i verdi prati e le cime innevate di Austria e Svizzera.
Forse qualcuno si è ricordato che in Gran Bretagna non esiste, calcisticamente parlando, solo l’Inghilterra.
Proprio insieme a quest’ultima, la Scozia è la rappresentativa nazionale più antica del mondo, avendo dato vita alla prima partita internazionale della storia del calcio all’Hamilton Crescent di Glasgow il 30 Novembre 1872.
Tuttavia, la Tartan Army (che vanta 8 partecipazioni ai campionati del mondo e 2 agli europei) non ha mai superato il primo turno nelle principali competizioni.
La Scottish Premier League è il massimo campionato calcistico di Scozia, patrocinato dalla Banca di Scozia, e vede la partecipazione di 12 squadre con una formula assai bizzarra: un girone all’italiana, con la variante che ogni squadra incontra le altre tre volte invece di due, per un totale di 33 giornate di campionato, e poi la separazione in due gruppi da sei squadre per l’assegnazione del titolo finale.
Semplice come il regolamento del lodo Petrucci (tanto per citare un testo che possa dare adito a plurime interpretazioni).
Non due squadre di calcio, ma due anime della stessa città. Diverse frange dello stesso gonnellino.
Il Celtic è la squadra della minoranza cattolica di Glasgow, composta quasi tutta da irlandesi emigrati in questa città nei primi anni del ‘900.
Fieri del loro legame con la storia e la cultura celtica, si sentono più irlandesi che britannici. Lo si intuisce anche solo e semplicemente dal loro stemma, un quadrifoglio verde e bianco bordato da circonferenze verdi.
Nel loro tempio, il Celtic Park, è facile veder sventolare il tricolore irlandese.
I Rangers invece sono la squadra della maggioranza protestante di Glasgow.
Hanno i colori della bandiera scozzese e sono conosciuti come il club di coloro che politicamente sono schierati a favore della Regina d’Inghilterra.
Una rivalità che va ben oltre il semplice campanilismo di un derby. Si ipotizzano addirittura connivenze tra la tifoseria del Celtic e movimenti separatisti.
Tuttavia esistono gli spazi per una singolare alleanza.
Le Old firm detengono ben 91 titoli di Scozia.
Troppo, perfino per l’oligopolio italico a cui siamo abituati.
Questo strapotere rende monotono l’esito delle competizioni e meno interessante al pubblico televisivo la visione delle partite di questo campionato.
Traduzione in termini economici: la piattaforma televisiva che trasmette via satellite le partite del campionato scozzese non è disposta a sborsare cifre folli per ottenere i diritti televisivi delle due squadre.
E allora Ranger e Celtic si sono unite in una battaglia che andrebbe in controtendenza rispetto a quelle del “Braveheart” William Wallace , paladino dell’indipendenza scozzese del fine duecento.
I due club di Glasgow, alla ricerca di maggiori introiti e visibilità internazionale, hanno manifestato l’intenzione di abbandonare la Scottish premier League per approdare presso i dorati lidi della premier league inglese.
Le reazioni, facilmente prevedibili, sono state immediate.
Molti club inglesi si oppongono temendo che, con l’arrivo delle squadre di Glasgow, si possano per loro ridurre sensibilmente le possibilità di accesso alle Coppe europee.
Per ora Celtic e Rangers restano confinate negli angusti spazi del loro orticello.
A giocarsi ai dadi la supremazia nel quartierino, tra i sospiri di sollievo di molti.
Un abbandono delle Old Firm potrebbe essere un duro colpo per il movimento calcistico scozzese.
Proprio adesso che il gonnellino comincia a fare paura.
adesso che i ragazzi sembrano sulla via del recupero, credi che sarà possibile raggiungere il Benevento?
Giuseppe da Calabricata (CZ)
Questa settimana alla posta risponderà Andrea.
Caro Giuseppe, sì è possibile raggiungere il Benevento.
Il Catanzaro ha ingaggiato giocatori che sono considerati un lusso per la C2, Mister Cittadino è un tecnico esperto e preparato, la società è pronta ad ogni sacrificio economico pur di arrivare in vetta, la tifoseria è compatta…sì ce la possiamo fare davvero.
Andrea da Girifalco, stanza 4 (per ora)