“L’avocazione dell’inchiesta Why not è servita per dare trasparenza”. Lo ha detto, intervenendo nel corso della cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario nel distretto di Catanzaro, il procuratore generale della Corte d’Appello, Vincenzo Iannelli.
Parlando dell’inchiesta che aveva coinvolto il premier Romano Prodi e l’ex ministro della Giustizia Clamente Mastella, il Pg Iannelli ha minimizzato sulla vicenda relativa al sostituto procuratore Luigi De Magistris, al quale l’inchiesta è stata avocata dal predecessore dello stesso Iannelli, il pg facente funzioni Dolcino Favi: “Why not era un procedimento complesso e confuso che coinvolgeva più accuse. C’è stato bisogno, quindi, di una attenta valutazione. A coloro che si chiedono se c’è stato un utilizzo politico dell’avocazione o se l’avocazione era finalizzata a sbarazzarsi di un pubblico ministero scomodo, io rispondo che l’avocazione è uno strumento tecnico. Ora ci sono quattro magistrati impegnati per recuperare concretezza e razionalità in quella indagine. Le ombre sono ormai spazzate via grazie alla collegialità di quattro magistrati che stanno lavorando sull’indagine che si sta rivelando una vicenda certamente superiore alle forze di un singolo magistrato. E’ quindi opportuno richiamare il valore della collegialità anche nell’ufficio del pm”.
Senza citare il caso De Magistris, Iannelli si è soffermato anche sul problema delle intercettazioni: “La divulgazione di intere conversazioni non è accettabile ed è deprecabile. Come è possibile consentire la pubblicazione di intercettazioni che sono atti facenti parte di un processo? Inoltre la decontestualizzazione delle intercettazioni danneggia le parti. Occorre fuggire da comportamenti che poi portano a tifoserie a favore o contro qualcuno”.