Prendere per mano la nostra piccola realtà, decidere di abbandonare la retorica e il qualunquismo, tentare di ricostruire le dinamiche che intercorrono tra lavoro nero, sfruttamento dei neri e ‘ndrangheta, porsi come intento programmatico il rifiuto di ricorrere a notizie superficiali forgiate unicamente per essere relegate in prima pagina, alimentare l’impegno con il sentimento, restituire al sentimento quella forza da troppo tempo annientata dalle ipocrisie delle terze persone (“la colpa è del Sistema”, “xml:namespace prefix = st1 ns = “urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags” / la Politica ha il solo obiettivo di rubare”) sono le forze motrici che hanno guidato il nostro lavoro. Forti della convinzione che un cambiamento che non prenda atto del proprio presente e che non analizzi il proprio passato alla luce di un nuovo futuro sia un controsenso votato al fallimento, noi oggi ripartiamo da qui: dalla nostra terra, dal desiderio e dalla bramosia di prendere coscienza di ciò che siamo, di ciò stiamo diventando e di ciò che vogliamo diventare.