Adesso che è finita, adesso che dal cuore sgorgano lacrime giallorosse, adesso che fa male più di prima, adesso che neppure il sorriso di un bambino riesce a lenire il dolore, adesso che la rabbia ci fa tirare pugni contro il cielo, adesso che le ore rubate al sonno per restare collegati davanti a un computer ci presentano il conto, adesso: ricordatevi di loro. Imprimete nella vostra memoria i responsabili di questo scempio chiamato Catanzaro.
Tre vincono per (nettissimo) distacco: Soluri-Aiello-Bove. La loro presenza in società è stata mortifera per le speranze di un futuro migliore. In 12 mesi hanno ricevuto in nome del Catanzaro circa due milioni e mezzo di contributi pubblici. Con questi soldi si costruisce una buona serie B. Loro, invece, sono stati capaci di inanellare punti di penalizzazione, sciopero dei calciatori, dichiarazioni al veleno da parte degli ex allenatori, fornitori non pagati, per non parlare delle bollette e via dicendo. In mezzo due playoff persi. Chissà perché. Eppure mai gli è passato per la mente di lasciare. Mai. Solo su una cosa hanno abbondato: i comunicati. Scritti in una prosa da verbale dei carabinieri (con tutto il rispetto per i militari che svolgono un mestiere difficile), dove ci hanno deliziato con perle del tipo: “Non avrò più tempo e denaro da dedicare alla società”; “Aiutateci e il Catanzaro non sarà mai più umiliato”; “Mi faccio da parte a condizione che…”; “Il Catanzaro potrà essere ripescato grazie agli sforzi fatti da questa società”. Ecco, ci piacerebbe sapere quali sono stati questi sforzi. Avete per caso pagato gli ultimi stipendi, l’iscrizione al campionato, le tasse, la bolletta della luce? Soluri-Bove-Aiello. Fino a quando questa triade farà parte della società non ha senso parlare di calcio a Catanzaro. Mille volte meglio fallire.
Questa tragedia ha molti altri attori. Certo, comprimari rispetto ai protagonisti ma pur sempre responsabili. A iniziare dai signori giocatori bravi a lamentarsi per un anno, per poi nel giro di pochi giorni distruggere un campionato fantastico con la farsa del Flaminio e completare l’opera incassando tutti i soldi dovuti con gli interessi. Il bianco e il nero. E la Juve non c’entra. Anche questa scelta ha un regista che vorremmo conoscere. E di certo il d.g. Pitino qualcosa dovrebbe spiegarla.
Continuando non escono immacolati i nostri imprenditori di punta. Come Ponzio Pilato, si sono lavati le mani lasciando un obolo che ha evitato due fallimenti. Ma non era questa la cosa giusta da fare. Ovvio, bisogna ragionare con il cuore e non col cervello. Ma il calcio, signori miei, è passione. E vi sembrerà strano, ma apre le porte dell’immortalità. I libri di storia ricorderanno Moratti non certo per la sua attività di petroliere, ma per l’Inter. Nel vostro “piccolo” potevate ridare lustro all’intera città. Avete scelto di marcarvi tra di voi, mandando i frantumi i sogni di tre generazioni. Vi consiglio di dare un’occhiata alla lettera scritta da Giorgio Vignando. Quello è il Catanzaro, quella cosa lì nessuna attività potrà mai regalarvi.
Poi ci sono i politici. O politicanti. Tante parole, diversi comunicati, qualche fatto e molti soldi dati con la pancia e senza una strategia precisa. Mentre bisognava avere la lucidità per mettere spalle al muro la triade: fuori dalla società oppure nessun aiuto. Saremmo falliti, ma i tifosi avrebbero capito. E invece adesso con la bava alla bocca vi chiederanno conto. Come è stato possibile investire oltre due milioni per ritrovarci in C2 sempre indebitati e con al comando i soliti noti? Dategli una risposta. Non sarà facile. Come non sarà facile spiegare l’assenza e l’assordante silenzio di chi si appresta a candidarsi a prossimo sindaco della città. Onorevole Traversa, siamo sicuri che lei non poteva proprio far nulla? Non pretendevamo mica che facesse come la Prestigiacomo (Siracusa ripescato in un giorno), ma un minimo d’impegno in più era proprio così difficile? Ci dirà, intanto in bocca al lupo per l’elezioni. Stessa cosa per tutti gli altri. Destra e sinistra non fa differenza. Il Catanzaro ha solo due colori: giallo e rosso. Sulla mia scheda elettorale ideale ci starebbe bene anche il bianco. Perché qualche segnale ogni tanto tocca darlo, altrimenti è inutile protestare.
A proposito. Capitolo tifosi: è un mestiere difficile e non retribuito. Ma genuino. Almeno fino a quando non si entra nella stanza dei bottoni. Gli anni passano, le cattive abitudini, no. A Catanzaro continuiamo a ritenere cosa buona e giusta mettere becco all’interno di una società di calcio. Non funziona così. Il tifoso faccia il tifoso. E non spinga per avere sempre “gli amici degli amici” nella stanza dei bottoni. E’ mai possibile che negli ultimi 20 anni gira e rigira sbuca solo il nome di Gianni Improta come dirigente? Tutti gli altri passati per sbaglio di qui sono stati fatti scappare. Peccato che ora loro sono tra A e B e noi in quarta serie. Gli inglesi direbbero last but not least. Cari tifosi amiamo il Catanzaro, ma a debita distanza. Solo così il cerchio si chiude.
Per il momento ricordatevi di loro. Così come non avete mai dimenticato la finale di coppa Italia contro la Fiorentina, lo spareggio di Napoli, la rete di Mammì alla Juve, il dirindidi dirindida…, la tripletta di Palanca all’Olimpico, l’Under 21 al Ceravolo colorata di giallorosso, i dribbling di Mauro, l’esultanza di Bivi a San Siro, il palo di Sabato, le vittorie nei derby e tante altre emozioni. Ricordatevi di loro allo stesso modo. Perché questi signori nel male hanno un posto altrettanto importante nella storia del Catanzaro.
Francesco Ceniti