Gli eredi di un sottufficiale dell’esercito, Domenico Bove, originario del Cosentino, fatto prigioniero dalle Ss nel 1943, hanno intentato una causa contro la cancelliera della Repubblica Federale di Germania, Angela Merkel, per ottenere il risarcimento dei danni provocati dall’internamento del militare nel campo di concentramento di Essen, succursale di Buchenwald.
L’udienza – come riporta la Gazzetta del Sud – è fissata per il prossimo 26 maggio davanti al Tribunale di Cosenza.
Domenico Bove venne fatto prigioniero, dopo la firma dell’armistizio, e tornò a casa due anni dopo, a seguito della liberazione del campo da parte degli alleati, in condizioni di salute molto precarie: pesava solo 42 chili.
Nel periodo di internamento, Bove, come accadde in quella circostanza a molti altri corregionali e italiani, fu costretto a lavorare in condizioni terribili nelle miniere di carbone in lavori interni ed esterni. I prigionieri, come il sottufficiale calabrese, dormivano in baracche di legno su letti a castello ed erano costretti a nutrirsi quotidianamente solo di un tozzo di pane e di una brodaglia a base di verdura.
Gli eredi di Domenico Bove, tramite gli avvocati Antonio ed Elvira Bove, hanno citato in giudizio la cancelliera Merkel per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali ed extrapatrimoniali generati dalla deportazione, che è considerata un crimine di guerra contro l’umanità, imprescrittibile in base alle norme del diritto internazionale.