L’orco e il minorenne. Filmati durante un rapporto sessuale consumato tra le cadenti mura di un casolare di campagna, a Gimigliano. E ricattati da due giovani estortori, che avrebbero preteso una somma pari a 1000 euro per non divulgare le immagini hard. Che, alla fine, sono costate proprio a loro prima l’arresto e ora un’applicazione di pena, che gli ha permesso di tornare in libertà.
A conclusione di un solo aspetto della vicenda giudiziaria, destinata ad andare avanti per trovare ben altre responsabilità legate a quegli insani desideri sessuali, sfogati in più occasioni dall’uomo di 46 anni, sul quale sono concentrate le indagini della Procura.
Così come aveva disposto il gip, Abigail Mellace, nel momento di applicare la custodia cautelare in carcere nei confronti del diciannovenne Giuseppe Trapasso, finito nella rete insieme ad un complice sedicenne, a sua volta mandato dietro le sbarre dal gip del Tribunale dei minori, Emanuela Folino.
Salvo entrambi i giudici concedere, dopo alcuni giorni, rispettivamente, la misura meno grave degli arresti domiciliari a Trapasso e del ricovero in comunità protetta al minore, in accoglimento dell’istanza che era stata avanzata dall’avvocato difensore, Antonio Chiarella.
Ed è stato lo stesso legale, ora, di fronte ad una richiesta di rito immediato presentata per i due indagati dai magistrati competenti, i sostituti procuratori, Paolo Petrolo e Beniamino Calabrese, a patteggiare, nell’interesse di Trapasso, una pena e 2 anni e 4 mesi di reclusione e 600 euro di multa davanti al gup, Gabriella Reillo, mentre per il sedicenne ha definito il processo con il rito abbreviato davanti al giudice Caruso, che lo ha condannato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione. In entrambi i casi è stata concessa la sospensione della pena, con conseguente scarcerazione.
Messo da parte questo capitolo, tuttavia, ne resta un altro, forse il più importante, ancora aperto, quello relativo alla posizione del presunto orco, rispetto al quale il gip, Abigail Mellace, aveva trasmesso gli atti in Procura con l’“ordine” ben preciso al sostituto procuratore, Paolo Petrolo, di disporre tutti gli accertamenti necessari a verificare, con sollecitudine, la posizione dell’uomo filmato mentre consumava il rapporto “incriminato” con un quattordicenne. Ordine già eseguito dal magistrato, che è partito proprio dall’esame del minorenne, che, tuttavia, si è assunto la responsabilità di quell’incontro proibito, dichiarando di essersi lui stesso “offerto” all’uomo, che avrebbe accettato di “buon grado”.
Ma, a sentire i mormorii di paese, a quel tipo di incontri l’uomo non sarebbe affatto nuovo, essendo stato più volte beccato ad adescare ragazzini con la promessa di regali.
Ma nessuno denuncia e gli episodi restano avvolti da un velo di omertà non ancora squarciato, ma solo casualmente sfiorato dopo che il quattordicenne, assediato dalle richiesta di denaro dei due giovani estortori muniti di videocamera, si era confidato con il padre, raccontando di quei rapporti perversi, ai quali era stato indotto dietro la promessa di denaro.
Racconto che, nell’immediatezza, si era trasformato in una vera e propria denuncia presentata ai carabinieri, che, senza perdere tempo, avevano spinto padre e figlio ad accettare un incontro con i ricattatori, finalizzato alla consegna di un acconto pari a 40 euro. Banconote accuratamente fotocopiate dai militari della stazione di Gimigliano, che, giunti a loro volta puntuali all’appuntamento fissato, avevano fatto scattare le manette intorno ai polsi dei due giovani beccati con i soldi ancora in tasca. Nelle mani, il telefono cellulare dal quale la Procura era ripartita per verificare la posizione dell’uomo attualmente “attenzionato”.
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Autore Stefania Papaleo