31 maggio 2011. Deserta anche la seconda udienza per l’aggiudicazione del ramo d’azienda dell’Effeccì Catanzaro, fallito tre mesi fa. Nessuna offerta è pervenuta in tribunale. E la scomparsa del calcio giallorosso diventa un fantasma sempre più concreto. Tra il disinteresse della classe imprenditoriale – ormai ben oltre il limite della decenza – l’indifferenza della città alle prese con problemi ben più seri e il silenzio di una tifoseria sfaldata e stanca di essere presa in giro.
MASOCHISMO MEDIATICO – L’avvento di Michele Traversa e le sue promesse durante la campagna elettorale non possono bastare per restituire fiducia ad un popolo violentato da 20 anni. Le trattative sottotraccia portate avanti in questi giorni non ci appassionano più. Il tempo stringe, come al solito, e non è possibile dilazionarlo all’infinito. Se ne riparla in tribunale il 15 giugno, a sole due settimane dalla classica deadline per le iscrizioni al campionato. Servono i fatti, non i messaggi in codice e le mezze frasi. Altrimenti si alimentano le fantasie masochistiche di alcuni giornalisti, che sognano grandi ritorni gravidi di riscatto. Come se la massima aspirazione concessa ai tifosi giallorossi fosse ormai il passaggio di proprietà della squadra del cuore dal Comune alla Regione, dall’assessore comunale al consigliere regionale, dal senatore al deputato.
IMPRENDITORI SÌ O NO? – Questo gioco al massacro è ormai sputtanato. Non funziona più. E non ne possiamo più di sentire il nome del Catanzaro accostato ai vari Scopelliti, Olivo, Ferro, Parente, Tallini, Talarico e via dicendo. Questi signori avevano e hanno un compito ben più gravoso che non soccorrere una squadra di calcio aiutandola a risalire dall’ultimo posto tra i professionisti (compito peraltro fallito, almeno per ora). Questi signori devono guidare l’ultima regione d’Europa e il suo capoluogo a riemergere dal sottosviluppo politico, economico, sociale, culturale in cui sono sprofondati. Esiste un gruppo di imprenditori capace e desideroso di investire nel calcio? Sì? Bene, si facciano avanti. Sarebbero accolti come salvatori della patria e risveglierebbero un entusiasmo che cova sotto cenere, nonostante le porcherie degli ultimi anni. Non esiste? Peccato, la notizia non ci piace ma non ci sorprende affatto. Ce ne faremo una ragione. Resteremo senza calcio perché questo è evidentemente il massimo che può esprimere la classe imprenditoriale di questa città.
IL DOVERE DELLA SINCERITÀ – Dal sindaco Traversa, al di là delle sue promesse, ci aspettiamo chiarezza, trasparenza e sincerità, visto che ha voluto ritagliarsi a tutti i costi il ruolo di risolutore della vicenda e di mediatore con gli operatori economici dei tre colli. Il sindaco deve fare il sindaco. Non il traghettatore, né il presidente di una società di calcio. E lo stesso discorso vale naturalmente per i consiglieri regionali, a maggior ragione se reduci dal doloroso fallimento dell’US nel 2006, il cui iter giudiziario è ancora in corso e potrebbe portare al rinvio a giudizio per i presunti responsabili, peraltro già “condannati” dal campo e dai due vergognosi campionati di serie B.
CORNUTI E MAZZIATI – Nessuno provi ad addossare ancora responsabilità alla tifoseria che oggi tace, inerme, in attesa di novità che non arrivano mai. Traversa ha affermato alla Gazzetta del Sud: «Dispiace che, come ho letto su un giornale, una fetta di tifoseria non è d’accordo su una presidenza Mauro della costituenda società. Anzi questa posizione non mi trova d’accordo». Bravo sindaco! Peccato che quella notizia sia completamente falsa (a parte qualche parere personale di singoli tifosi). O è un’invenzione giornalistica o è un tentativo di scaricare proprio sui tifosi colpe che non hanno. Il Catanzaro Club è “vigile”, non si sbilancia e crede in Traversa, attendendo fiducioso. Del Blocco ’29 si sono perse le tracce. Mentre l’ultima uscita degli ultras è un grande striscione che sosteneva la candidatura del loro capo al Consiglio Comunale. Quale può essere allora la fetta di tifoseria contraria a Mauro presidente? Mistero.
QUESTIONE DI RUOLI – Il sindaco prosegue: «I tifosi devono fare i tifosi e non vado avanti sull’argomento per non dire cose spiacevoli». Ecco, caro sindaco Traversa, si fermi, non vada avanti. Non sarebbe giusto nei nostri confronti. E poi, anche in questo caso Lei ha perfettamente ragione. Lo diciamo da anni. I tifosi facciano i tifosi. E poi i sindaci facciano i sindaci e i consiglieri regionali facciano i consiglieri regionali. Ma soprattutto gli imprenditori facciano gli imprenditori: comprino il Catanzaro se ne sono capaci. E senza favori e regalie. E vedrà che i tifosi torneranno con la passione e l’entusiasmo di sempre.
LACRIME E RABBIA – Un anno fa di questi tempi, superato lo scoglio Barletta, s’iniziava a pensare alla finale con la Cisco. La passione giallorossa era pronta a invadere e colorare la Salerno-Reggio Calabria destinazione nord, destinazione “Flaminio”. E con la C1 in tasca, la fiducia nella risoluzione della querelle societaria montava, nonostante la famosa conferenza stampa di Noto e Colosimo avesse fatto capire la reale entità dei debiti. 365 giorni dopo siamo ancora qui a chiederci che ne sarà del Catanzaro. Alle spalle la vergogna di Roma, un’estate di balletti e di soldi pubblici buttati al vento, una stagione squallida di sconfitte e di figuracce a tutti i livelli, un altro fallimento.
Tra 15 giorni ricorre il ventennale dello spareggio di Lecce, la data che forse segna l’inizio della fine. Le lacrime di Rambone erano le lacrime di una città. Oggi resta solo la rabbia per un Catanzaro che non c’è più.
Ivan Pugliese