A quasi un anno dalla conclusione della relativa inchiesta, è giunto nell’aula del giudice dell’udienza preliminare il procedimento che ha coinvolto dieci fra dirigenti e tecnici del Comune di Catanzaro accusati di aver favorito Domenico Bevilacqua, molto più noto come “Toro seduto“, ritenuto dagli investigatori catanzaresi uno dei capi storici della criminalità rom del capoluogo calabrese, lasciando che egli eseguisse tutta una serie di opere abusive su suolo comunale, senza chiederne mai l’abbattimento nonostante i vari solleciti in tal senso, e inoltre lasciando che la moglie di Bevilacqua continuasse a usufruire di un’abitazione di edilizia popolare senza corrispondere i dovuti indennizzi.
L’udienza davanti al giudice, Abigail Mellace, tuttavia, non è comunque potuta iniziare a causa delle mancate notifiche ai difensori degli imputati, e tutto è dunque slittato al prossimo 6 maggio.
Secondo l’accusa, dal 7 agosto 2008 in poi gli indagati avrebbero omesso di revocare l’uso di una casa popolare di via Teano alla moglie di “Toro Seduto”, Carmela Amato, nonostante risultasse inadempiente rispetto al pagamento degli indennizzi dovuti, omettendo anche di riscuotere coattivamente i crediti vantati dall’Amministrazione, e senza tenere conto del fatto che la donna figura ancora residente nell’abitazione del marito, in viale Magna Grecia, invece che nella casa popolare.
Fin qui le ipotesi d’accusa rispetto alle quali si attende la prima pronuncia dell’autorità giudiziaria, davanti alla quale si tornerà però solo fra tre mesi. (AGI)