Sette persone, tra cui risulterebbero elementi di spicco della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà”, un ex consigliere comunale di Acri e alcuni imprenditori sono i destinataridiun’ordinanza di misura cautelare eseguita stamani dai Carabinieri di Cosenza nel corso dell’operazione “Acheruntia”. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata, concussione, corruzione elettorale, usura, frode informatica e reati in materia di armi.
LA COSCA E GLI APPALTI DELLA FORESTAZIONE
Le indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro (in particolare dal Procuratore Aggiunto Vincenzo Luberto e dal sostituto Pierpaolo Bruni) e sono state sviluppate, congiuntamente, dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cosenza e dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Rende.
Gli inquirenti avrebbero delineato l’assetto della cosca Lanzino-Ruà di Acri, i cui appartenenti, fra l’altro, avrebbero condizionato l’attività del Dipartimento Agricoltura e Forestazione della Regione Calabria e del Comune di Acri per l’aggiudicazione di appalti pubblici proprio nel settore della forestazione ed a favore di società ritenute di riferimento dello stesso sodalizio di ‘ndrangheta.
In tal senso, sarebbero state riscontrate anche delle “pressioni” nei confronti dei funzionari che trattavano le pratiche e che si erano rimostrati riottosi.
I VOTI PROCACCIATI PER L’EX ASSESSORE REGIONALE
In questo contesto risultano indagati anche l’ex assessore regionale all’agricoltura Michele Trematerra, dell’Udc (per concorso esterno all’associazione mafiosa) e l’ex Sindaco di Acri Luigi Maiorano (per concussione).
I militari avrebbero accertato anche un’attività di procacciamento di voti da parte di esponenti della cosca ed effettuato durante la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale del 2010.
Tra gli arrestati, invece, Angelo Gencarelli, ex consigliere comunale ad Acri ed ex componente della segreteria di Trematerra. Per gli inquirenti sarebbe elemento di spicco della cosca, “al vertice e promotore” della stessa con Giuseppe Perri, ritenuto a sua volta reggente dell’articolazione territoriale di Acri.
Gengarelli, per la Dda sarebbe “elemento di congiunzione tra l’associazione mafiosa e le istituzioni pubbliche” (Regione ed Enti ad essa collegati, e Comune di Acri) essendo in grado “di condizionare, grazie a rapporti con funzionari pubblici, le scelte amministrative degli Enti” orientando – sempre secondo l’accusa – le procedure riguardanti gli appalti pubblici a favore di società o cartelli i cui di imprenditori sarebbero stati organici alla cosca.
Oltre ad una serie di estorsioni e reati di usura ai danni di imprenditori e commercianti, le investigazioni avrebbero messo anche in evidenza l’imposizione fatta a vari commercianti affinché installassero nei loro locali slot-machines e videopoker forniti da una società “di riferimento” della cosca.