Non è accettabile che la massima espressione sportiva di Catanzaro, l’attuale Effeccì, e del suo comprensorio sia abbandonata a se stessa nell’impresa di compiere il salto nella serie superiore. Una categoria che più le appartiene e dalla quale può aspirare a prender parte nuovamente a campionati degni del suo blasone e della sua storia>. Si esprime così il vicepresidente del consiglio provinciale Emilio Verrengia di fronte al particolare momento vissuto dalla società giallorossa. <E’ frustrante – affermaVerrengia – assistere a una squadra che di domenica in domenica miete successi sul campo, dovendo di contro fare i conti nel resto della settimana con ristrettezze di carattere finanziario e perfino difficoltà di accesso allo stadio “Nicola Ceravolo” per svolgere la consueta preparazione alle gare>. <Riguardo quest’ultimo argomento – continua l’esponente del Pdl – auspico che chi di competenza si attivi al più presto per ovviare all’incomprensibile inconveniente. Per quanto concerne il primo aspetto, invece, mi sembra sensata la proposta di aprire un tavolo interistituzionale per discutere delle sorti del sodalizio calcistico cittadino. Regione, che in passato ha elargito cospicue somme di denaro attraverso contributi e sponsorizzazioni alla Reggina, Provincia, e Comune devono fare la loro parte. Allo stato è doveroso, e non lo dico per partigianeria, dare atto alla presidente Wanda Ferro di aver aiutato considerevolmente la dirigenza, pur di fronte ai rigidi vincoli di bilancio dell’ente soprattutto in un periodo di grandi emergenze come quella idrogeologica che richiede interventi tempestivi e onerosi. Stesso plauso va rivolto al presidente della Camera di Commercio Paolo Abramo, che ha fatto quanto gli consentiva la propria funzione>. <Ma non tutto – conclude Verrengia – può essere demandato alla parte pubblica. Anzi. Anche se costituisce un patrimonio della città e dell’hinterlnd, il Catanzaro Calcio resta sempre una società privata. Una considerazione banale, tuttavia dalla quale non si può e non si deve prescindere. Mi chiedo di conseguenza come sia possibile che la classe imprenditoriale locale, la quale annovera al proprio interno operatori economici di primo piano, resti insensibile agli appelli dell’amministratore unico e degli altri azionisti di riferimento del club di via Barlaam da Seminara. A poco o nulla serve il sostegno elargito una tantum e quando incombe il rischio fallimento, se poi nessuno dà vita a un progetto serio, stabile, e duraturo nel tempo>.