Fuggire dagli stenti dell’Africa e morire fra scabbia e freddo in Italia. In auto, ad aspettare che arrivi l’alba e con lei qualcuno che ti dia due soldi per raccogliere arance fino al tramonto.
È per combattere tragedie come quella del liberiano Dominic Man Addiah che Emergency, esattamente un anno fa, ha deciso di aprire un nuovo ambulatorio nel nostro Paese, in Calabria.
«Siamo molto fieri di questo ospedale», ha spiegato Cecilia Strada illustrando il progetto ai volontari Emergency di Cosenza, «ma allo stesso tempo vorremmo non esistesse. Mi fa girare le scatole che nel 2014 in Italia dobbiamo assistere a sacche di degrado come quelle che abbiamo visto qui, che la popolazione debba chiederci quasi per favore ciò a cui ha diritto».
La nuova struttura, assieme a quella di Maghera e di Palermo, compone il Programma Italia dell’organizzazione umanitaria che quest’anno ha compiuto il ventesimo anno di attività.
Ospitata nel palazzone di cinque piani che fa da benvenuto a Polistena, è vicina alla Rosarno della rivolta nera del 2010, nel cuore degli uliveti favelas e delle tendopoli in cui l’Azienda sanitaria ha certificato contaminazioni da scabbia durante l’ultima stagione della raccolta.
Per lunghi decenni simbolo del potere mafioso, l’enorme stabile adesso rappresenta, insieme all’associazione Libera, la voglia di riscatto.
Prima che lo Stato lo confiscasse per riassegnarlo alla parrocchia era infatti il quartier generale di una delle ’ndrine più potenti della città.
Oggi l’insegna colorata del vecchio bar in disuso contrasta con il bianco degli avamposti che stanno sorgendo al suo posto: un attrezzato centro di aggregazione giovanile, laboratori artigianali e botteghe che venderanno i prodotti delle cooperative coordinate da Don Pino De Masi, pronto a radunare in questi giorni giovani volontari da tutto il Paese per i campi di formazione del programma «E!State Liberi» sui terreni confiscati ai mafiosi.
Al secondo piano è operativa la Onlus fondata da Gino Strada nel 1994: «Da noi tutti gli indigenti, senza distinzione alcuna, possono ricevere cure gratuite», spiega Andrea Freda, infermiere bergamasco coordinatore del progetto.
Il primo anno di bilancio, seppur con molte difficoltà, lascia ben sperare per il futuro: «Vogliamo dimostrare anche a queste latitudini che un altro modello di sanità è possibile», annuncia anche in riferimento ai sopralluoghi che Mimmo Risica e Daniela Porcu, rispettivamente referente della Medical Division di Emergency e responsabile amministrativa del Programma Italia dell’organizzazione, hanno effettuato a Praia a Mare, punta nord della Regione.
Lì la popolazione ha invocato l’aiuto di Gino Strada per la chiusura di un ospedale che serviva i 60 mila abitanti di quella porzione di Tirreno calabrese: difficile però che Emergency lì possa far qualcosa, intanto c’è la Piana di Gioia Tauro di cui occuparsi.
Andrea sbarca a Lamezia Terme di lunedì e ritorna a Bergamo il sabato. «Dall’aeroporto faccio l’autostop fino a Polistena perché, come tanti altri servizi, praticamente non esiste il trasporto pubblico. Fortunatamente qui però ti prendono a bordo subito, ti danno tutti una mano».
La stessa disponibilità servirebbe all’ambulatorio, che necessita di farmaci e volontari. Per le prime fasi due dottori si sono occupati della medicina di base e tre mediatori culturali dell’orientamento socio-sanitario. Si parlano molte lingue, ma per il calabrese chiedete di Mimmo, l’unico volontario del posto. Chiuso l’alimentari in paese, ha deciso di dedicare il tempo della pensione a questa causa. Anche grazie al suo contributo la struttura è un gioiello: le stanze per i servizi odontoiatrici e ginecologici apriranno quando il progetto sarà a regime, ma tutto il resto funziona con frenesia per assistere al meglio i pazienti.
Italiani non se ne sono visti molti, e quei pochi cercavano un dentista gratuito. Nei periodi di raccolta degli agrumi si è arrivati fino a 30 visite al giorno di pazienti principalmente di origine sub-sahariana, prelevati con una navetta sui campi di lavoro: «Molto spesso ragazzi forti, che pagano soprattutto le condizioni di vita sui campi di lavoro», racconta ancora Freda. «Ma i problemi, purtroppo, non sono soltanto nel corpo: c’è qualcos’altro che va curato, nella testa». L’ambulatorio è infatti aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18, anche e soprattutto per offrire un po’ di conforto, per combattere il disagio di non sentirsi più umani.
Dominic, 32 anni, forse aspettava anche quella sensazione. Quando i suoi compagni sono riusciti a portarlo in auto all’ospedale di Gioia, però, era già tardi. Dalla guerra in Liberia si è salvato, dalla nostra indifferenza no.
Fonte: vanityfair.it/news/italia/14/07/17/centro-emergency-calabria