Oggi è un dono, scrivevamo nel giorno dell’annuncio che una stagione e mezzo fa ufficializzava il suo arrivo. E quel dono ce lo siamo goduti pienamente nel torneo appena concluso, apprezzandolo senza limiti, facendo in modo che nulla andasse storto.
Pietro Iemmello ha segnato tantissimo – dalla prima col Picerno fino all’appendice di Supercoppa contro Feralpi e Reggiana – lasciando una traccia profonda e incancellabile su questa annata record del Catanzaro.
Non solo.
L’imperatore, lo zar, l’illustrissimo – fate voi e andrà comunque bene – è sempre rimasto dentro le partite: spesso spaccandole, quasi sempre dominandole, talvolta cogliendole di sorpresa con un colpo a effetto… proprio mentre avversari, cronisti, osservatori, insomma tutti tranne noi, assistendo a quel suo fare sornione cadevano nell’errore di pronosticare una giornata storta del campione.
Dietro quei movimenti controllati, quel ritirarsi dalla prima linea per poi attaccarla meglio, dietro quegli sforzi mai inutili, s’intuisce tutta la consapevolezza di una macchina affidabile, efficiente, intelligente, letale.
La città ha protetto Pietro e Pietro ha protetto la sua città, dimostrandosi leader tecnico e carismatico. Anche utilizzando i social come mannaia, anche nelle curve delle piccole/grandi provocazioni da campo che di tanto in tanto si è concesso. Se l’effetto ottenuto a volte non è stato esattamente quello ricercato, l’intenzione è sempre apparsa cristallina.
Il ragazzino col poster di Re Giorgio in camera ha esaudito, unico fra tutti i ragazzini di quegli anni, il sogno di salire su quello stesso trono: un profeta in patria. E, c’è da scommetterci, improvvisamente tutto avrà avuto un senso: l’intero percorso, tratti accidentati compresi, perfino gli stop.
Il lungo abbraccio con la famiglia registrato dalla splendida regia dell’Uesse nella notte della B (a proposito, grazie per il godimento ai professionisti che hanno animato i canali social del Catanzaro, ndr) racconta tutta la tenerezza e la potenza di una storia con il lieto fine.
E ora? Il dono può diventare colonna portante di un tempo nuovo. Esaudito il sogno e conquistato un posto nella storia della sua città, Pietro può consegnare a Catanzaro una realtà in cui immergersi con orgoglio e fiducia. Ha l’esperienza, il talento, la sensibilità, la personalità per restare il profeta di questi mesi, anche fuori dal campo dove il suo impegno nel sociale non è passato inosservato.
C’è una frase di Kipling che i più grandi tennisti del mondo vedono scolpita all’ingresso del Center Court dell’All England Club, il campo centrale di Wimbledon:
Che tu possa incontrare il trionfo e il disastro e fronteggiare quei due impostori nello stesso modo
È l’augurio più sincero che possiamo fare al nostro campione e in fondo a tutte le persone a cui vogliamo davvero bene, perfino a noi stessi. Vale per ciò che può essere deciso da un pallone che rotola e vale a maggior ragione per tutto il resto.
Non è tanto quello che ci accade ma è la nostra reazione, in definitiva, a definirci. E a definire Iemmello, arrivato alle nostre latitudini grazie a uno straordinario allineamento di pianeti impossibile da prevedere, atterrato sul pianeta Catanzaro fermo da mesi e inseguito da profezie da fine del mondo, è questo indimenticabile tempo trascorso insieme.
Grazie Pietro. Da tutti noi.
O resta o non resta ho la sensazione che qualche ingranaggio si sia già inceppato. Foresti che dava le spalle e magalini che faceva finta di guardare il cellulare. Cose e pacci.
Bellissime parole.