La Striscia

E’ stato un bel Catanzaro

Un punto meritato con una una bella prestazione

L'Aquila-Catanzaro 0-1

Sette anni fa ci recammo nella città di L’Aquila per assistere al Catanzaro di Piero Braglia e Giorgio Corona che lottava per la promozione in Serie B. Eravamo circa 500 i sostenitori giallorossi (vedi foto sopra) e com’è nostra abitudine prima di recarci nello stadio andammo a visitare la città. “ Gridarono tutti insieme: Facciamo una città così bella che nessun’altra nel regno le si possa paragonare”. E’ questa la frase che si legge quando si presenta la storia del capoluogo abruzzese. L’Aquila adesso è un’altra città, non è più quella che ammirammo sette anni fa e saranno le foto che pubblicheremo a farvi rendere conto di ciò che abbiamo visto.

Passiamo ora al racconto della giornata sportiva. Non possiamo che iniziare con le stranezze che stanno uccidendo il calcio partendo dalla tessera del tifoso e dal fatto che le norme vengono interpretate a secondo dei casi. Per entrare al “Fattori”  i primi problemi per i circa 100 tifosi giallorossi. Assodato che chi non ha la tessera non entra e rimane fuori problemi anche per chi la tessera ce l’ha. Solo che bisogna portarsela dietro ed è questa la prima anomalia.  Allora la carta d’identità a che serve? Chi ha il biglietto stampato con il suo nome e cognome  e con la destinazione “settore ospiti” l’ha  fatto per forza di cose con la tessera, ma a spiegare questo a chi di competenza non è semplice. Ti dicono che devi portarti la tessera dietro. E chi ancora (e sono tanti) non l’ha ricevuta? Vabbè non troveremo risposte, alla fine si entra ma ancora il bello deve venire. Un settantina di tifosi a fine partita rimaniamo per 45 minuti  dentro il “Fattori”. Non ci fanno uscire. La versione ufficiale è che alcuni tifosi aquilani vorrebbero “salutarci”. Noi ci chiediamo:- ma la tessera non serviva per garantire il tifoso ad assistere in tutta tranquillità a una partita di calcio?– Chissà quando mai riceveremo una risposta. L’unica certezza è che anni addietro da campi ben più caldi e da città con più tradizione di tifo e storia calcistica, in numero più corposo andavamo via dagli impianti calcistici senza alcun problema. Ora c’è la tessera che è tutto un dire e vedere piangere un bambino di 10 anni perché ha paura è la fotografia di quanto questa “maronata” sia solo una pagliacciata. La tessera non doveva servire per riportare allo stadio le famiglie? Come vorremmo ricevere una risposta.

E veniamo adesso alla partita. Catanzaro schierato da Cozza con il solito 3-4-3 e con Maita a sostituire Maisto. Non c’è Masini e dal primo minuto si rivede Esposito. L’eroe di Campobasso, Bruzzese si accomoda in panca. L’Aquila è forte e soprattutto il reparto arretrato il suo fiore all’occhiello. I primi minuti smentiscono però questa considerazione della vigilia. Il Catanzaro si mette bene in campo, Maita non sembra un diciasettenne e fa girare la palla,  le prime occasioni sono dei giallorossi che  divorano almeno due volte il goal del vantaggio. Purtroppo in alcuni ruoli siamo carenti e con giocatori adattati e questo gli avversari lo sanno. E’ dalla fascia dove operano Mariotti e Squillace gli aquilani spesso trovano l’affondo con lo sgusciante Improta. L’uno contro uno e il tardare nei ripiegamenti difensivi dei nostri centrocampisti di fascia ci provocano qualche problema. Il loro goal nasce con un cambio di gioco improvviso da una fascia all’altra. Piccioni può crossare tranquillamente al centro e proprio sul finire del tempo prendiamo un goal fotocopia del due a uno che subimmo contro l’Aprilia. Troppo facile. Ci rimettiamo in campo nella ripresa con Bruzzese in luogo di Romeo (che non stava demeritando ma serve più spinta) e Papasidero al posto di Narducci. Il Catanzaro alza il proprio baricentro e i rosso-blu hanno difficoltà ad uscire dalla propria area. Cominciamo a battere calci d’angolo, Bruzzese affonda e a destra stordisce Piccioni,  Carboni comincia a prendersi palla subendo falli e facendo aprire la difesa avversaria. Bugatti lotta in avanti con tutta la sua grinta e anche Esposito adesso si fa vedere di più. Il nostro goal è nell’aria e arriva da Esposito che nel primo tempo ne aveva “lisciati” due. Bello il tocco di Carboni all’indietro e piattone precisissimo dell’australiano alla sinistra del portiere avversario. Sull’1-1- ci si poteva accontentare ma qua ci sono i meriti di Cozza. Il Catanzaro gioca altissimo e sui calci d’angolo in nove ci mettiamo nella loro area con il solo Ulloa dietro a protezione di Mengoni. Puoi rischiare di prendere goal ma giochi solo per vincere e questo è uno dei meriti di questo Catanzaro. L’azione del rigore loro avviene per un errato disimpegno di Papasidero. Il fallo di mano di Mariotti lo vediamo in pochi, tanti arbitri sorvolano ma questo non accade ieri. Quando sul dischetto va Giglio ci ricordiamo che quando era con noi agli allenamenti ogni tanto dal dischetto ci provava, non diciamo nulla per scaramanzia. Spesso il piattone l’allargava verso destra e i palloni arrivavano all’altezza della bandierina dell’angolo. E’ stato così anche ieri, infatti, il suo calcio ci fa tornare indietro con gli anni “tu ricordi all’allenamenti mi dice un tifoso”? “E come no” rispondo io, mentre tornavo in me dopo “la sucata”.

Loro restano in dieci, noi continuiamo ad attaccare, Carboni ha la palla del 2-1 vuole tirare da fuori per piazzarla quando poteva darla a Squillace che si proponeva sempre di più grazie alla copertura di Papasidero. All’ultimo istante sfioriamo di nuovo il vantaggio sulla classica azione a palla ferma.

Quando termina la partita i giallorossi vengono sotto il nostro settore. Noi li applaudiamo convinti, è un buon punto ma soprattutto abbiamo visto una squadra che pur se monca in alcuni ruoli dopo Aprilia e dopo Campobasso (dove non aveva brillato) ha ripreso la sua marcia con tanta personalità.

Forza Giallorossi.    

SF

Autore

Salvatore Ferragina

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