Bar Mangialavori

E’ SOLO UN…”GIOCO”?

In difesa dell’ Isola che non c’è e forse non è mai esistita.
di Giuseppe Mangialavori

 

Volti sfacciatamente affranti, seriosi e vogliosi di trasmettere la propria sensibilità; minuti di silenzio prima che la gente schizzi in piedi per tributare il solito applauso allo scomparso e alla famiglia dello stesso; Presidenti, Ministri, Premier, che si affannano a legiferare nuovamente nel già vasto e dispersivo scenario delle migliaia di leggiucole poste in essere in passato e sistematicamente disapplicate, ognuna delle quali porta con sé la cicatrice di una vittima; tavole rotonde con psicologo/psichiatra/opinion man al seguito sbrodolante sui malcapitati microfoni, possibilmente supportato/ti dagli immancabili occhialetti con effetti cromatici speciali; programmi di varietà che si prodigano a trasformarsi in salotti pseudo culturali con il conduttore di turno impegnato a moderare il nulla, o meglio i convenuti in cerca della solita visibilità.

Si parla della violenza, delle cause scatenanti, dei disagi, delle zone depresse del nostro Paese e di tutte quelle cose che non sto qui ad elencare perché mi basta un semplice ed imbarazzante “ecc. ecc.” perché la memoria dell’attento lettore faccia un semplice “rewind” per ricordarle.

 

Tutti gli accadimenti di questi ultimi giorni offendono innanzitutto l’ispettore Filippo Raciti e chi ne ha pianto sinceramente la scomparsa e cioè la moglie, la figlia e il figlioletto. Offendono altresì chi senza avere il dovere di costruire pace, lo ha fatto perdendo la propria vita pochi giorni addietro: Ermanno Licursi che ha avuto come tributo un solo, semplice minuto di raccoglimento.

Il commissario straordinario della FIGC, tale Luca Pancalli aveva avuto la preziosa occasione per palesare lo spessore delle proprie decisioni. Inappropriate due settimane addietro, ancora più inappropriate dopo. Non sappiamo se le morti possano avere la sfrontatezza di rispettare presunte gerarchie, ma questa decisione, il blocco di tutto il calcio, sarebbe stata forse opportuna fin dalla scomparsa di Ermanno, oppure forse occorreva un palcoscenico da serie “A” e l’ennesima vittima per farlo? Forse monsieur Platini non avrebbe accordato la propria benedizione internazionale, forse la Melandri, Prodi e Petrucci non avrebbero scomodato le proprie penne per esternare la propria condanna in cotal modo, ma il Sig. Pancalli avrebbe fatto “cosa buona e giusta…”.

 

Così non è stato e questo è un macigno pesantissimo che peserà per sempre sulla equiparazione dei giudizi e delle categorie. Mettiamo il caso in cui Licursi fosse stato un dirigente della Juventus, oppure del Milan o dell’Inter. Cosa sarebbe accaduto?

 

Non è giusto che una città come Catania e con Catania tutti i Catanesi vengano bollati a vita.

Così come nel derby romano di un ventennio fa, un razzo sparato dalla curva Sud centrò il povero Paparelli in curva Nord e gli incidenti di guerriglia in appendice di un altro derby di due anni fa, non venne “bollata” Roma (quali rimedi furono presi? Quante giornate di stop ebbe il campionato?); così come non venne “bollata” Genova per la morte di Vincenzo Spagnolo nella gara del campionato 1994/1995 (quali rimedi furono presi? Quante giornate di stop ebbe il campionato?); così come non venne “bollata” Avellino per i fatti accaduti durante il derby contro il Napoli (quali rimedi furono presi? Quante giornate di stop ebbe il campionato?); così come non venne bollata Milano per ciclomotori presenti in tribuna e scaraventati da un “anello” all’altro di San Siro (quali rimedi furono presi? Quante giornate di stop ebbe il campionato?). Non è giusto demonizzare tutta la Catania onesta.

In questi casi il semplicismo e la voglia di affibbiare un marchio è uno spiacevole disvalore del cosiddetto… Bel Paese più che mai aduso a etichettare tutto e tutti.

 

Non dobbiamo temere di esternare le nostre riflessioni (faremmo violenza a noi stessi e al prossimo), il timore offenderebbe ancora di più chi è scomparso. Tra le tante teofanie propinateci in questi giorni, anche quelle che hanno visto le assurde interviste dei capi ultras delle squadre più “nobili”(???) del palcoscenico nazionale. Uno di loro si è affrettato con orgoglio a dire:” noi rispettiamo le Forze dell’Ordine e ci sono regole precise. Loro non invadono il “nostro” territorio e noi non invadiamo il loro. C’è una linea di confine che va rispettata”… il giornalista ha addirittura apprezzato e benedetto il maturo (?) tifoso senza peraltro accertarsi con una visura catastale di quanti m.q. sia composto il “territorio” di “proprietà” o competenza degli ultras … pagheranno l’I.C.I.? Siamo arrivati all’assurdo!

 

Il calcio si addossa le colpe della violenza in senso oggettivo (che argomento complesso…!). E’ assurdo, è maledettamente errato.

E’ morto un ispettore e insieme a lui i cuori della moglie e dei figli. Lacrime inconsolabili. Dolori insostenibili. I musi (per l’occasione) imbronciati delle autorità presenti, le medaglie d’oro o la dedica di una piazza non potranno mai se non solo foscolianamente, restituirlo alla sua famiglia.

Va di scena la violenza, telecomando alle mani e i tribunali freschi, freschi di giornata si affrettano a collocare il calcio come unico vettore di tanto sconquasso.

 

Violenza=calcio, calcio=violenza. A proposito di violenza, Monsieur Platini, che fine ha fatto il “suo” Zidane”? A quando la beatificazione?

Si, dicevamo, la violenza. Questo oggetto sconosciuto ai più, che alla fin fine viene veicolato proprio dai mittenti delle prediche post-disgrazie.

Dagli addetti ai lavori (produttori e non) che propinano e impongono il reality e il giudizio “violento” sul prossimo, a coloro che servono su un piatto di melma il surrogato del sentimento più nobile che ci sia, intitolando “Amici” uno squallido show televisivo che di amicizia non ha proprio nulla (mancano solo le risse e la frittata è servita).

In un’Italia che vede ragazzi che fanno sesso in assemblea totale e ricevono la notorietà e l’emulazione dei propri coetanei, in un’Italia che vede le leggi sbeffeggiate e le Forze dell’Ordine impegnate nel proprio duro lavoro perennemente smontato da coloro che ora si affannano a proteggerli, si erge il grido di dolore/contestazione del collega dell’ispettore ucciso che dal pulpito della Chiesa di Sant’Agata dice a chi di dovere:” aiutateci! Ancora noi ci crediamo, ma abbiamo bisogno dell’aiuto dello Stato”… Proprio qualche giorno prima della sua morte, a seguito della sua deposizione lo stesso ispettore Raciti, aveva testimoniato contro un tifoso e si era visto preso in giro dallo stesso (poi rimesso in libertà!!!!!!). Certezza del diritto? Meglio leggere le favolette o recarsi dal Ministro di Giustizia che solo poco tempo addietro, indulti vari… e scarcerazioni di massa a parte, aveva iniziato uno squallido  processo di difesa/beatificazione proprio verso colui (leggi Moggi) il quale dopo avere “violentato” il calcio, chiuso un arbitro nello spogliatoio vantandosi del fatto ecc. ecc. ecc. ecc., oggi gode di beatificazioni, libero di argomentare in luoghi che dovrebbero essere adibiti alla formazione/informazione seria delle future generazioni. I sinedri nazionali più importanti sono già all’opera per legiferare in uno scenario normativo perennemente affetto da particolarismo giuridico.  Vale la pena di dire che quando il pesce puzza dalla testa… non c’è nulla da fare.

 

Quindi cosa si fa? Si ferma il giocattolo così si potrà meditare. E infatti ho “meditato” (mi scuso ma gli spunti di riflessione sono ancora più numerosi del mio dire prolisso). E a tal proposito vorrei chiedere al Sig. Ministro Amato (che ha fatto già sapere che in queste condizioni, non “manderà” più le Forze dell’Ordine agli stadi), se gli sembra giusto che i “suoi”… uomini (definiti dal custode del Cibali “bastardi da 1.000 euro al mese) vengano mandati a destra e a manca in luoghi ben più pericolosi degli stadi, dietro retribuzioni di ridicoli salari mentre rischiano giornalmente la propria vita al servizio del bene comune. Questa non è demagogia, purtroppo è cocente realtà così come lo sono i mutui e le molteplici rate che ritmano l’esistenza di tutti.

 

E’ vero che in Inghilterra sono stati messi a posto gli hooligans e non tanto perché vi siano regole migliori, ma perché quelle che sono in vigore vengono applicate. D’altronde un Popolo che ha una carta costituzionale come quella inglese, palesa una maturità democratica ben più elevata di quella di un’Italia che ha una Costituzione scritta ma fa dell’esterofilia normativa l’unico mezzo per legiferare. Un semplice copia/incolla e tutto viene messo a posto e non solo in questo campo… La sanzione dovrebbe essere parte integrante della norma e la dovrebbe sostanziare, in Italia le sanzioni vengono beccarianamente addolcite e tutto diventa relativo. Come dire:” basta un poco di zucchero e la pillola va giù…”

 

E così trovi i dementi in mezza Italia che continuano impuniti ad rì-uccidere con bombolette spray, inneggiando, complici gli incolpevoli muri, allo scellerato gesto. Maglia rosa (anzi nera) alla “solita” Livorno (con un triste curriculum in materia di scritte sui muri…), la seguono Bologna  e Roma.

Sono mai state interrotte le sedute parlamentari per due settimane a seguito delle sberle rifilate al collega o delle risse fatte proprio da parte di chi oggi dovrebbe legiferare o prendere drastiche decisioni sulla violenza nel calcio? Ma perché, ci deve per forza scappare il morto (in questo caso i morti) per agire e combattere la violenza qualsivoglia sia la sua fonte?

 

Mi duole sconfinare nella “pericolosa” demagogia, ma visto che si tratta il calcio usando come metro di giudizio quest’ultima, bisogna ribattere a chi vorrà impedire a gente pacifica di fare una scampagnata domenicale con panini imbottiti e leccornie di ogni genere al seguito, per sentire il gusto di sentirsi simpaticamente e pacificamente minoranza in uno stadio al di fuori della propria città.

Per andare un po’ più indietro nel tempo, sin dall’epoca in cui Giustiniano, circa millequattrocento anni orsono, fu costretto a chiudere per sempre gli impianti riconducibili ai nostri stadi.

Anche a quei tempi c’erano i gruppi di esagitati… si chiamavano “estremisti” e usavano abbigliarsi con indumenti un po’ più abbondanti per sottolineare la propria presenza. Usavano rasare i capelli fino alle tempie, lasciando che il resto crescesse incolto, ma non tagliavano baffi e barba, questi ultimi disegnati in rigido stile saraceno (il più in voga a quei tempi). Un look tutto particolare per distinguersi dalla massa. Così riporta Procopio di Cesarea fine osservatore dell’epoca bizantina che dipinge il grande Giustiniano come tifosissimo anch’egli e appassionato. Non si trattava di calcio, è ovvio. Si parla di sfide con i cavalli. Fra le rivalità dell’epoca, su tutte quella tra  Pompei e Nocera. Malgrado la sontuosa organizzazione bizantina che gestiva anche la preparazione delle feste di corte tramite funzionari ad hoc (gli atriklinai), Giustiniano si dovette arrendere ai violenti temendo che continuassero le atrocità che caratterizzavano sempre più lo svolgimento delle gare e chiuse gli impianti.

 
 

Il calcio è solo un gioco?

Forse era un gioco, fino a poco tempo prima. Fino a quando i politici insieme al business non lo infangassero con la loro presenza fino ad utilizzarlo come cassa di risonanza elettorale.

O forse non lo era già da prima, quando gente dallo spessore infinito come Nicola Ceravolo doveva lottare per una passione per poi sentirsi dire (ci sono i riferimenti filmati in cui l’indimenticabile Presidente lo confessa) da un certo Boniperti e in occasione della semifinale di Coppa Italia: “…noi? La Juventus a Catanzaro? Potrei mai declassare e infangare l’immagine internazionale della mia squadra per venire a giocare a Catanzaro?” e Ceravolo rispose con un eloquente sorriso impreziosito dai suoi simpatici baffi… Ma forse, anzi, certamente, “solo gioco” non lo è stato mai. Dai tempi in cui il regime si inorgogliva dei successi di Pozzo, al mondiale 2006 consacrato dalla foto di famiglia e dalla seguente cerimonia in quel di Palazzo Chigi…

 

Forse è un “gioco particolare”… Allora che chi di competenza capisca che bisogna munirlo di quegli antigeni di difesa e di vaccinarlo almeno contro le iniquità per far si che la famigerata giustizia ponga in posizione finalmente orizzontale quei simpatici… piattini.

 

Siamo dei poveri, cocciutissimi Peter Pan, da sempre orfani di un’isola che non c’è e forse non c’è mai stata. Non impedite alla gente onesta di edificarla, anche se ciò dovesse andare contro i vostri sporchi, luridi …giochi, permetteteci di costruire un mondo migliore per i nostri figli.

 

Ciò premesso, si attendono risposte con riferimento alla certezza della pena e soprattutto alla fedele applicazione delle normative già in essere ( e questo non solo con riferimento al mondo del calcio).

 

E allora a chi si lava la bocca a senso unico affamato di microfoni, sbavando su questo o sul quell’ amplificatore sonoro in cerca di maggiore visibilità, sistematicamente benedetta dagli applausi del pubblico presente, vorrei chiedere di avere il buon gusto di non proferire verbo alcuno.

Signor, ehm… On. Mastella le carceri sono sovraffollate? Provveda a costruirne altre o ad utilizzare quelle non utilizzate (in Sardegna sono numerose!!!). Per restaurarle, lo faccia utilizzando quelle stesse mani che giornalmente delinquono e privano del bene più prezioso gli onesti cittadini. Le leggi ci sono già, basterà applicarle e non concedere indulti. I delinquenti e gli assassini si devono chiamare con il loro nome e cioè: delinquenti e assassini, i tifosi sono altra cosa.

Onore a Licursi e Raciti che in luoghi diversi e con mansioni diverse hanno dedicato la loro vita per il bene della comunità, disonore per coloro che giornalmente la offendono utilizzando strumentalmente il loro gesto per fini che esulano dalla risoluzione vera delle problematiche che stanno alla base di tanta violenza. Tutti colpevoli.

 
Giuseppe Mangialavori

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Giuseppe Mangialavori

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