Il Giudice dell’Udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, Giuseppe Perri, al termine del processo con rito abbreviato, ha condannato a trenta anni di carcere Silvano Passalacqua e Davide Veneziano, imputati per omicidio volontario pluriaggravato e rapina aggravata ai danni di Antonia Critelli, madre dell’ex presidente della Confcommercio, Pietro Tassone.
L’anziana donna fu uccisa nella sua casa del rione Pontepiccolo del capoluogo calabrese, nella notte fra il 22 e 23 marzo 2009.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, due persone entrarono nella sua abitazione nottetempo attraverso un’impalcatura e la rapinarono. La donna fu legata con del nastro adesivo e dopo diverse aggressioni e molestie, soffocò a seguito della pressione sul viso di un cuscino.
Il 4 aprile del 2014, dopo le indagini svolte dalla Polizia, la Procura procedette al fermo di Passalacqua convalidato dal Gip che emise l’ordinanza di custodia in carcere per lui e per Veneziano, quest’ultimo all’epoca già detenuto per un diverso procedimento. Ad incastrare i presunti responsabili, secondo gli investigatori, fu un pezzo del guanto in lattice usato da uno dei malviventi e dal quale fu estratto del Dna poi identificato con quello di uno degli imputati.
Il Giudice Perri ha accolto la richiesta del pm, Fabiana Rapino, e delle Parti Civili, difese dagli Avvocati Nunzio Raimondi e Fabrizio Costarella, per le quali ultime ha stabilito un risarcimento del danno da quantificarsi in separato giudizio. Le richieste delle difese erano state ovviamente diverse. Il delitto sarebbe rimasto irrisolto se non fosse stato per la tenacia di Pietro Tassone che, affiancato dal suo avvocato, Nunzio Raimondi, chiese motivatamente ed ottenne per ben due volte che la richiesta di archiviazione avanzata dal PM fosse rigettata e che le indagini proseguissero. L’avvocato Nunzio Raimondi, difensore di Pietro Tassone, ha commentato: “Nella giustizia bisogna credere e battersi per ottenerla – ha commentato l’avvocato Nunzio Raimondi, difensore di Pietro Tassone-. Oggi è stata emessa la sentenza di condanna alla massima pena possibile per questi due imputati, rei di un delitto gravissimo.
A nome di Pietro Tassone e di tutta la sua famiglia, che per tanti anni hanno atteso, con pazienza e determinazione, questo momento, un ristoro morale grande ma, nel contempo, la constatazione che nulla potrà mai restituire l’affetto di una mamma amorevole e di una nonna tenera e premurosa. Non c’è nulla da festeggiare, quindi, ma solo da prendere atto che giustizia è stata fatta”.