“Stavo già scrivendo il mio secondo libro quando ho ricevuto una telefonata di un amico, che mi chiedeva se mi fosse piaciuto incontrare un cacciatore del buio. Ho accettato con tutte le incognite presenti in un libro giallo”. Venerdì 2 dicembre, è iniziato così l’incontro con Donato Carrisi, alla Libreria Ubik di Catanzaro Lido, per la presentazione de “Il tribunale delle anime”.
Dopo quell’incontro – ha continuato l’autore – e dopo la storia che mi è stata raccontata, avevo messo tutto nel cassetto, ma tutto è sembrato lievitare e, dopo aver iniziato le ricerche, mi sono messo a scrivere”.
Già l’origine del “thriller”, edito da Longanesi, sembra avvicinarsi al mondo del mistero, ma è tutto il libro ad essere pieno di situazioni che lasciano stupiti.
Ancor di più lo è il titolo. “Il tribunale delle anime” altro non è che il nome dato nel tempo al più misterioso dei luoghi del Vaticano, la Penitenzeria Apostolica. Un tribunale “di grazia” nel quale da più di otto secoli sono “conservati” i reati rivelati durante la confessione, e in cui si svolge, in seguito alla trascrizione dello stesso, un processo in cui il criminale viene difeso da quello che viene definito “avvocato del diavolo”. Proprio questo tribunale è lo spunto del thriller di Carrisi.
E’ elevata la morbosa curiosità suscitata dopo le rivelazioni dello scrittore, che nel mostrarsi compiaciuto dalla reazione dei lettori presenti si definisce “folle per essere uno dei due scrittori di un genere poco prolifico in Italia. L’altro è Giorgio Faletti”.
Cita spesso il suo primo libro, “Il suggeritore”, che ha ottenuto un enorme successo anche al di là dei confini italiani, ma è fiero della sua ultima “creatura”, un libro in cui si evidenzia ancora una volta la qualità di una scrittura fluida e descrittiva.
Una storia che si svolge in una Roma cupa e misteriosa, tra le vie della città e luoghi come la Biblioteca Angelica, Castel Sant’Angelo, il Museo delle Anime del Purgatorio, Santa Maria sopra Minerva e il Caffè della Pace, con protagonisti Marcus, cacciatore del buio, e Sara, fotorilevatrice della Scientifica.
Tutto ruota “intorno a questi personaggi, intorno alle loro ricerche che il racconto prende forma e riesce a fare entrare il lettore nella storia, come fosse un film in 3D”.
Efficace nella sua esposizione e sincero sulle sue debolezze quando dice che ha “paura delle bambole”.
In un incontro da thriller non sono mancate le risate. Tutto provocato ad arte da Donato Carrisi che, aiutato dalle sollecitazioni di Nunzio Belcastro e dalle letture di Gianluca Pitari e di Mariarita Albanese, è sembrato il regista di una serata da brivido.