“La nostra gente subisce la criminalità – ha detto don Giacomo Panizza – la solidarietà fa sentire chi la subisce in prima persona meno solo, ma serve altro: assieme alle parole servono le azioni. Anche gli organi di informazione devono fare la loro parte. Addetti all’informazione, non siate semplici articolisti, ma siate giornalisti! Abbiate la vostra etica morale, oltre a quella professionale e, dunque, non siate asettici nelle vostre informazioni ma date dei giudizi di valore. Noi stiamo pensando di creare tutti insieme qualcosa che vada avanti nel tempo, non si fermi alla solidarietà espressa nel momento in cui accadono degli avvenimenti delittuosi, ma che sia un cammino insieme alla gente. Dobbiamo comunicare ed essere presenti. Già nella prossima settimana un gruppo di donne si incontreranno per decidere come operare, sono rappresentanti della società lametina, che lavorano nei settori più diversi, dalla casalinga al medico, dalla giornalista alla contadina, insieme ora per agire e portare avanti un progetto concreto. Devono nascere ancora altre iniziative, è il momento per dire un no definitivo ma anche tanti si ai giovani che hanno bisogno di credere chele cose possono cambiare. I figli dei boss sono educatissimi, credono così tanto alle loro “regole” che sono convinti che il loro modo di agire sia quello giusto. Noi dobbiamo mostrare che c’è una forza diversa e che non è con l’omertà e la prepotenza che si può essere vincenti“.
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