Don Luigi Ciotti ha testimoniato stamane davanti ai giudici della Corte d’assise di Catanzaro nel processo per l’omicidio di Domenico “Dodò″ Gabriele, il bimbo crotonese di undici anni morto dopo tre mesi di coma a causa delle ferite riportate nella strage nel campo di calcetto del 25 giugno del 2009.
“Quello di Dodò – ha detto don Ciotti davanti ai giudici – è stato un omicidio che ha scosso le coscienze, ha lasciato un segno. Ed è una morte che ha posto tanti interrogativi”.
Per la morte di Dodò e di Gabriele Marrazzo, di 35 anni, vittima dell’agguato, sono finiti alla sbarra Francesco Tornicchio, di 32 anni, ritenuto il boss dell’omonima cosca di Crotone, il fratello Andrea, di 21, e Vincenzo Dattolo, di 27.
“I genitori di Dodò li ho conosciuti – ha detto don Ciotti – in un momento di grande sofferenza, ma loro si sono messi in gioco trasformando la sofferenza in impegno ed aderendo al movimento della famiglie delle vittime di mafia. Da loro ho saputo che Dodò era un tifoso juventino e per questo organizzai un incontro tra i genitori, Del Piero e la squadra”.
Al processo ha testimoniato anche il sindaco di Crotone, Peppino Vallone, il quale ha sottolineato l’impatto traumatico che la strage del campetto ha avuto “per la città che ha sentito l’obbligo di costituirsi parte civile per fare chiarezza sull’omicidio”.
Altra testimonianza è stata quella del parroco della chiesa di San Giuseppe Artigiano, don Massimo Sorrentino, del rione Cantorato, che ha ricordato l’impegno di Domenico nella comunità parrocchiale.