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Dimensione Catanzaro: tra realtà, prospettive e il rumore delle emozioni

Scritto da Redazione

C’è un rumore che attraversa Catanzaro dopo la sconfitta con il Palermo. Non è solo il rumore dei risultati che non arrivano, dei gol subiti, delle certezze che sembrano sgretolarsi. È il rumore del cuore, quello che batte forte quando ami qualcosa al punto da soffrire per ogni passo falso.

Il Catanzaro oggi vive un momento complicato, come ha ammesso con onestà Fabio Caserta: “Non è il momento di fare processi”, ha detto. E come dargli torto? Questa squadra, questa maglia, ha dato tutto per una stagione intera, conquistando obiettivi che a settembre sembravano sogni: la salvezza tranquilla, il derby vinto, l’orgoglio ritrovato.

Sì, è vero: dopo La Spezia si era iniziato a pensare in grande. È umano. Ma ora è il momento di ricordare chi siamo, da dove veniamo e, soprattutto, dove vogliamo andare. La dimensione del Catanzaro di oggi è quella di chi costruisce senza scorciatoie, senza illusioni di cartapesta.
È quella di una società seria, con una proprietà salda, che lavora nel silenzio e nella concretezza, guardando oltre la singola partita.

Non solo: è una città che finalmente, attorno alla ristrutturazione dello stadio Ceravolo, sta trovando una nuova sinergia tra istituzioni e società. Certo, qualche polemica fisiologica non manca – in fondo siamo a Catanzaro, terra di passione autentica – ma la direzione è chiara, il vento soffia nella giusta direzione.

E qui, da questo Sito che da quasi 25 anni racconta emozioni, delusioni, sogni e battaglie, vogliamo ribadire una cosa: noi non ci lasciamo trascinare dall’umoralità del momento.
Noi guardiamo avanti. Con gli occhi pieni di orgoglio per quello che questa squadra ha già costruito, con la testa lucida nel capire che le grandi storie si scrivono nel tempo, nella fatica, nella lealtà, non negli sbalzi di umore di qualche pomeriggio stonato.

Forse, in fondo, questa fase di difficoltà ci ricorda che, dopo tanta euforia, la sindrome della pancia piena può colpire anche i più affamati.
Quando hai tanto, rischi di non apprezzare più fino in fondo il sapore della conquista. Ma è nella fame, nella sete di futuro, che si risvegliano la forza, l’umiltà, e il coraggio di andare oltre ogni ostacolo.

Mancano quattro partite. Non servono processi, non servono i “se” e i “ma”. Serve solo quello che abbiamo sempre avuto nei momenti più veri: amore, sostegno e fede.
E noi, come sempre, saremo qui. A raccontarlo. A viverlo. A crederci.

Harp

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Redazione

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4 Commenti

  • Uno dei pochi commenti intelligenti letti dopo la sconfitta di ieri. Fermo restando sempre il rispetto per chi paga il biglietto per assistere ad una partita e, quindi, il dovere di giocare con orgoglio e dignità fino alla fine del campionato.

  • Ma il tema è proprio questo….
    “La dimensione del Catanzaro di oggi è quella di chi costruisce”
    Rispetto allo scorso anno abbiamo fatto passi indietro non passi avanti.
    Sono d’accordo che non bisogna criticare la squadra o la società. Siamo salvi e quello era il nostro obbiettivo.
    Ma se permettete un po’ di paura nei tifosi si insidia, proprio perché non si vedono i passi avanti di chi sta costruendo.

  • A me dei playoff non interessa molto, certo il prestigio e altre soddisfazioni per la squadra e noi tifosi sono cose bellissime, ma aver raggiunto gli obiettivi prefissati ad inizio stagione splendidamente mi soddisfa pienamente per non parlare de derby. Quindi a quattro giornate dalla fine sono pronto ad accettare benevolmente qualsiasi esito finale. Anzi penso e sogno già il futuro campionato. Certo bisognerà cambiare qualche calciatore che sinceramente non è stato all’altezza della situazione, ma mi domando e vi domando oltre a qualche giocatore l’ALLENATORE È STATO ALL’ALTEZZA DELLA SITUAZIONE? QUESTO ALLENATORE È DA CATANZARO??
    È vero ci ha portato ai play off ma con quali meriti??
    Insieme a Polito ha fatto una campagna acquisti orrenda, di cui ora stiamo pagando le conseguenze, la squadra ha retto la situazione e ci ha dato molte soddisfazioni perché, a mio parere, si è appoggiata QUASI TOTALMENTE alla struttura dell’anno scorso ricca degli insegnamenti acquisiti da Vivarini con Iemmello maestro di musica in campo. Hanno distrutto calciatori come Biasci e Antonini creando anche un danno economico alla società. Non è mai riuscito Caserta a dare una valida manovra d’attacco ne ad eliminare alcuni difetti tattici come per esempio le chiusure preventive che ci sono costate diversi gol incassati inopinatamente. Quindi personalmente rifletterei sulla conferma di un allenatore che poco o nulla ha aggiunto tecnicamente e tatticamente ad una squadra già maturamente e felicemente impostata.

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