La denuncia presentata dalla CGIL di Catanzaro alla Procura della Repubblica, riguardante la gestione dell’appalto della Diga del Melito, ha trovato un primo riscontro da parte della Magistratura che ha, come si apprende dagli organi di informazione, indagato il presidente Manno per abuso d’ufficio.
E’ vero, come afferma lo stesso Manno, che le assunzioni alla Diga potevano essere effettuate a chiamata diretta e senza alcun concorso pubblico, poiché il Consorzio di Bonifica è un Ente privato, ma i soldi che lo finanziano sono pubblici, perciò dei cittadini che pagano le tasse.
Più volte, il Consorzio di Bonifica, è stato sollecitato a dare spiegazioni sul fatto che mentre diversi lavoratori con contratto a tempo determinato (che hanno effettivamente lavorato al progetto Diga) venivano “licenziati” per scadenza contrattuale, altri lavoratori “privilegiati” dal proprio curriculum familiare venivano assunti a lavori fermi. In poche parole: i figli di nessuno han dovuto far posto ai figli di papà.
È la solita storia, tutta calabrese, fatta di assunzioni clientelari, favoritismo e diritti di nascita. La meritocrazia, gli studi, l’onestà in questa terra, spesso e purtroppo, non fa curriculum. Situazioni che abbiamo denunciato in più occasioni sulla stampa (basta pensare alle ultime assunzioni alla Sacal) nell’indifferenza delle Istituzioni.
Ci auguriamo che la Magistratura faccia in fondo il proprio dovere e metta luce sulla gestione di un importante appalto pubblico che doveva portare sviluppo alla Calabria, ma finora ha portato solo sprechi, danni all’ambiente e clientele politiche.
La CGIL sta valutando l’opportunità, se le indagini andranno avanti, di costituirsi parte civile per difendere il diritto al lavoro sancito dalla Costituzione.
E’ sconcertante, aldilà della vicenda giudiziaria, però, il silenzio della politica e delle Istituzioni sull’annosa vicenda della Diga del Melito.
Ci chiediamo i motivi dell’indifferenza a parte di chi dovrebbe sollevare le sorti della Calabria; di chi, in un momento di crisi come questo, dovrebbe sforzarsi di creare possibilità occupazionali, di pensare allo sviluppo di questa terra, di rivendicare e lavorare per lo sblocco dei lavori della Diga del Melito.
Dove sta la Regione Calabria in tutta questa vicenda? L’assessore Giuseppe Gentile cosa ne pensa?
E cosa ne pensa il Presidente Scopelliti sulla gestione dell’appalto ad opera di Grazioso Manno, le cui qualità ha avuto sicuramente modo di saggiare il primo Ottobre a Cosenza durante la Manifestazione del centrodestra calabrese, alla quale si è fatto notare (basta guardare la prima pagina della Gazzetta del Sud del giorno successivo) assieme ad una folta delegazione che portava lo striscione “Calabria Cambia – Gruppo ONNAM” (acronimo di Manno).
Sono segnali questi e circostanze che fanno capire più di ogni altra cosa, nonostante la cattiva gestione, nonostante i quaranta anni che separano il progetto della Diga e la sua ancora incerta realizzazione, nonostante lo sperpero di denaro pubblico e le clientele, il perché la Diga del Melito rimane ancora oggi un’opera fantasma.