“E’ una strage annunciata ormai. Si muore sulla 106. In ogni suo tratto. Dalla locride fino al soveratese, da Marina di Catanzaro fino al crotonese e al cosentino. E’ una mattanza . Ne uccide più l’asfalto che la mafia. Si muore anche nei centri abitati. Si muore dinanzi a quel mare crocevia di civiltà e libertà nei secoli. Fonte ancora trascurata per traguardi di autentico progresso. E’ vero che molte volte sono i nostri ragazzi che ci procurano il dolore infinito, quando non si fermano dinanzi a stanchezza e spingono su quell’insana voglia di arrivare . Dovunque non ci sia meta e sempre più presto nel tempo che sfugge tra le dita. Ma la precarietà delle nostre strade, la loro vetustà e inadeguatezza, rappresentano la causa prima di questo sangue ingiustificabile. Di questo tormento senza senso, che colpisce tutta la comunità. Non solo le famiglie pugnalate alla schiena dal gelido freddo che le trafigge di notte. Cosa c’è da discutere ancora? E pensare o progettare quando sappiamo che la 106 resta ancora l’eterna incompiuta, a cui vengono negate, addirittura sottratti , finanziamenti da tempo promessi ? Non è a piccoli pezzi, con cantieri distanti l’uno dall’altro, che si costruisce quella strada nuova necessaria a salvare vite umane, ma anche a valorizzare, con l’ammodernamento della parallela linea ferroviaria, quel corridoio straordinario che da Reggio a Sibari unisce le più belle realtà della Magna Grecia. Vita umana e ricchezza materiale camminano, pur se con pesi diversi, sullo stessa ”strada’ . Non capirlo ancora ci rende tutti colpevoli. Nessuno escluso. Si è svolta, si fa per dire, una campagna elettorale in cui questi temi sono fuori dall’agenda politica dei candidati. Non solo quelli alla presidenza. Forse, è troppo chiedere una nuova presa di coscienza e un impegno conseguente alla prossima rappresentanza regionale o a quel governo nazionale fin’ora troppo distratto verso la Calabria. Resta solo il dolore della gente, l’angoscioso stupore per quanto accade ancora nella nostra terra. Se questi sentimenti invece che disperdersi nella rassegnazione, si trasformassero in ribellione civile , in protesta politica alta e democratica, in unità vera delle popolazioni tutte, le cose cambierebbero presto. I soldi, a partire dai fondi FAS, ritornerebbero nella nostra regione. La 106 e la ferrovia ionica si realizzerebbero presto. E la Calabria cesserebbe di essere un’area abbandonata al suo destino. E a ogni forma di violenza che la stringe nella morsa mortale. Ho più volte proposto che gli enti locali celebrassero la giornata della vita e del progresso, attraverso lo svolgimento in contemporanea di Consigli comunali aperti ad altre istituzioni e alle scuole . Ora è giunto il momento di farla davvero. E l’iniziativa potrà coinvolgere tutti i comuni, non solo quelli sullo ionio . Si riuniscano i sindaci dei capoluoghi e i presidenti delle province, oppure sia lo stesso presidente dell’ Anci a indire , magari per Maggio , la data per quella che sarà la più grande mobilitazione democratica degni enti locali calabresi. Come ripartenza , non sarebbe poco”.
Franco Cimino
Capogruppo “Nuova Alleanza per Catanzaro”