(Foto di copertina: per gentile concessione dell’Accademia del Calcio)
Se la prima serie A conquistata dal Catanzaro di Seghedoni viene considerata un autentico miracolo, lo stesso non può dirsi della seconda, quella targata Gianni Di Marzio, quella della stagione 1975/76. La seconda storica promozione nella massima serie fu infatti fortemente voluta, innanzitutto proprio dal suo condottiero.
Bisogna però tornare all’anno precedente per capirne un po’ di più.
Gianni Di Marzio arriva nella città capoluogo per volontà di Nicola Ceravolo. Il Presidentissimo lo vuole a tutti i costi e appena il Brindisi lo esonera (ancora convalescente per via di un brutto incidente stradale) non ci pensa due volte e lo porta a Catanzaro.
La stagione 1974/75 apparecchia la storia che verrà scritta un anno più tardi. Il Catanzaro sorprende tutti disputando un grandissimo campionato e piazzandosi terzo a pari punti con il Verona. I giallorossi devono perciò giocarsi la serie A in partita secca, proprio contro i gialloblu, nello spareggio di Terni.
È una giornata da dimenticare quella del 26 giugno 1975. I trentamila tifosi catanzaresi, partiti per sostenere la propria squadra, apprendono di un tragico incidente avvenuto all’altezza di Praia a Mare. All’epoca la telefonia mobile è ancora fantascienza e le notizie che arrivano allo stadio sono confuse e contraddittorie. C’è però la diffusa certezza che almeno un tifoso abbia perso la vita e che molti siano i feriti. Il Catanzaro senza Spelta – il suo miglior cannoniere – scende in campo in un clima surreale. Così quando al 25esimo del primo tempo Mazzanti porta in vantaggio gli scaligeri, sembra già quasi tutto scritto. Quei giallorossi sono molto più forti del Verona: una difesa di ferro e tanti giovani affamati, desiderosi di mettersi in mostra. Ma l’assedio non porta al gol del pareggio. Porrino, il portiere veronese, è in giornata di grazia e ci condanna ad un altro anno di B.
È la voce dello stesso Di Marzio, in questo video in bianco e nero, a raccontarci quella stagione e a farci riflettere sul calcio di quei tempi. Nel video le immagini non si riferiscono allo spareggio di Terni ma alla partita di campionato, vinta sempre dal Verona 1-0 al “Bentegodi”.
Proprio dagli spogliatoi del Liberati di Terni però, attraverso una TV all’epoca ancora in bianco e nero, arriva una dichiarazione nettissima di Gianni Di Marzio: “Andremo in A l’anno prossimo, lo prometto”.
Promessa mantenuta.
La cavalcata dell’anno successivo vede il Catanzaro impegnato in una lotta all’ultimo respiro con il Varese. La rete di Gianni Improta a Reggio Emilia (1-2) arriva all’89esimo ed evita un altro spareggio, questa volta con i biancorossi lombardi. Il Catanzaro è primo a 45 punti ed è promosso insieme a Genoa e Foggia.
Ma chi era e cosa ha rappresentato Gianni Di Marzio per il Catanzaro?
Gianni Di Marzio è stato innanzitutto l’allenatore ideale di una provinciale. Il leader perfetto di una città come Catanzaro che attraverso il calcio e le vittorie riusciva far parlare di sé finalmente in termini positivi. Di Marzio viveva il Catanzaro e la città con passione e più che un tecnico relegato alle questioni di campo, sembrava un manager a tutto tondo, incredibilmente moderno. Anche solo con le parole, le dichiarazioni sempre tempestive e intelligenti, le esortazioni riusciva a portare gente allo stadio.
La sua BMW bordeaux si notava spesso in sosta su Via Lucrezia della Valle, proprio dove, su un campo in terra battuta, si giocavano i campionati dilettantistici regionali.
Spesso e volentieri, prima e dopo gli allenamenti, il mister assisteva anche alle partitelle dei ragazzini davanti al piazzale dello Stadio Comunale. Il suo quartier generale era al “Baraccone” e passava ore nei pressi del negozio di alimentari dell’ex dirigente dell’epoca Mario Jiritano. Non si parlava di calcio, mai. Ma lo si sentiva ripetere spesso: “domenica tutti allo stadio ‘ché dobbiamo vincere”
Di Marzio in qualche modo doveva essere anche un ingegnere.
Fu lui a suggerire di dimezzare i gradoni del vecchio Militare e avvicinare gli spalti al campo. Noi ragazzi lo vedevamo dirigere i lavori: di tanto in tanto ci chiamava, chiedendoci di prendere posto in punti diversi degli spalti. Lui si sistemava in campo e… ascoltava! Sì, ascoltava, perché noi dovevamo gridare “Gia-llo-ro-ssi” e lui doveva valutare se le nostre urla si sentivano abbastanza. Un suo ok e ci spostavamo, così da provare “l’acustica” dagli altri settori.
Era un calcio sicuramente diverso, quello dell’epoca. Le vittorie valevano soltanto due punti e il pareggio uno. Le tattiche erano quelle basilari di un gioco che probabilmente non c’è più. Gli allenamenti erano corsa e resistenza fisica, ma soprattutto tecnica individuale. Spesso e volentieri i calciatori si allenavano in prossimità del muro dei distinti: destro, sinistro, piatto e collo. Tutto a ripetizione. Tutto per migliorare.
Anche il mito del calcio catanzarese Massimo Palanca è stato plasmato da Gianni Di Marzio.
Nonostante un primo anno in chiaroscuro, con solo quattro reti all’attivo, il mister aveva capito cosa Orey avrebbe potuto dare a tutti noi.
E così aveva preso a lavorarci su con allenamenti individuali, sessioni motivazionali costanti per spronare quel ragazzo ancora non troppo sicuro di sé, per convincerlo definitivamente di quanto fosse forte.
“Tira Massimé, segna”, si sentiva durante le sedute di allenamento.
E Palanca – lo sappiamo bene – ha tirato e segnato per moltissimi anni.
Dirindindi dirindindà, la canzone coniata dalla banda musicale di Casabona che accompagnava le partite del Catanzaro, iniziava così: “Il Catanzaro si sta portando avanti e tutti quanti i tifosi son contenti, sotto la guida di Di Marzio ritorneremo in serie A”.
A partire da quella stagione tutti i tifosi giallorossi hanno cantato quella strofa. Nei tempi buoni certamente ma – ancora più forte – pure in quelli meno buoni. Ancora oggi la cantiamo.
E potete scommetterci: quando in serie A ritorneremo davvero, Gianni Di Marzio sarà ancora con noi.
Ciao Mister.
(Foto di copertina: per gentile concessione dell’Accademia del Calcio)
Nella foto oltre a Di Marzio riconosco Nicolini, Ranieri, il (mio alla “Mazzini”) Prof. Scuderi e il Dr. Martino, se la memoria non mi inganna.
No… il secondo dalla sinistra mi sembra Sacco allenatore in seconda
Si, la foto lo taglia un pò.
pilorci
Quanti ricordi allu Baraccone