Ogni anno il problema della precarietà nella scuola si ripresenta in maniera sempre più drammatica per i lavoratori, le famiglie e le istituzioni. Questa è la conseguenza delle scelte scellerate di un Governo che riduce l’istruzione e tutto l’indotto ad una serie di numeri e di conti da far tornare, senza che via sia una programmazione seria di interventi che consenta di non arrivare all’inizio dell’anno scolastico in emergenza. La situazione dei lavoratori Ata che rischiano il licenziamento, ai quali va tutta la nostra solidarietà non formale e di circostanza, purtroppo si aggiunge a quella degli insegnanti precari, da giorni in sciopero della fame, alle mille altre situazioni di precarietà che questo Paese sta vivendo. Ma in questo contesto è ben poco quello che gli enti pubblici e i Comuni in particolare possono fare. I tagli governativi imposti alla scuola pubblica. hanno creato una situazione per la quale c’è una vera e propria strozzatura, con numeri che vanno a scapito dei lavoratori preoccupanti. La scure del governo ha messo innegabilmente in crisi il sistema dell’istruzione pubblica: 40mila posti di lavoro persi in tutta Italia che significano perdita di servizi per gli utenti. Ma i tagli riguardano anche i finanziamenti veri e propri e perciò non sorprende se le famiglie in qualche caso sono costrette ad acquistare la carta igienica e l’inchiostro per le fotocopiatrici e i dirigenti mandano a casa intere classi perchè non hanno i fondi per pagare le supplenze. Tutto questo mentre aumentano i finanziamenti alla scuola privata. L’istruzione pubblica viene usata come un bancomat da parte di un Governo che ancora non si rende conto che invece l’istruzione pubblica è fulcro e ossatura dell’intero sistema democratico”.
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