– Tu pensi che un uomo può cambiare il suo destino?
– Io penso che un uomo fa ciò che può finché il suo destino si rivela.
Il gastroenterologo salernitano si presenta dicendo: “Sono l’ultimo samurai del calcio. Le mie squadre devono dare tutto e identificarsi con la comunità”. Tre le parole d’ordine di Provenza: fede, passione, abnegazione. Accanto a lui il DG pompiere Improta spegne subito i già scarsi entusiasmi, negando (e quindi implicitamente ammettendo) un vero e proprio ridimensionamento di obiettivi per il “nuovo” Catanzaro.
In questo clima è nato il piccolo capolavoro di Nicola Provenza. Si, perché di capolavoro trattasi. Con grande umiltà, determinazione e competenza, pur con mezzi economici dichiaratamente limitati e tra l’indifferenza pressoché generale della sua “comunità”, ha costruito un giocattolo quasi perfetto. I numeri sono dalla sua parte. E parlano chiaro. 48 punti in 25 partite (1.92 in media), record europeo di imbattibilità stagionale interrotto dalla maledetta (o benedetta, chissà) domenica di Barcellona. Il giocattolo è così ben costruito che è riuscito a fare a meno anche di parecchi attori protagonisti. I lunghi infortuni di Frisenda, Montella senior, Ciano, Corapi, Mangiacasale non hanno mai intaccato la bontà dei risultati e, in molti casi, neanche la qualità del prodotto.
Ancora i numeri. Con Montella il Catanzaro ha realizzato 25 punti in 13 partite (media 1.92), senza il centravanti 23 in 12 gare (media 1.91). Con il tanto vituperato Falomi i giallo-rossi hanno incamerato 15 punti in 8 partite (media 1.87). Paradossalmente, nelle 6 partite in cui Caputo non è stato a disposizione dall’inizio, il Catanzaro ha fatto anche meglio, centrando 12 punti in 6 partite (2 in media). Escludendo, tra l’altro, da questo dato la trasferta di Andria in cui Super Max entrò e decise in 2 minuti la partita. Andando al di là dei numeri, che non raccontano sempre tutta la verità, esce rafforzato il concetto che Provenza è riuscito a plasmare un gruppo capace di sopperire alle assenze e con una forte personalità. Senza dimenticare che da 20 anni a questa parte non si vedeva una tale fluidità e qualità di gioco.
Ancora i numeri. Nella stagione di Braglia, dopo 25 partite il Catanzaro aveva 42 punti, quarto a 6 punti dalla capolista Acireale e a 4 dal secondo posto. Andando più indietro, alle stagioni dei play-off persi contro Acireale e Sora, il Catanzaro di Dellisanti alla 25° giornata era sesto a 20 punti del Foggia e a 14 dal secondo posto. Anche il Catanzaro di Cuttone, a questo punto del campionato, era sesto con 37 punti e 9 di distacco dal Campobasso capolista. La storia non cambia se si prendono le stagioni di Morrone e Lavezzini, anch’esse culminate con sconfitte agli spareggi. I 48 punti del Catanzaro di Provenza sono un’enormità che non giustificano alcuna critica se si pensa alle premesse.
Purtroppo tutto questo non basta. Una città sfiduciata da anni di anonimato, per non dire di brutte figure. Una società con evidenti limiti organizzativi. Uno stadio vetusto come la mentalità dell’ambiente. Un campionato strano e super competitivo. Il nemico numero uno di sempre lassù, in vetta alla classifica, per ora irraggiungibile. Questo mix maleodorante sta gettando un’ombra su un campionato fantastico e su un tecnico, ovviamente criticabile come tutti nelle sue scelte, ma serio e onesto. Che a inizio stagione ha predicato lavoro e umiltà senza sbandierare obiettivi folli con l’unica credenziale del blasone. Obiettivo dichiarato una tranquilla salvezza, obiettivo reale i play-off. Questa è la realtà. Provenza sta facendo ciò che può fare (e forse anche di più). Finché a maggio o a giugno il suo destino si rivelerà.